Capitolo 25 - London Bridge Is Falling Down...

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Arthur ed Alice erano stati convocati nella stanza privata del Comte de Saint-Germain. Erano passati un paio di giorni dalla sera dell'incidente con Adam Worth al teatro, ma era evidente che le questioni lasciate in sospeso erano ancora tante.

"Per prima cosa, vorrei scusarmi con entrambi. È stato a causa mia se vi siete ritrovati in un simile pericolo"

L'aria solenne e contrita del Comte si scontrò con quella decisamente più rilassata di Arthur.

"Ah, non ci saranno alcune scuse qui"

"Ma-" il Comte aprì la bocca per protestare ma, prima che potesse farlo, Arthur proseguì.

"Sarebbe stato diverso se fossi stato tu a riportare indietro Worth e a dirgli quelle cose, ma non l'hai fatto, no?"

Nessuno riusciva ad immaginare le Comte fare una cosa simile, il che significava che c'era qualcun altro che trasformava le persone in vampiri.

"No" rispose il Comte, la sua espressione mutò, facendosi più acuta e triste "Ma ho delle responsabilità come padrone di questa dimora di proteggere coloro che vi abitano. Sul mio onore, non farei niente per negarlo"

"Quindi rieccoci. Non sono necessarie alcune scuse. Ad eccezione, forse, dalla persona che ci ha messo in quella fastidiosa situazione. Avendo visto quanto sei spaventoso quando ti arrabbi... sono quasi spiaciuto per lui..."

Alice si voltò di scatto verso lo scrittore.

"Non dovresti dire questo di lui, Arthur! Le Comte è un gentiluomo in tutto e per tutto. Non c'è nulla di spaventoso in lui"

Arthur rise e scosse il capo.

"Sono preoccupato per te, Alice. Permettimi di illustrarti cosa lo rende tanto spaventoso. Punto primo: le dimensioni della tenuta. Punto secondo: che permette a così tante persone di restare qui senza chiedere loro niente. Oltre un certo limite, un benessere di questo tipo deve essere il risultato di diversi guadagni illeciti. Lui ci sta nascondendo qualcosa di losco"

Alice sgranò gli occhi davanti a tale affermazione.

"Intendi che ruba dalla dispensa di Sebastian senza che lui lo sappia?"

Arthur guardò la sua amata con indulgente affetto "Oh... mi piacerebbe vivere nella tua testa per un giorno. Sarebbe piacevolmente rinfrescante lì dentro. Ad ogni modo, ti sbagli se pensi anche solo per un secondo che non si celi niente di sospetto dietro a quella facciata da gentiluomo-"

"Arthur" al richiamo del Comte, Arthur sembrò realizzare che stava dicendo tutto quello proprio davanti all'interessato e, seppur sulle sue labbra aleggiass il medesimo amabile sorriso di sempre, una luce gelida prese a brillare nei suoi occhi dorati.

"Ti prego di non far preoccupare Alice con tali inutili speculazioni" disse sommessamente.

"S-si, Monsieur le Comte" replicò Arthur schiarendosi la gola. Tuttavia, osservando i due, Alice colse qualcosa nel sorriso del Comte, qualcosa che non riusciva ad afferrare. Forse Arthur non aveva tutti i torti ma, al momento, le supposizioni su di lui non avrebbero portato da nessuna parte.

"Se mai ti servisse aiuto per proteggere questa vecchia catapecchia, sarei felice di darti una mano. Anche se potrebbe non sembrare, ho iniziato ad apprezzare la vita qui" offrì Arthur.

"Se dovessero insorgere altri misteri, non riuscirei a pensare a nessuno di più utile di un geniale scrittore di gialli" replicò le Comte, ma nelle sue parole si nascondeva una certa reticenza, Alice non seppe dire perché.

"Grazie. Ora, devo proprio andare" con le mani nelle tasche dei pantaloni, Arthur fece un leggero cenno di saluto e si avviò alla porta. Alice lo stava per seguire quando il Comte la richiamò.

Uno Studio in Rosso - Arthur Conan DoyleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora