Capitolo 14

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Dancers, Capitolo 14.

"Starò bene. . ."

"No, cazzo, no. Ti avevo promesso che una volta che si saremo incontrati ti avrei portata con me, e intendo mantenere quella promessa."

"Harry, per favore, sono solo alcuni mesi, dopodiché verrò in Inghilterra." Sospira e mi guarda negli occhi, so bene che rimanere qui non sarà bellissimo e starò di nuovo male, ma li assistenti sociali hanno deciso questo: io e Ariana tra due giorni andremo a vivere in un'altra famiglia. Da una parte sono felice, perché non ci saranno più i miei genitori a dirmi che sono solo un disastro. Ma dall'altra no, perché speravo di andare in Inghilterra con Harry. Purtroppo la vita non è rose e fiori, quindi mi accontento. Spero solo che la nuova famiglia sia comprensiva e che non mi tratti di merda.

"Okay." Gli sorrido e lo abbraccio. È arrivato il giorno della sua partenza, sono giù di morale per questo, voglio Harry al mio fianco, adesso sarà ancora più difficile, nell'ultimo mese mi sono abituata a lui che mi sveglia la mattina, che mi prepara la colazione, agli scherzi, agli abbracci e ai 'ti voglio bene'. Ringrazio sempre Dio per avermi dato una persona che mi vuole bene, che mi rende felice e che mi ricorda sempre che tiene a me, più di quanto immagino.

Dopo esserci scambiati dei "Ti voglio bene" e "'Sta attenta", scompare tra la folla dell'aeroporto di New York. E lì che sento qualcosa, sento un vuoto, adesso tutto il mondo mi sta cadendo addosso, di nuovo. Tutta la tristezza che avevo messo da parte,  si fa strada dentro me. Ero ferma in mezzo ad una folla di persone: chi correva, chi si abbracciava, chi camminava, chi parlava, e poi ci sono io, che osservo. Un puntino, sono un puntino invisibile, nessuno mi nota. Un puntino invisibile. . . Improvvisamente mi viene da piangere, improvvisamente ho bisogno di un abbraccio da parte di Harry e solo Dio sa come non lo sto raggiungendo.

Esco dall'aeroporto e aspetto il bus, osservo la gente che, come me, attende il mezzo. Mi fermo a guardare una mamma e la sua bambina, sorrido nel vedere come entrambe si abbracciano, come se non volessero perdersi; la mamma la tratta come un diamante, ma sono sicura che sua figlia è molto più importante di un qualsiasi diamante. Quanto vorrei che mia mamma mi volesse bene, ho sempre passato la mia vita con le loro lamentere e i loro insulti, volevo capire il perché del loro comportamento scorbutico verso i miei confronti, ma la risposta arriva da sola: loro non mi vogliono bene.

È difficile avere un genitore che non ti vuole bene, ognuno di noi nasce per essere amato da questi ultimi. Chissà come sarebbe stato essere coccolati dal proprio papà, confidarsi con la propria mamma, andare a fare shopping. Non le ho mai vissute queste cose, sono sempre stata ad osservare Ariana al centro dell'attenzione, mentre cercavo di non piangere. Mi ripetevo sempre "Aly, è tutto okay, non preoccuparti, loro vogliono bene anche a te, solo che non lo dimostrano" cercavo di convincermi che loro volevano bene anche a me, ma perché per loro ero una delusione? Perché mi ripetevano sempre che ero un errore? Perché?

-

"Io sono Ariana, mentre lei è Alyssa." Sorrisi ai miei nuovi genitori, un sorriso sforzato.

"È un piacere avervi qui, davvero." Mi domando perché hanno deciso di prendere la nostra tutela, di solito le famiglie preferiscono i bambini.

"Mark, per favore, vieni ad aiutare Ariana e Alyssa con le valigie!" A quel nome incominciai ad agitarmi. Alyssa, tranquilla, non esiste solo lui con quel nom-

Oh. . .

***

*Ho notato che nessuno si ricorda chi sia questo Mark, è il ragazzo che picchia Alyssa, se andate nei capitoli precedenti trovate alcune scene con lui.*

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