Capitolo 8 - Sotto il Segno dell'Asso

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Arthur salutò Alice con un tanto musicale quanto squisitamente vecchio stile "Come va?", ancora con la mano sul braccio del truffatore.

Alice aggrottò la fronte, la domanda di Arthur l'aveva confusa e non sapeva cosa rispondere, perciò chiese a sua volta "Io- ...Cosa ci fai qui?"

"Un uomo non può patrocinare il proprio pub preferito? Questo posto serve un ottimo gin and tonic, ha il migliore caffè tostato colombiano, e fornisce un pronto raccolto di amichevole clientela femminile... E vedo che sei venuta per unirti a loro."

"Oi! Toglimi le tue mani di dosso!" lamentò l'uomo sotto la stretta di Arthur, dimenandosi per liberarsi della sua presa.

"Le mie scuse!" replicò Arthur, lasciandolo "Ben lieto di obbedire. In verità, non sei per niente il mio tipo"

"Allora forse dovresti toglierti di mezzo?!" sibilò il tizio, subito seguito dal suo compare.

"Potrai ritenerti la cavalleria di questa mademoiselle ma, in ogni caso, tu o lei dovete pagarci quello che ci deve!" ringhiò il mercante ad Arthur, senza mai staccargli gli occhi torvi di dosso.

"Il mio cavaliere? Avete capito male!" replicò Alice, fissando i due con labbra tremanti. Non voleva che Arthur restasse coinvolto con quei truffatori a causa sua.

"Lui non è il mio niente! Non lo conosco, e non vorrei mai essere accomunata con un uomo così... spregiudicato!" gracchiò ai due uomini, la voce tesa e colma di ansia.

Purtroppo la reazione di Arthur non fu quella che sperava.

"Mai? Andiamo..." disse, mostrandosi ferito da quelle parole, e ignorando lo sguardo di lei con il quale stava cercando di fargli capire la sua intenzione di aiutarlo, le disse "Ci siamo stretti la mano, no?"

Il primo impulso di Alice fu quello di mandarlo via, ma Arthur la fissava con quei suoi ardenti occhi blu e lei non ebbe il cuore di scacciarlo di nuovo.

"Alice – Vuoi il mio aiuto?" le domandò quindi, ritrovando il suo confidente sorriso "Se me lo chiederai, ti prometto che ti salverò... Quindi, come la mettiamo?"

La decisione adesso aspettava solo a lei, e avrebbe preferito non coinvolgerlo ma, ricordando le parole di Theodorus, se c'era qualcuno che poteva tirarla fuori da quell'imbroglio, quello era proprio Arthur.

Con il cuore che le martellava nel petto, accettò la sua offerta.

"Arthur... ho bisogno del tuo aiuto" e una volta presa la decisione, si liberò di un enorme fardello di paura.

"Splendido. Promettimi solo che farai una qualunque cosa che ti chiederò una volta vinto, e il gioco è fatto"

"Prometto- Aspetta, qualunque cosa?! No, io-!"

Arthur si illuminò con un sorriso ampio e sincero di perfetta soddisfazione.

"Niente ripensamenti!" esclamò.

"Oi, voi due intendete pagare o cosa?" intervenne il primo dei due compari. In quel momento, Alice avvertì tutta la loro impazienza, ma Arthur riuscì a mutare l'umore della tavola.

"Stavo pensando che potremmo essere interessati a fare un'altra partita"

"...Finché avete i soldi e sono veri" replicò il commerciante "La tua mademoiselle ci deve già centocinquanta franchi"

"Centocinquanta franchi?" ripeté Arthur "Be', non sono nulla. Sono pronto a pagare dieci volte quella cifra se perdiamo. Cosa ne dite?"

Alice reagì restando a bocca aperta, sentendosi sbiancare per l'assurda replica dello scrittore, mentre i due truffatori sogghignavano tra loro scambiandosi occhiate compiaciute, l'avidità che brillava nei loro occhi.

Uno Studio in Rosso - Arthur Conan DoyleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora