∼ Aaron ∼
Correvo ormai da parecchio tempo all'inseguimento della mia preda. Le zampe affondavano nel terreno instancabili mentre il vento docile mi accarezzava la pelliccia. Avevo imparato fin dalla più tenera età a cacciare. Era stato mio fratello ad insegnarmelo dopo la morte di nostra madre. Fu solo grazie a lui che imparai l'arte del sopravvivere. Mi insegnò le basi della caccia e le regole fondamentali su cui si reggeva l'esistenza. Diceva sempre che gli animali si dividevano in due categorie: quelli che uccidevano e quelli che venivano uccisi e che entrambi fuggivano dalla paura, la paura della morte. I primi per la fame e i secondi per la vita. A quel punto mi chiedeva "Cosa siamo noi?"
Io prontamente rispondevo "Lupi"
"E chi siamo noi?"
"Assassini!"
Una mano robusta mi sfregava i capelli scompigliandomeli tutti e in un sussurro rispondeva "Esatto, piccoletto, non lo dimenticare mai. Non dimenticare mai chi siamo."
Un brontolio mi riscosse dai miei pensieri. Era lo stomaco che si faceva sentire. Guardai di fronte a me la mia preda che non perdeva la morsa per la fuga, che stava ancora lottando per la vita. Aumentai l'andatura intento a farla finita. A separarci restavano solo pochi metri così spiccai un balzo pronto per azzannarla. In quel preciso istante però un forte odore arrivò alle mie narici facendomi perdere la concentrazione e cadere a terra con un forte tonfo. Non feci in tempo a rialzarmi che vidi l'animale scappare via con la coda tra le gambe.
Mi maledissi tra me e me mentre presi ad annusare l'aria e scoprii con mio grande sollievo, nonostante tutto, che l'odore era ancora lì. Mi sembrava di non aver mai sentito odore più buono di quello, dava quasi assuefazione. Decisi all'istante che dovevo conoscerne l'origine così titubante mi misi a seguirlo sentendo ad ogni passo il cuore accelerare i suoi battiti. Tra il fogliame scorsi per terra un corpo. Si trattava di una ragazza, era di magra corporatura con lunghi capelli neri e lisci. La sua pelle era coperta di cicatrici e bruciature, ma si poteva intuire che sotto i tagli e lo sporco avesse una carnagione diafana. Indossava vestiti per lo più strappati e anch'essi sporchi. I battiti del mio cuore ormai martellavano incontrollati e l'unica frase che il mio cervello riusciva a registrare era: "non può essere!". Mi ritrasformai in un uomo e con delicatezza la presi in braccio. Le osservai il viso e con una mano le pulii le guance dalla terra, la strinsi forte tra le braccia e decisi di portarla al branco.
-*-*-
«Chiamate il dottore!» strepitai una volta arrivato correndo in infermeria.
«Aaron cosa succede? Chi è lei?» mi chiese qualcuno.
«Il dottore, ho detto!» sbraitai ancora a gran voce.
«Certo, vado subito»
Una volta entrato in infermeria poggiai delicatamente la ragazza sul lettino. Il medico del branco era già stato avvisato e si mise subito a visitare la paziente. Io intanto mi misi in disparte seduto su una seggiolina senza mai staccare gli occhi dall'uomo. Mi sentivo terribilmente in ansia per le sorti di quella piccola creatura. Un'infermiera venne subito a portarmi qualche vestito. Non mi ero neanche accorto di essere rimasto senza dal momento che per noi la nudità non era mai stata un problema, siamo mezzi animali dopotutto. La guardai e le feci un cenno di ringraziamento che lei subito ricambiò.
Dopo un tempo che mi parve infinito il dottore si girò a guardarmi.
«Allora?» chiesi subito.
«La ragazza sta bene, a parte qualche lacerazione e abrasione non ha subito danni permanenti. Ha solo bisogno di molto riposo.»
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Luna di Alabastro
FantasyLa storia tratta di una giovane ragazza di nome Nives e del suo desiderio di vendetta e di rivalsa verso la sua famiglia e il suo popolo che dai tempi antichi è stato quasi condannato all'estinzione, ed oggi considerato da alcuni solo una leggenda...