Capitolo 21 - Il Mistero Dietro la Lettera

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"Be', penso sia ora di iniziare a cenare" sospirò Sebastian tra sé dirigendosi in cucina, fermandosi a metà giravolta nel cogliere una piccola ombra familiare corrergli incontro.

Lo spaniel di Arthur prese ad abbaiare in maniera piuttosto insistente mentre attraversava il salone fino a fermarsi davanti al maggiordomo.

"Vic? Qual è il problema?" il cucciolo afferrò l'orlo dei pantaloni di Sebastian, iniziando a tirarlo tra un ringhio impaziente e un guaito.

Era vero che era molto viziato, ma il suo comportamento era anche parecchio insolito. Inoltre, il maggiordomo lo aveva visto trotterellare intorno ad Alice per tutto il giorno. Mettendo insieme le due cose, Sebastian si diresse alla finestra che dava sul giardino.

"Nel nome di-?!" mormorò il maggiordomo tra sé, nel vedere il cesto della biancheria abbandonato a terra con alcune lenzuola impilate al suo interno, mentre altre erano state trasportare sull'erba dal vento. Fece correre lo sguardo in ogni direzione, sbiancando quando si accorse che non vi era più alcuna traccia di Alice.

In un gesto spontaneo dettato dal panico del momento, spalancò la finestra e iniziò ad urlare il nome dell'amica.

"Alice! Alice, se sei lì rispondimi, per favore!! Alice-!"

Col cuore che batteva a mille, trafficò nella tasca del gilet per recuperare quella stupida lettera che aveva creduto fosse solo uno scherzo.

"...No. Che sia?" persino la voce gli tremava, il che non era per niente da lui.

"Tutto bene, Sebas? Sembra che il mondo ti sia appena crollato addosso" non ricevendo risposta, Leonardo lanciò un'occhiata al Comte.

"...Sebastian, dov'è Alice?"

Il maggiordomo levò lo sguardo dalla lettera e sbatté le palpebre un paio di volte prima di ritrovare la voce.

"M-Mastro Leonardo, M. le Comte-!"

Dall'espressione sconvolta sul viso di Sebastian, i due vampiri non impiegarono molto a capire che era successo qualcosa ad Alice.

"Sebastian, andare nel panico non è d'aiuto" disse il Comte, con voce calma e chiara "Ho bisogno che resti calmo e che ci racconti tutto. Puoi farlo?"

Il maggiordomo rimase in silenzio per qualche istante poi annuì.

I tre si trasferirono in sala da pranzo, dove Leonardo sfilò un cigarillo dal suo porta sigari che teneva sempre in una tasca della sua giacca insieme ad un pacchetto di fiammiferi.

Dopo averlo infilato tra le labbra e acceso, aspirò la prima boccata.

"...Dunque, cos'è successo?"

Sentendo tutta l'attenzione dei due vampiri puntata unicamente su di sé, Sebastian riuscì a malapena a trattenere un brivido.

"Alice... è andata" mormorò, ancora traumatizzato "Credo che qualcuno l'abbia rapita. Era andata a ritirare la biancheria. Questo, qualche minuto fa. Ma le lenzuola erano lì, sparpagliate per tutto il giardino. C'è... ho un'ottima ragione per pensare che qualcuno l'abbia presa"

"Un'ottima ragione?" gli occhi ambrati di Leonardo sembrarono avvampare al riflesso delle fiamme rosso-aranciate del suo cigarillo.

Sebastian gli porse la lettera, poi riportò la conversazione avuta con Alice proprio in merito alla stessa.

"Al mio rivale, 'Sherlock Holmes' da 'James Moriarty'... A me dà l'impressione di un pessimo scherzo" disse Leonardo, dando una scorsa veloce al testo.

"Ed è il motivo per cui non abbiamo svegliato Sir Arthur, o non l'abbiamo detto a nessun altro. Ma sono stato un idiota" Sebastian incrociò lo sguardo rosseggiante di Leonardo e si irrigidì.

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