Capitolo 17.

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Dancers, Capitolo 17.

È strano come in una frazione di secondi puoi trovarti senza dignità. È strano come una cosa preziosa mi sia stata tolta da gente - da lui. Ho sempre sognato di avere la mia prima volta con il ragazzo che avrei amato - sempre se qualcuno mi avrebbe mai amato - non avrei mai pensato a questo, ho sempre pensato che Mark si limita a picchiarmi, ma non allo stupro.

Dopo che Mark e i suoi amici si sono divertiti con me io sono svenuta, mi sono svegliata la mattina dopo. Sono tutta dolorante e mi viene da piangere a guardare le lenzuola sporche di sangue. Per non parlare della mia faccia, a causa dei pugni avuti ieri, adesso sono inguardabile: ho gli occhi neri, un ematoma sulla guancia e il labbro rotto.

Dopo essermi disinfettata le ferite mi guardo allo specchio, mi sento orribile. . . Sporca. . .

La vibrazione del mio telefono mi fa tornare in me. È Harry. Mi viene da piangere nel vedere quel nome.

"Oh mio dio." Le lacrime che prima ho cacciato, scendono involontariamente dai miei occhi, lui si avvicina e mi abbraccia. Piangiamo tutti e due e ci stringiamo l'un l'altro. È proprio quello che pensavo, le sue braccia ti infondono protezione. Dopo quelle che sembrano ore ci stacchiamo. "Oh mio dio, non ci credo, tu sei qui." Mi asciuga le lacrime e mi sorride.

"Si sono qui." Mi bacia la fronte. "E non ti lascerò più. Non voglio che vieni picchiata o insultata, sono stanco pure io di vederti soffrire. Appena ho saputo che sei andata in coma, il mondo mi è caduto addosso. Ho deciso che staremo sempre insieme, tu non fai parte di qui."

"Che vuoi dire?" Chiedo confusa. "Ti porterò con me a Londra. Ho già parlato con mia mamma ed è d'accordo con me, anche lei non vuole che tu soffri, ormai sei come una figlia per lei." Mi blocco per pochi minuti, dopodiché lo abbraccio forte.

Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Lo ricordo benissimo. Quando mi ha abbracciato. . . Quando mi ha stretto a se, io davvero. . . E poi sentire la sua voce dal vivo, vedere i suoi occhi color smeraldo non da Skype, il suo sorriso. . . È stata la vittoria più grande.

"Pronto?" Cerco di contenere la mia voce tremante. Nel ricordare quel momento non mi sono accorta di essermi messa a piangere.

"Aly, che succede?"

"Null-" Non riesco a finire la parola che vengo invasa da un mare di lacrime. Piango per ciò che Mark mi ha fatto, per la distanza tra me e Harry, per la mia fottuta vita. Harry aspetta fin quando mi calmo, lasciandomi sfogare del tutto. "Lui- io-"

"Aly, fai un respiro", dice Harry, cercando di calmarmi.

"Mark- Lui mi ha vio- violentata. . ." Scoppiai di nuovo a piangere, non riuscendo a trattenere le lacrime. Dall'altra parte del telefono si sente il respiro pesante di Harry, e so benissimo che sta cercando di calmarsi.

"Chiamo le assistenti sociali, a dopo."

Attacca il telefono. Inizio a piangere per le conseguenze, so che Harry lo fa per il mio bene, ma ho paura di cosa può farmi Mark.

-

La sera a cena tutti parlano di vari argomenti, io resto zitta mentre gioco con il cibo. Non ho parlato più da questa mattina, dopo il mio sfogo con Harry.

Finiamo di mangiare e aiuto Rosie a sparecchiare, ho sempre la stessa domanda Perché hanno deciso di tutelarci? Insomma, siamo quasi maggiorenni e-

"A che pensi?" Guardo Rosie,faccio spallucce e continuo a mettere al posto i piatti lavati da lei. "Su, avanti."

Sospiro e mi giro a guardarla. È la prima volta che alzo lo sguardo da quando sono uscita dalla mia camera. "Oh, Gesù, chi è stato?" Domanda preoccuparta - o falsamente preoccuparta, non so.

"Nessuno in particolare. . ."

Sospira e mi guarda, compassione nei suoi occhi. Non voglio la sua compassione, ne pena ne nulla. Non voglio avere questo effetto sulla gente, non voglio che hanno pietà di me solo perché ho la faccia e il corpo pieni di lividi e le braccia piene di tagli. "Alyssa, se hai qualche problema o se qualcuno ti da fastidio, devi dircelo, okay? Possiamo aiutarti, in qualche modo. . ." È tuo figlio il problema. Di certo non puoi metterti contro di lui per me, una sconosciuta. Annuisco e continuo a mettere a posto.

"Perché avete deciso di adottarci?" Chiedo.

"Noi- beh. . ."

Aspetto qualche minuto prima di parlare, "Vabbé, non importa." Lascio lo straccio sul tavolo e mi avvio verso l'uscita della cucina.

"Mark aveva una sorella gemella. . ." Mi blocco e mi giro per ascoltarla, ha lo sguardo basso e le braccia incrociate. Mark aveva una gemella? "Lei è morta dieci anni fa. . ." Mi avvicino più a lei e resto in silenzio. "Una ragazza di quindici anni l'ha picchiata fino a farla andare in coma. Abbiamo deciso di adottarvi, se così si può dire visto l'età,  perché volevamo-" si blocca a causa delle lacrime. Non so che fare, non ho mai consolato una persona, è il contrario, in realtà. D'istinto l'abbraccio, non so davvero che fare.

Dopo una decina di minuti si calma e mi sorride, faccio lo stesso sforzando un sorriso. "Grazie, Alyssa" Mi abbraccia di nuovo. Non sono abituata a tutti questi abbracci.

-

Il mattino dopo vado a scuola, ho sempre la maledetta paura di lui, adesso più che mai. Sapere che è arrivato a togliermi la verginità, a sottrarmela, a rubarmela, mi fa solo ribrezzo. Perché le persone arrivano a questo punto? Perché prendersi la verginità di altri solo per uno scopo personale o per cattiveria? È una cosa orrenda, davvero.

"Pronto?"

"Piccola. . ."

"Harry! Oddio, che hai combinato?"

"Aly, ascolta, non andare a scuola."

"Perché?"

"Vai dagli assistenti sociali e fai vedere loro cosa quel bastardo ti ha fatto, dopo dì loro dell'Inghilterra."

"Harry. . ."

"Alyssa, ho parlato con una di loro, mi ha detto che faranno il possibile mandarti in Inghilterra."

***

SAAALVEEEE

E con grande richiesta ecco a voi il capitolo 17! Lala.. Da premettere che oggi ho fatto l'asociale non uscendo e l'ho scritto yeye

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Shadow

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