∼ Nives ∼
Mi svegliai con la testa che mi scoppiava, provai a muovermi ma mi uscì un lamento dalla bocca a causa dei dolori provati in svariate parti del corpo. Mi sentivo stanca. Appena aprii gli occhi mi colpì il buio, la totale assenza di luce.
«Nives? Sei sveglia?»
Non riuscivo a vedere assolutamente niente, dalla mia posizione sdraiata mi accorsi che il mio corpo non era a contatto diretto col nudo pavimento ma c'era qualcosa a tenermi in una posizione se vogliamo un po' più comoda, una branda era stata appoggiata per terra, mi alzai leggermente sostenendomi coi gomiti «James sei tu?» ero tornata nella mia cella.
«Sì, sono io, allora ti sei svegliata finalmente.»
«Cos'è successo?» chiesi dopo un'istante di silenzio.
«Non so, il tizio di prima ti ha riportata qui e ti ha sistemato su quella branda. Sanguinavi» disse pronunciando l'ultima parola con una certa titubanza.
«Ah già» in quell'istante ricordai. «Maledizione!» urlai in uno scatto di frustrazione alzandomi a sedere in un unico movimento, poi sentii lo strappo ai muscoli ed urlai di nuovo.
«Fai attenzione, sei ancora debole» mi rimproverò lui con una certa preoccupazione nella voce.
«James» dissi senza ascoltarlo «Loro hanno mio fratello.»
Ci fu un istante di silenzio «Che cosa?»
«Loro hanno mio fratello, dobbiamo salvarlo. Devo salvarlo» mi corressi poi, non volendo far correre un rischio inutile pure a James visto che era di mio fratello che si trattava.
«Senti ragazzina, tu non farai proprio un bel niente da sola.»
«Come scusa? Stiamo parlando di mio fratello! Chissà cosa gli avrà già fatto quella gente! Non posso stare semplicemente qui con... con le mani in mano.»
«Questo l'ho capito benissimo, dico solo che non uscirai di qui da sola. Quando eri via ho controllato quella porta e le mura di questo posto. Un macigno spesso così di metallo ci separa dall'ambiente esterno, le pareti sono in solida roccia, impossibili da scalfire persino per i miei artigli, c'è una finestrella là in alto, l'ho trovata praticamente a tentoni, entra un po' di aria dall'esterno, ma non so dove conduca, di certo non lascia entrare alcuna luce, e poi anche se fosse è troppo piccola persino per provarci ad uscire da lì. Non c'è una via di fuga da questo schifo di posto. Maledizione, sono stati bravi a progettare questo bunker quei bastardi!» ringhiò terminando il discorso in un eccesso di rabbia.
Diversi colpi di tosse gli tolsero la voce. Mi avvicinai a lui allora, gli occhi mi si erano ormai abituati all'oscurità così potei vedere la sua camicia strappata e mal ridotta, la mano stretta al petto. Gli presi l'orlo della maglietta e lo vidi irrigidirsi per un istante prima di rilassarsi e permettermi di dare dare un'occhiata alle sue condizioni. Il torace era disseminato da lividi che avevano preso i toni del viola, inoltre vi erano diversi graffi netti che gli attraversavano la pelle in punti ben precisi. Inclinai le labbra in una smorfia.
«Ti hanno proprio pestato a dovere quelli là.»
«Già, puoi dirlo forte» fece per ridere di nuovo ma un ulteriore attacco di tosse glielo impedì.
«Hey non ridere» lo rimproverai lasciando andare l'orlo della maglietta e con la mano andai a scostargli gentilmente i capelli dalla fronte imperlati di sudore, lì inciso sulla pelle c'era l'ennesimo taglio.
«Ce ne dobbiamo andare da qui, dobbiamo trovare un modo o quelli ci uccideranno, tu non hai visto cosa...» a quel punto la voce mi si incrinò rivedendo nella mente come immagini dell'orrore i volti pallidi e mezzi morti di quei poveri ragazzi utilizzati come cavie. Di nuovo mi colpì il volto stravolto di mio fratello, la voce rotta, il dolore che era stato in grado di trasformare quegli occhi un tempo così limpidi, dovevamo andarcene da lì.
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Luna di Alabastro
FantasyLa storia tratta di una giovane ragazza di nome Nives e del suo desiderio di vendetta e di rivalsa verso la sua famiglia e il suo popolo che dai tempi antichi è stato quasi condannato all'estinzione, ed oggi considerato da alcuni solo una leggenda...