Arthur ed Alice avevano fatto una scommessa: chi dei due avrebbe baciato l'altro per primo, avrebbe perso. Il gioco continuò il giorno seguente.
La cena era pronta e la sala da pranzo imbandita, tutto ciò che restava da fare era servirla. Alice aveva terminato con le faccende e, nonostante l'orario, fuori era ancora luminoso.
Passando per la stanza del Comte, Alice diede un'occhiata alla clessidra. La sabbia aveva già occupato i due terzi dell'ampolla inferiore, ciò significava che mancavano solo una decina di giorni prima di tornare a casa.
Se baciassi Arthur in questi dieci giorni, si disse tra sé, potrei avere una – o dieci – incredibili notti dove lui e io facciamo tutte le cose delle quali scherza spesso. E mi divertirei.
Si sarebbe divertito anche lui, avendo vinto la scommessa. Poi si sarebbero salutati con un sorriso quando lei avrebbe varcato la soglia della Porta per tornare nel suo tempo, e la cosa sarebbe finita lì.
Sarebbe stato tutto bello se non fosse che, quel pensiero, non l'allietava affatto. La verità era che non voleva avere un'avventura con Arthur, ma non era nemmeno pronta a dire ciò che voleva. Erano rimaste in sospeso ancora troppe domande difficili, ed Alice era troppo spaventata per farsele.
"...Non so nemmeno più cosa voglio!" sbottò, in mezzo al corridoio, irrigidendosi nel sentire una voce alle sue spalle.
"Quindi, ti serve un po' d'aiuto?"
"Arthur?" esclamò, girandosi di scatto. Chissà da quanto tempo se ne stava lì impalato, si chiese Alice, fissandolo con sospetto. Per un istante, aveva persino temuto d'averlo evocato col pensiero.
"No, non ho bisogno d'aiuto" disse, indietreggiando timidamente da lui. Non credeva l'avrebbe baciata, farlo significava perdere la scommessa. Allora perché allontanarsi da lui? Forse temeva l'avrebbe baciato lei? Congetture inutili dal momento in cui Arthur azzerò la distanza che Alice si era premurata di mettere tra loro.
"Perché sei restia con me?... O aspetta" Arthur socchiuse gli occhi, un sorriso astuto sulle labbra "So cos'è. Stai pensando alla scommessa, non è vero?"
"...Ma certo che si! È solo il secondo giorno. Devo elaborare una strategia così che possa vincere"
"Come mai?" continuò lui, subdolo, assumendo un'espressione di finto stupore "Il premio ti entusiasma così tanto? Questo è affascinante, Alice"
"Chi ha detto che voglio il premio?! Solo non voglio perdere, è quanto."
Era strano, chiacchieravano come facevano di solito, eppure Alice ebbe l'impressione di reagire a tutto ciò in modo più profondo ed emotivo di quanto credeva possibile, certa che Arthur avrebbe flirtato in quel modo con qualunque altra donna. Così come era sicura che usava quel suo sorriso su un incredibile numero di persone. Lei non faceva alcuna eccezione.
Non che avesse intenzione di prendersela con lui per quello, né aveva intenzione di struggersi ma, per sicurezza, evitò il suo sguardo.
"Alice, mostrami il tuo viso."
"No. Perché dovrei?"
"Perché sei terribilmente carina, e le cose carine sono fatte per essere ammirate" Arthur sorrise beato e Alice si accigliò ulteriormente.
"Vai ad ammirare uno dei dipinti di Vincent o ad ascoltare la musica di Mozart! Non intendo-"
Una gola schiarita a volume esageratamente alto interruppe Alice e fece voltare Arthur.
"Scusate per aver interrotto un momento romantico, ma ho bisogno di parlare con voi due" disse Napoleon, spostando lo sguardo da uno all'altro, imbarazzato, con un leggero rossore ad imporporargli le guance.
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Uno Studio in Rosso - Arthur Conan Doyle
FanficAlice, agente di viaggi in visita al Louvre, si ritroverà catapultata nella Parigi del XIX secolo, intrappolata per un mese intero nella maestosa villa di... un vampiro: il Comte de Saint-Germain. Oltre a ciò, un'altra cosa del tutto bizzarra sono g...