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Era sempre stato il contrario.
Era Ayame solitamente a proteggere sua sorella, eppure in quel momento Kyoka sentiva di doverla proteggere. Da cosa? Nemmeno lei lo sapeva.
Non immaginava nemmeno come si sentisse Ayame a rivedere il suo primo ragazzo, ma non vedeva il motivo di questa sua sensazione di protezione.

Era sicura che il professore non avrebbe fatto nulla ad Ayame, in fondo non ne aveva motivo. Non la vedeva da anni e Kyoka era fiduciosa che avesse abbastanza buonsenso da non irrompere nella vita di sua sorella senza scrupoli.
Questo almeno fino al festival culturale.

Aveva visto distintamente che sua sorella aveva pianto abbondantemente e non solo perché fosse commossa dai suoi progressi.
Aveva notato il professore osservarle dall'angolo e avrebbe potuto giurare che anche lui aveva versato qualche lacrima.

Kyoka sospirò, prese la cartella e raggiunse gli altri per andare tutti insieme a scuola.
"Perche non me ne parla mai?"
I suoi pensieri vennero interrotti dalle sue amiche che, come sempre, la diatrassero a tal punto da non pensare più, facendole spuntare un largo sorriso.

-Mi dispiace. Non volevo lo incontrassi.
Kyoka era davanti a sua sorella, con il viso distorto da una leggera smorfia.
Ayame la accarezzò e le sorrise.
-Non è colpa tua. Solo non me lo aspettavo. Ecco tutto. Ora vai a festeggiare con i tuoi amici. Sembrano fantastici, soprattutto il biondino stupido.
Kyoka arrossì di colpo. Certo, non tendeva ad aprirsi con sua sorella, ma certe cose ad Ayame non passavano inosservate.
La minore si buttò le mani in faccia, lamentandosi sonoramente.
-Ti odio.
-Ti voglio bene anche io, ora vai.
Si diedero un'ultima abbraccio e si divisero.

Kyoka non lo avrebbe mai detto davanti a sua sorella: nei suoi occhi aveva visto tanto dolore e tanto rammarico, ma erano comunque bellissimi e amorevoli nei suoi confronti.

Ormai era ora di pranzo e non si sarebbe fatta scappare l'occasione.
Salutò le sue amiche, affermando che avrebbe mangiato da sola per poter dare un'occhiata agli appunti in silenzio e si diresse verso il suo obiettivo.
Aspettò fuori dalla porta che tutti uscissero.

Shota era avvolto nel suo sacco a pelo, intento a cercare di dormire per cacciare le sensazioni che gli erano rimaste impresse da quel giorno, quando il rumore della porta lo fece sobbalzare.
La sua studentessa Kyoka era sulla soglia, furente.
Scacció il povero Yuga che si stava gustando il suo formaggio e lanciò uno sguardo omicida ad Aizawa.

Lui non lo avrebbe mai ammesso, ma quella ragazzina, così piccola in confronto a lui gli incuteva un po' di timore. Non tanto per il suo comportamento, quanto per il fatto che somigliasse incredibilmente alla sorella.

-Adesso lei mi spiega cosa cazzo non va nel suo cervello.
Shota, ormai fuori dal suo fidato sacco a pelo, ricevette un violenta spinta che lo fece barcollare all'indietro.
Nonostante tutto non perse il suo solito aspetto menefreghista.
-Non so di cosa tu stia parlando.
Kyoka con ci vide più dalla rabbia.
Continuò a spintonare il suo professore, mentre parlava,incurante di poter ricevere una punizione.

-Non sa di cosa stia parlando?
Gli diede una spinta e aumentò il tono vocale.
-Mi prende in giro forse?
Un'altra spinta.
-Lei ha fatto fottutamente piangere mia sorella.
Gli diede un'ultima spinta, facendolo aderire con la schiena al muro.
Shota non reagiva. Anche se non lo dava a vedere, tutto ciò che diceva la ragazza di fronte a lui gli interessava.

-Le avevo detto che sarebbe venuta.
Aveva iniziato a urlare incontrollatamente.
-Le avevo detto di non seguirla. Di non ferirla e di non fare stupidaggini.
Ormai sul viso di Kyoka avevano iniziato a scorrere alcune lacrime di rabbia.
-E lei che fa? Irrompe nella sua vita senza scrupoli. La fa piangere e per giunta fa finta che non le importi.

Shota le aveva afferrato i polsi, impedendole di dargli altri pugni sul petto.
-Pensavo che ci tenesse a lei. Pensavo che avrebbe capito se lei non avesse voluto più vederla. Invece le importa solo di se stesso. La odio.
Kyoka si scrolló di dosso le mani del professore che tentavano di tenerla abbracciata e corse in bagno, bisognosa di pulirsi il viso.

Shota rimase fermo. Imbambolato ad osservare un punto indeterminato davanti a sé.
Strinse i denti.
Sapeva che Kyoka aveva ragione, lo sapeva perfettamente.
Era un codardo. Un vigliacco egoista.
Le sue nocche ormai erano diventate bianche da quanto fosse stretto il suo pugno e ricordò le mani di Ayame, mentre lei era sul bordo del tetto quel giorno.

Le sue nocche erano bianche. Era terrorizzata dal doversi interfacciare con lui, ma a lui non interessò e le parlò ugualmente.
Era stato tutto un suo fottuto errore di egoismo. La voleva rivedere. Voleva rivederla sorridere verso di lui, ridere con lui o di lui. Ma sapeva che era tutto solo un suo desiderio egoista. Non poteva costringerla a perdonarlo o a tornare a frequentarlo e questo lo sapeva bene.

Kyoka uscì dal bagno. Ormai aveva ripreso controllo del suo corpo e appariva come se non fosse successo nulla.
-Ehy Jiro, tutto bene?
Si voltò di scatto, sbattendo ripetutamente gli occhi.
Kaminari era di fronte a lei con sguardo curioso e preoccupato. Le poggió una mano sulla spalla.

In quel momento Kyoka rischiò di scoppiare di nuovo a piangere. Sentire quella domanda le aveva fatto tornare tutte le sensazioni di prima.
Era sempre stato così. Se una persona le parlava quando aveva il magone, lei esplodeva.
Si buttò tra le braccia di Denki che, preso alle sprovvista, ci mise qualche secondo a ricambiare la stretta.

Non sapeva cosa le fosse successo,non glielo avrebbe nemmeno chiesto. In quel momento sentiva solo il suo cuore accelerare.
Abbasso il viso, in modo che le sue labbra combaciassero con la testa della ragazza e le accarezzo i capelli per farla calmare.
Rimasero così per un po', finché Kyoka non si sentì meglio e lo lasciò andare.

-Scusa.
Il suo sguardo era basso, ma Denki poteva assicurare che le sue guance erano rosse.
-Tranquilla. Ti va di mangiare qualcosa? So che ancor non hai pranzato.
Il sorriso del biondo la illuminò.
Sorrise e annuì, seguendo lo in mensa.
In fondo sua sorella Ayame aveva ragione.

Shota Aizawa - BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora