Arthur le accarezzò il collo con il dorso delle dita, lentamente, con dolcezza, scostandole i capelli, giocando con lei. I loro volti si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altro e Alice si accorse che anche Arthur aveva il respiro accelerato.
Ricacciando indietro il brivido che la calda carezza della sua lingua le aveva provocato, Alice cercò di riprendere il controllo, rifiutando di farsi mordere da quel vampiro sciupa femmine. Quella femmina avrebbe reagito!
Fissò Arthur chino su di lei che, concentrato alla ricerca del punto perfetto dove affondare le zanne, non si era reso conto di aver lasciato il suo collo esposto. Raddrizzandosi, cercando di farsi più alta che poteva, Alice approfittò della sua distrazione e, ignorando l'ondata di paura che la attraversò per la totale assurdità della propria idea, lo morse.
"...Accidenti, maledizione!" imprecò Arthur, liberando la ragazza dalla sua presa, la quale, utilizzando tutta se stessa, riuscì a spintonare il vampiro lontano da lei.
"...E ce n'è ancora se vuoi...!" esclamò, ansante e con il labbro inferiore che tremava, così come tutto il suo corpo.
Arthur rimase a fissare Alice trasecolato, mentre si tastava il collo alla ricerca di eventuali segni di morsi. Dopo un momento di smarrimento, scoppiò in una risata profonda colma del medesimo stupore espresso sul suo viso.
"Cosa c'è di così divertente?" soffiò Alice con voce roca e sguardo torvo.
"Scusa, scusa!" replicò Arthur riprendendo fiato, deliziato "Non avrei mai immaginato che un umano avrebbe morso un vampiro! Devi essere una vera gatta selvatica a letto!"
Senza più l'effetto dell'adrenalina a sostenerla, le ginocchia di Alice minacciarono di cedere e dovette serrare le mani al bordo del tavolo per non cadere.
"Non sviare l'argomento!" disse, irritata dal comportamento di Arthur, che la guardava con quel suo fare divertito mentre lei stava lottando per la propria vita.
"Lo ripeto" le sussurrò, mostrandole un sorriso disinvolto "Quell'espressione sul tuo viso è altrettanto attraente di quella che avevi quando le tue guance erano arrossate e gemevi. Sono piuttosto... incentivato al pensiero di conquistarti."
Alice alzò un sopracciglio, stizzita. Arthur Conan Doyle non l'avrebbe mai conquistata, e, di sicuro, lei non avrebbe più abbassato la guardia in sua presenza. Aveva la spiacevole sensazione che se avesse provato a morderla di nuovo, non sarebbe riuscita sfuggirgli una seconda volta. Pregando le sue gambe di reggerla, Alice scattò verso la porta della cucina finendo quasi per scontrarsi con Sebastian.
"Cosa stai facendo, se posso chiedere?" il suo volto assunse subito un'espressione torva quindi fissò prima Arthur poi Alice, la quale parve rimpicciolirsi.
"Sebastian! Non è..."
"Ah. Sembra che siamo stati colti in flagrante" la replica di Arthur la fece balbettare fino a ridurla al silenzio.
"Stavi per andartene, Alice?"
"Stavo solo..."
Sebastian lasciò sul tavolo la bottiglia di quello che in apparenza sembrava essere vino rosso, poi tornò a fissare Alice con aria di rimprovero.
"Ti avevo avvisata di non lasciare la villa a tarda notte."
"...Be' quale altra scelta avevo, adesso che so il segreto di questo posto?!" ribatté lei senza pensarci.
"È più sicuro se resti. Se vorrai andartene in mattinata, non ti fermerò. Potrei persino accompagnarti, se lo desideri. Nonostante il suo splendore, la Parigi del 19° secolo può essere crudele – specialmente con i forestieri... e parlo per esperienza"
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Uno Studio in Rosso - Arthur Conan Doyle
FanfictionAlice, agente di viaggi in visita al Louvre, si ritroverà catapultata nella Parigi del XIX secolo, intrappolata per un mese intero nella maestosa villa di... un vampiro: il Comte de Saint-Germain. Oltre a ciò, un'altra cosa del tutto bizzarra sono g...