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Aprì gli occhi. Era la seconda volta che si svegliava, ma per fortuna questa volta era per via della sveglia, che aveva alquanto voglia di dare fastidio.
La spense con un gesto poco aggraziato e mugugnó qualche imprecazione.
Si mise seduta immediatamente, sapendo meglio di chiunque altro che se non si fosse alzata subito sarebbe crollata nuovamente.

Sospirò, si passo una mano in faccia e finalmente si alzò, decisa a fare una colazione decente almeno per una volta.
Rabbrividì toccando le mattonelle con i piedi, nonostante coperti dai calzini, ma rifiutò categoricamente di mettere le pantofole, in quanto, a suo dire, erano un oggetto fastidioso e si poteva vivere bene senza.

Grazie a questa sua abitudine e grazie anche a tutti gli anni che aveva passato a lavorare come eroe, aveva più calli nei piedi del suo attuale ragazzo.
Osservò Josh girarsi nel letto, nel vano tentativo di tornarsene a dormire e per poco non si mise a ridere.
Lo aveva incontrato per puro caso al luna park.
Si era presentato nel modo più strano a cui si potesse mai pensare e da lì erano diventati amici.

Ricordava bene quel giorno.
Camminava tranquilla, borsa sotto braccio e telefono in mano. Sfoggiava per la prima volta dopo tempo dei capelli biondi, lunghi fino alle spalle.
Aveva dovuto tagliarli, ma non se ne pentiva.
Si sentiva bene.
Per la prima volta dopo tempo era tranquilla e serena.
Aveva passato una bella serata con i suoi amici, nonché colleghi e stava tornando a casa.

Sarebbe filato tutto liscio se non fosse entrato in gioco Josh.
Era spuntato davanti a lei con un leggero affanno e, senza neanche presentarsi, le aveva chiesto: "Fingiti la mia ragazza, ti scongiuro".
Si susseguì poi una scena che Ayame non era proprio certa di aver vissuto. Troppo scombussolato dalla situazione aveva semplicemente osservato una ragazza andare verso Josh che, sicuro di sé, aveva presentato la bionda al suo fianco come "la sua ragazza".
Ayame aveva semplicemente annuito e sorriso, andandosene poi con Josh, tirandolo per il polso, con una scusa banale e prevedibile.

Sospirò e cercò di ricordare perché si era svegliata quella notte.
Aveva dei vaghi ricordi sbiaditi su un qualche sogno, ma erano troppo confusi per poterci capire qualcosa. Ricordava solo di aver visto due occhi porpora, simili a quelli della sorella, probabilmente aveva sognato lei.
Era strano, ma non si lamentava. Almeno non era uno dei suoi incubi insensati.

-Josh se non ti alzi ti chiudo dentro casa.
Si sentì un semplice mugolio, accompagnato dal rumore delle coperte che si spostavano.
Ayame osservo Josh in tutta la sua altezza.
Non era il ragazzo più atletico che avesse conosciuto, ma era davvero piacevole da guardare.
Capelli castani, tenuti abbastanza corti, occhi scuri come la pece e due spalle robuste.

Sembrava in tutto e per tutto il classico ragazzo da telefilm, quello che tutte le madri adorano, ed in effetti era così in parte.
Era un infermiere, faceva volontariato quando poteva e amava leggere.
"Chissa come ci sono finita con lui" pensava spesso Ayame.
-Oggi ho il turno di pomeriggio, volevo dormire un po'.

Baciò il collo della ragazza delicatamente, per poi aprire la credenza e prendere una tazza che Ayame aveva acquistato unicamente per lui.

Per quanto Ayame odiasse ammetterlo, quel gesto, così impulsivo e innoquo, le ricordava Shota. Era un gesto che capitava regolarmente e il fatto che pensasse a Shota ogni volta la mandava in bestia.
Erano passati troppi anni anche solo per ricordare un particolare del genere, allora perché le veniva in mente, perché continuava a ripensarci?

Sospirò e appoggio la tazza nel lavabo, per poi pulirla e rimetterla al suo posto. Ancora non le era chiaro cosa le succedesse ogni volta che iniziava una relazione, sapeva solo che ogni volta qualcosa le ricordava Shota. Per il primo ragazzo erano i capelli, così simili ai suoi e per Josh erano gli atteggiamenti.
Odiava ammetterlo, ma, per quanto fossero due persone totalmente diverse sia caratterialmente che fisicamente, molti atteggiamenti combaciavano.

Era una cosa meschina da parte sua, ripensare a qualcuno che non vedeva nemmeno più, eppure non poteva fare altro.
Sospirò e sperò che le passasse in fretta, perché Josh non meritava una cosa del genere.

Si cambiò velocemente, per poi salutarlo con un rapido bacio e uscire di casa.

Quando tornò a casa Josh non c'era. Era da aspettarselo. Era ancora orario di lavoro e in ogni caso non viveva comunque lì, nonostante ci passasse la maggior parte del tempo.
Tirò fuori un vecchio scatolone, che aveva riempito con gli album di fotografia che man mano portava dal Giappone.

Appena girò la pagina di uno degli album si bloccò.
Ricordava quel giorno come uno dei migliori. Erano lei e i suoi tre migliori amici.
Erano fuori, in un giardino e Oboro aveva ben deciso di dimostrare la sua bravura con la macchina fotografica, quindi aveva praticamente strappato la macchina dalle mani di Ayame e l'aveva puntata su di loro.

Avevano tutti sorriso eccetto Shota che era rimasto impassibile, se non per un alzata degli occhi.
Ridacchió e voltò pagina.
Appena lo fece, un piccolo foglio quadrato scivolò per terra. Lo raccolse e lo ispezionó.

Era una foto, leggermente sbiadita. La prima cosa che vide fu la scritta sul retro.
"Ayame e Shota"
Non ricordava di aver mai scritto una cosa del genere su nessuna foto, quindi si incuriosì e la voltò.
Per poco la mascella non le cadde.
Era una foto di Ayame, abbracciata a Shota, entrambi dormienti.
Controllo meglio il retro e una piccola firma, nell'angolo del riquadro segnava il nome del l'artefice.
"Oboro"

Sorrise e ripose la foto nel luogo che le apparteneva e ringrazió mentalmente il suo vecchio amico per averle dato ricordi tanto preziosi.
Ci pensò su per quasi tutta la notte, ma alla fine concluse che non avrebbe potuto continuare a vedere Josh. Non poteva fare questo a un ragazzo tanto dolce e genuino.
Il giorno dopo lo lasciò. Non ci furono menzogne. Ayame andò dritta al punto, senza giri di parole. "Non posso farti una cosa del genere. Sei troppo buono e io sono meschina per aver anche solo pensato certe cose. Mi dispiace, ma non posso stare con te" ricordava di aver detto.

Di certo nessuno dei due si sarebbe aspettato di rivedersi, anni dopo, in un ospedale in Giappone.

Eheh, Josh è appena diventato un personaggio con un qualche ruolo. E io che neanche avevo mai pensato al crearlo. Pensa un po'

Shota Aizawa - BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora