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Ancora non ci credeva.
Teneva in mano il suo tesserino da eroe da ore e non si era ancora stancata di guardarlo.
-Se fai una foto dura di più.
La voce di Shota la riportò alla realtà.
Si girò verso di lui e gli fece la linguaccia, incrociando le braccia al petto.
-Sono solo molto felice Sho.
Lo vide alzare gli occhi al cielo, odiava essere chiamato così, ma lei si ostinava solo per infastidirlo.
In realtà detto da lei un po' gli piaceva, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
-E tu sei solo invidioso perché sono venuta meglio di te in foto.
Lui ridacchió divertito.
Anche se sapeva che la sua non era una risata vera, Ayame si sentì soddisfatta per averlo quantomeno divertito.

Il loro momento fu interrotto da Hizashi che piombó in mezzo ai due, prendendoli per le spalle.
-Non sarete mai venuti meglio di me.
Sventoló il suo tesserino di fronte al viso di Ayame, che lo prese in mano curiosa.
Guardò attentamente la foto. Hizashi aveva il suo solito sorriso, mentre era piegato leggermente all'indietro per poter inserire anche le braccia nella foto.
Notó in particolare le sue mani. Erano posizionate come ogni volta che le schioccava per indicare qualcosa o qualcuno.
-D'accordo Hizashi, hai vinto tu. Non potrei mai competere e Shota non sorride nemmeno, quindi siamo senza speranze.
Shota poteva ben capire il tono ilarico con cui Ayame stava parlando, tanto che gli spuntó un sorrisetto divertito, ma il biondo era così euforico che non se ne accorse minimamente.
-Puoi dirlo forte bellezza!
In poco Hizashi aveva assunto la stessa posa della sua fotografia, rendendo difficile per Ayame rimanere seria.

Shota era l'unico che non si unì al momento.
Alcune volte era ancora il ragazzino menefreghista che i due eavevano incontrato a inizio anno.
Si distaccó leggermente, prendendo i suoi spazi e continuando a camminare.
Ayame smise di ridere del biondo e osservò Shota, per poi rivolgere uno sguardo interrogativo a Hizashi.
Il biondo alzò le spalle, facendo intendere che ne sapeva tanto quanto lei.
Ayame arricció il naso e pensò velocemente cosa fare.
Corse verso il moro e gli salto sulle spalle, lasciandolo spiazzato.
Shota arrossì, non essendo abituato a tali dimostrazioni d'affetto.
Sentiva il cuore battere forte, ma cercò di non pensarci. In fondo era normale: non aveva mai stretto amicizia con un ragazza e la cosa lo rendeva spesso nervoso vicino ad Ayame.
Non sapeva mai cosa fare e temeva sempre di dire la cosa sbagliata.
Aveva perennemente le mani sudate per l'ansia di offenderla e il pensiero fisso di non guardarla direttamente, per evitare di diventare ancora più nervoso.
Forse nessuno lo avrebbe mai detto, ma il ragazzino solitario e strafottente in realtà si curava delle persone.
-Dai Sho, fammi un bel sorriso.
Lui non le rispose nemmeno, semplicemente continuò a camminare, ignorando il peso che aveva sulla schiena.
-Non ignorarmi.
Ancora nessuna risposta.
Ayame si senti pervadere da una strana sensazione. Le sembrò quasi di avere fallito e la cosa le fece sentire un peso sullo stomaco.
Scese dalla schiena di Shota con un balzo e lo superò a testa bassa.
Hizashi, che aveva assistito a tutta la scena, si avvicinò all'amico e gli diede una pacca sulla spalla.
-Amico. Hai davvero mandato tutto a puttane.
Shota lo sapeva, se ne rendeva perfettamente conto e non gli serviva di certo sentirlo dal biondo per sapere che aveva rovinato l'umore dell'unica persona che gli interessava.
Sospirò, in fondo sapeva che prima o poi avrebbe fatto un passo falso, rovinando tutto.

Ayame aveva passato una delle peggiori giornate che potesse ricordare.
Il suo umore era rimasto cupo per tutto il tempo.
Ogni tanto sentiva quasi il bisogno di piangere e non si mostrò nemmeno durante la pausa pranzo.
Rimase in classe, a digiuno, mentre i suoi due migliori amici erano in mensa, con l'umore sotto i piedi quasi quanto lei. Bhe, almeno questo valeva per Shota.
Hizashi sembrava quasi indifferente, ma sapeva anche lui che senza di lei era tutto un po' meno divertente.
-Senti Shota, perché non le vai a parlare e a scusarti?
Shota sospirò.
Era tanto che Hizashi non lo vedeva in quello stato. Da quando era amico di Ayame quel ragazzo non sembrava più uno zombie, o almeno parlava con un po' più di entusiasmo rispetto all'inizio.
Il biondo store il naso, mentre Shota rimestava il suo pranzo, riducendolo a una pappetta.
Si passò le dita sulle sopracciglia, spegnendo il suo sorriso per la prima volta.
-Senti. Se fai così non arrivi da nessuna parte.
Il moro alzò lo sguardo e vide la serietà con cui il suo amico gli parlava.
Sapeva quanto fosse difficile per lui parlargli con un tono di voce basso, ma in quel momento non sembrava sforzarsi minimamente.
Quel groppo in gola che Shota aveva da quando aveva visto Ayame così sconsolata aumentò e faticó a tenere a bada le sue emozioni.
"Apatico e triste". Così lo definivano.
Effettivamente avrebbe dovuto far vedere di più le sue emozioni, ma proprio non riusciva, in fondo gli avevano insegnato che tenere una faccia tranquilla trasmetteva tranquillità alla gente ed era quello che doveva fare un eroe.
-Vai da lei e risolvi. Non potete fare i depressi per una cosetta da nulla.
Hizasci aveva ragione, ma lui proprio non se la sentiva in quel momento.
Decise che l'avrebbe aspettata per accompagnarla a casa, in modo da fare ammenda in un buon modo.

La aspettò all'uscita di scuola, dopo essersi cambiato le scarpe e le si accostò appena varcó la soglia della porta.
Ayame non lo degnó di uno sguardo e continuò a camminare, nonostante lui fosse lì accanto.
-Ayame.
Il suo nome pronunciato da lui la fece tremare.
La sua voce così calma e profonda era sempre un colpo al cuore.
Si fermò e lo guardò mentre si mordeva il labbro per cercare di non lasciarsi prendere dalle emozioni.
Lei in fondo era così. Era timida, ma appena si apriva non aveva freni e mostrava tutte le sue emozioni, indipendentemente da quali fossero.
-Scusami. So che volevi fare un gesto carino oggi.
Si sorprese. Non credeva che Shota, testardo com'era, si scusasse con lei.
-Sho?
Lui girò la testa di lato, visibilmente imbarazzato.
La faccia sorpresa di Ayame gli aveva fatto capire che le aveva fatto tornare il buon umore con delle semplici scuse.
Non la capiva per niente. Aveva questi repentini cambi di umore che lo confondevano ogni volta. Era capace di essere felice e triste nello stesso momento e il momento dopo cambiare totalmente.
Ayame gli mise le mani attorno al collo e gli diede un bacio sulla guancia.
-Vorrei solo che sorridessi ogni tanto.
La ragazza aveva di nuovo quel suo bellissimo sorriso sul volto e Shota era sicuro di non averne mai visto un altro così bello come il suo.
-Non posso fare ciò che non so fare, Ayame.
A queste parole lei arricció il naso infastidita.
Avvolse il collo di Shota con un braccio, costringendolo ad abbassarsi e passò la mano davanti al nulla, guardando qualcosa che lui non capì.
-Vorrà dire che ti insegnerò io.
Lascio andare il moro e iniziò a camminare, seguita a ruota da lui.

Shota Aizawa - BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora