Con la mente immersa nei ricordi

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CAMILA
Il sole inizia inizia solleticarmi il viso. Apro gli occhi lentamente, ho ancora troppo sonno per alzarmi. Mi giro dall'altro lato per rimandare il momento inevitabile del risveglio, ma il sole continua a punzecchiare i miei occhi. Non mi ricordavo che dalla mia finestra entrasse una luce cosí forte. Ma poi ricordo...MERDA.
Mi sveglio di soprassalto, con un fortissimo mal di testa. Porto la mano alla fronte per sentire se ho la febbre, ma non mi sembra. Inizio a guardarmi intorno e piano piano frammenti di una serata che ricordo a malapena iniziano a unirsi come se fossero pezzi di un puzzle che non riuscirai a mai finire. Casa delle ragazzo con quelle scarpe orribili, vodka, alcool, musica, ristorante messicano, Shawn... Indovinate qual è la parola chiave che unisce tutte le altre: la mia stupiditá, la mia fottuta stupidità. Mentre sono intenta a riorganizzare i ricordi nella mia testa, il profumo del caffè arrivano al mio naso. Mi alzo dal divino ancora incosciente e piena di dubbi e domande. Immaginate uno zombie che non capisce niente ma sa per certo che vuole un cervello da mangiare e va dritto a prenderlo senza interrogativi. Ecco al posto del cervello mettete un caffè e per quanto riguarda me... beh in questo momento assomiglio a uno zombie quindi non sarà difficile da immaginare.
Entro in cucina e vedo subito una figura alta e magra che sta mangiando dei biscotti inzuppati nel latte.
-Buongiorno- mi dice.
-Ciao- gli rispondo dirigendomi alla macchinetta del caffè senza altre parole.
-Dormito bene?-
-Si grazie...Puoi dirmi dove sono le tazze?- Passiamo alle domande serie, devo pur fare colazione anch'io.
- Oh certo...- Si alza dalla sedia, si avvicina a una mensola davvero disordinata e prende una tazza e delle fette biscottate.
Ci sediamo al piccolo tavolino della cucina uno di fronte all'altro senza fiatare. Lui è perfettamente vestito con giacca elegante, cravatta e al polso porta un orologio che si direbbe parecchio costoso. Io sono mezza nuda, l'unica cosa che indosso è una maglietta bianca enorme che non so da dove sia spuntata e ho i capelli che assomigliano più a un cespuglio che a dei capelli normali.
Visto che questo ragazzo non vuole iniziare a parlare lo farò io...
-Senti em....tu.- merda neanche mi ricordo il suo nome. - Senti non mi ricordo nulla di quello che è successo ieri sera, ma è meglio cosí non voglio saperlo Perchè potrei davvero pentirmene. Finisco di fare colazione mi cambio e tolgo il disturbo, in questo modo sarà come se non ci fossimo mai incontrati. Che ne dici?-
SHAWN
È seria?! Non mi ha neanche ringraziato per tutto quello che ho fatto per lei ieri?! Persone di questo genere non le posso sopportare, sono cosí egoiste e manipolatrici. Devo riuscire a calmarmi, un bel respiro. D'accordo la devo assecondare. In fondo dimenticarsi di ciò che è accaduto ieri sarà la cosa migliore sia che per me che per lei. Le nostre strade si sono incrociate per un pò ed è stato divertente, ma adesso è finita, si ritorna alla vita vera.
-Si certo sono pienamente d'accordo- dico col sorriso più convincente che riesco a trovare.
-Io sto uscendo proprio adesso Perchè devo andare a ritirare la macchina dal meccanico e poi ho un esame importante.-
-Interessante...- dice lei con aria annoiata. Ok la faccio breve.
-I tuoi vestiti sono appesi sullo stendino in balcone perchè li ho lasciati asciugare.-
-Grazie-
Non so cos'altro dire. Avevo calcolato 21 situazioni diverse in cui ci saremmo potuti ritrovare questa mattina e tutte comprendevano un grazie, un sorriso, un numero di telefono, ma a quanto pare mi sbagliavo. Non so nulla di quella ragazza, ma ho capito che lei va oltre calcoli, banalità, lei è imprevedibile e non puoi controllarla. In alcun modo.
Alla fine si riduce tutto a uno stupido pensiero.
Speravo che le parole mi venissero portate dall'aria e che la mia bocca cominciacce a parlare da sola ma non sta accadendo quindi...
-D'accordo allora esco. Quando esci sbatti la porta non c'è bisogno di chiuderla con la chiave.-
-Va bene- mi guarda come se stesse aspettando qualcosa. Io ricambio il suo sguardo confuso quando lei rompe l'imbarazzante silenzio con un "addio" e si porta la tazza di caffè alle labbra.
"Addio" è solo una parola, eppure non avrei mai pensato che una parola potesse fare cosí male. La voce di Camila, quando non è ubriaca, è cosí simile a quella di Angy che rievoca in me immagini, ricordi che avrei preferito non rivivere. D'un tratto le gambe diventano pesanti e sento delle mani che stringono il mio cuore che pulsa, la mente mi si offusca, persa in quel labirinto di vita che ha come unica via di scampo la morte. Angy...perdonami.
-Hey, tutto okay?-
Sento la voce di Camila, ma è come se si sovrapponesse a tutte le immagini e le persone che mi scorrono davanti gli occhi in questo momento. Poi Camila posa una mano sul mio viso, chiudo gli occhi e mi sembra di avere Angy qui con me, ma quella mano non stava per offrirmi una carezza o un conforto bensì uno schiaffo.
-Angy! Perchè mi hai dato uno schiaffo?!-
Io e la ragazza che ho di fronte ci guardiamo confusi come pochi minuti fa. Il sole che le brillava negli occhi è stato velato da alcune nuvole, invece nella mia testa le nuvole di sono appena dissolte e torno a vedere con chiara e ciò che mi circonda.  Mi sistemo la cravatta, schiarisco la voce e prendo un bel respiro.
-Perdonami, la tua voce mi ha ricordato una persona a ne cara che non vedo ormai da molto tempo.- dico tutto d'un fiato mentre cerco di ritrovare me stesso.
-Anche mia sorella di chiamava Angy- mi dice Camila. Torna lentamente a sedersi e prende in mano la tazza di caffè con gesti meccanici, vuoti.
Se in questo momento fosse il mio compleanno e mi ritrovassi a esprimere un desiderio soffiando sulle candeline della torta, sicuramente chiederei di uscire da questa situazione talmente strana da non poter essere descritta a parole. Purtroppo però oggi non è il mio compleanno e non ci sono candeline da spegnere quindi esco dalla stanza e basta. Sbatto la porta di casa, mi ritrovo sul pianerottolo, scendo le scale ed eccomi per strada con il corpo qui, ma con il cuore in cucina e con la mente ancora immersa nei ricordi.

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