CAPITOLO 26: LE LUCI DELLA RIBALTA

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Point of view Unknown

Ero appostato in un angolo del corridoio a guardia delle celle. Era da diverse ore che rimanevo nella stessa identica posizione. Abituato com'ero dagli allenamenti tuttavia non mi sentivo per niente indolenzito, anzi ero particolarmente euforico quel giorno, ma cercavo comunque di rimanere tranquillo e concentrato per non destare sospetti. Finalmente era arrivato il momento in cui avrei terminato ciò per cui mi ero arruolato e sarei potuto tornarmene a casa.

Guardai l'ora segnata sul mio orologio da polso. 19,53. Se tutto sarebbe andato secondo i piani tra 1 ora e 7 minuti mi sarei trovato fuori di qui. Aprii il borsello attaccato alla mia cintura e vi tirai fuori una fiala, la mia unica salvezza in questo lurido posto. La stappai e bevvi un sorso. Purtroppo fu l'ultima goccia, ma non me ne preoccupai perché non ne avrei comunque più avuto bisogno. La rimisi accuratamente nel borsello. Ancora mi faceva ribrezzo, dopo mesi che ero costretto a ingoiare quello schifo maleodorante, e non aiutava certo il fatto di sapere di che cosa si trattasse. Un particolare distillato del sangue di quegli inetti era stato creato in modo che noi potessimo mimetizzarci tra loro e sfuggire, o meglio ingannare, i loro sensi.

19,58. Tra 2 minuti sarebbe venuto qualcuno a darmi il cambio.

19,59. Aprii lo sportelletto di una cella per guardarci dentro. All'interno trovai un uomo che ricambiò il mio sguardo. «Pronto?» Dissi soltanto. Quello annuì e basta. Aveva capito. Tutti avevano capito. Avevo già spiegato loro chi ero e il piano da seguire e loro sapevano che non erano più soli.

20,00. Vidi arrivare qualcuno dal fondo del corridoio, così semplicemente me ne andai lasciandogli il posto.

Salii in fretta qualche piano di scale fino a trovare una finestra. 20,05. Giusto in tempo per cogliere una scintilla luminosa nel fondo della notte. Sorrisi tra me e me. Tutto stava andando secondo i piani. C'erano voluti mesi per organizzare questo colpo, per entrare a far parte della guardia di questo castello e altri mesi trascorsi lavorando semplicemente come soldato per non far saltare la copertura. Era necessario lasciare che trascorresse del tempo per far distogliere l'attenzione degli altri dai membri nuovi del corpo di guardia. Le cose si smossero definitivamente quando era arrivata lei. Allora capii che non si poteva più procrastinare. Bisognava agire in fretta.

In quei giorni era arrivato il comandante e l'ufficiale a quell'ora doveva essere con lui per discutere sul da farsi, quindi il suo laboratorio doveva essere libero. Nel periodo che ero rimasto qui avevo sgraffignato parecchie informazioni segrete dal database ricopiandole su un'apposita chiavetta. Era necessario però rubare qualcosa di fondamentale importanza che non sarebbe dovuta rimanere un secondo di più tra le loro mani e senza la quale non mi sarei permesso di fuggire.

Durante il percorso mi fermai ogni tanto per innescare le bombe che avrei dovuto far esplodere al momento opportuno. Scelsi i posti dove disporle con cura in modo che non fossero visibili a meno che uno non sapeva dove trovarle.

Arrivai nel suo laboratorio e mi diressi immediatamente sella stanza in cui sapevo che conservava tutte le informazioni e gli oggetti segreti. Dopo un po' di ricerca finalmente lo trovai. Il flaconcino contenente i resti del sangue che era stato prelevato alla Figlia della Luna. Misi anch'esso nel mio borsello insieme alla fiala e mi voltai per andarmene.

20,32. A quest'ora il prigioniero doveva aver eseguito la sua parte del piano. Il progetto originale prevedeva semplicemente che sarei dovuto arrivare io a liberare i carcerati, ma dovendo andare andare per quest'ultima commissione ovviamente non c'era abbastanza tempo e mi ero dovuto arrangiare.

20,37. Arrivai a destinazione per trovarmi davanti il soldato svenuto e tutti i prigionieri fuori dalle loro celle.

«Ci siete tutti?» Chiesi.

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