CAPITOLO 35: L'ULTIMA STELLA

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Point of view Nives

Mi svegliai nel letto accanto ad Aaron madida di sudore con quella frase ambigua che mi rimbombava nella testa. Lanciai uno sguardo al mio compagno il quale stava ancora dormendo, così decisi come prima cosa di necessitare una doccia e magari questa volta sarei pure riuscita a terminarla in santa pace.

Mentre l'acqua scorreva benefica sul mio corpo riflettei anche sul nuovo incontro che avevo avuto con la Dea. Nonostante fosse mia Madre e malgrado fossi in un certo senso sempre contenta di rivederla, ogni volta che riuscivo a parlare con Lei mi sconvolgeva a un altro po' la vita. Sul serio noi draghi avevamo abitato in un altro luogo in un tempo parecchio passato? E che tutto sarebbe tornato al suo posto alla fine di questa guerra? Ed io? Come avrei fatto a vincerla? Lì tutti contavano su di me, ma io non sapevo nemmeno di che cosa fossi capace, di quali poteri avessi avuto in eredità da Lei. Non volevo deludere nessuno e non avrei permesso che le loro speranze fossero mal riposte. Altre domande continuavano a susseguirsi nella mia mente, avrei dovuto davvero viaggiare attraverso le dimensioni dello spazio? Come avrei fatto a convincere ogni singolo individuo della mia razza a seguirmi verso un futuro ignoto? E per ultimo, ma non per questo meno importante, come diamine avrei fatto a dire ad Aaron che avrei dovuto viaggiare per chissà dove e non tornare tra chissà quanto, forse per anni?

Mi appoggiai con la schiena al muro e mi presi la testa tra le mani per provare a far smettere di girare il mondo come una trottola. Oh Dea, quando Aaron saprà la notizia impazzirà sicuramente.

Una volta che mi fui ripresa e che la terra tornò ad essere una superficie solida ed immobile finii di farmi la doccia, mi infilai qualche vestito che mi ero portata di ricambio ed uscii dal bagno.

In camera c'era Aaron, ormai sveglio, che mi aspettava seduto sul letto. «Buongiorno, non ti ho visto di fianco a me quando mi sono svegliato e mi sono preoccupato.»

«Sei troppo apprensivo» risposi imbarazzata ed allo stesso tempo un po' scorbutica.

Nel mentre anche gli altri con calma si stavano alzando.

Mi guardò stranito. «Stai bene oggi?»

Prima che potessi rispondere qualcuno suonò il campanello. Luke, il meno assonnato tra tutti noi, si precipitò ad aprire. Lo sentii discutere per qualche istante e subito dopo tornò in stanza seguito da due donne le quali, appena mi videro, si precipitarono di corsa da me.

«Tu sei Nives, giusto? Piacere di conoscerti. Vieni, sbrigati, dobbiamo iniziare a prepararti, non devi fare tardi!» Dissero sbrigative cercando di spingermi verso la porta.

«Hey, aspettate! Andare dove? Fare tardi per cosa?» chiesi mentre contemporaneamente Aaron faceva «Ma che cosa volete?»

Guardarono me ed Aaron alternativamente come se non riuscissero a capire se facessimo sul serio o scherzassimo. «Ma alla tua cerimonia naturalmente!» rispose una delle due ai miei interrogativi.

«Cerimonia?» Guardai Luke per sperare di capirci qualcosa.

Lui di rimando mi sorrise. «Vai a conoscere il tuo popolo Nives.»

-*-*-

La preparazione in questione fu lunga e meticolosa, e a dir poco noiosa. Tanto per cominciare mi costrinsero nuovamente a fare il bagno, anche se io le supplicai dicendo che per quella mattina mi ero già lavata una volta. Fui coperta di creme e profumi, poi si passò alla cura del corpo e del viso, fui truccata ed incipriata, mi fu fatta un'acconciatura estremamente complessa ed infine mi fu fatto indossare un vestito.

Quando mi guardai allo specchio per poco non mi riconobbi io stessa e dovetti ammettere tra me e me che quella orrida mattina passata a tribolare almeno era servita a qualcosa. Il vestito che mi avevano fatto indossare era di un colore bianco come la neve, il corpetto, su cui era presente qualche ricamo bianco-argentato, mi metteva nella giusta evidenza i fianchi e il seno, la gonna proseguiva verso il basso in modo morbido e di un'ampiezza giusta, senza risultare ridicola. I lineamenti argentati seguivano la linea del vestito andando ad addensarsi in vita e sfumando man mano col proseguire della gonna.

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