Perfetti sconosciuti

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                                  CAMILA
Mia sorella Angy...un nome che racchiude in sè troppi ricordi. È stata lei a insegnarmi i primi accordi con la chitarra, mi ricordo come fosse ieri: io e lei in garage, sedute sulle scatole di cartone che servivano a papà per il trasloco, a suonare per ore e ore senza mai stancarci. Solitamente lei cantava e io l'accompagnavo strimpellando la chitarra con un Mim e un Sol. Aveva una voce dolce, soave, sembrava quasi riuscisse ad  accarezzarti. Anche quando semplicemente parlava  era capace di rapirti in uno dei suoi discorsi da intelligentona e coinvolgerti in ogni parola che usciva dalle sue labbra. Non glielo mai detto, non ho fatto in tempo, ma ho sempre sperato che scegliesse di costruire una carriera sulla musica, invece  di iscriversi all'università di medicina. Non ho mai capito Perchè l'ha fatto. Probabilmente solo per accontentare nostra madre, che aveva riposto in lei tutte le speranze di una famiglia che ormai non ne aveva piú. In me invece non ha mai riposto un minimo di fiducia o forse all'inizio si, ma dopo un guaio dopo l'altro in cui cacciavo non solo lei ma tutta la famiglia era logico che non avesse piú la forza di perdonarmi e di aiutarmi.
Va bene, basta cosí.  A volte preferirei che il tempo stesse dalla mia parte, ho sempre combattuto da sola e lui sarebbe un formidabile alleato, ma penso che nella battaglia contro la vita lui sia rimasto neutrale, perció mi devo sbrigare e uscire da questo appartamento il prima possibile.
                                   SHAWN
Se solo avessi avuto un pó più tempo sarei riuscito a ricontrollare meglio tutte le risposte che ho scritto sul foglio dell'esame, peró credo sia andato molto bene lo stesso. Non riuscivo a togliermi dalla testa due occhi neri pieni di desiderio e quel profumo acre di arancia che proveniva dai suoi capelli. Guardo l'orologio: è giá ora di pranzo, ormai avrà lasciato il mio appartamento da un pezzo. Meglio cosí. È stata soltanto una divertente parentesi  delle nostre vite che per un'attimo si sono incrociate, ma la mattina seguente sono tornate come erano prima, ognuna per conto suo.Quell'incrocio  però ha provocato parecchi incidenti, primo fra tutti Picor. Devo andare lí e scusarmi con il proprietario per quanto successo ieri. Ho ancora la mente ferma nei momenti vissuti ieri quando apro la porta del ristorante  e mi scontro con una persona che stava uscendo.Camila. Stava per chiedermi scusa quando alza la testa e capisce chi ha davanti. Ci guardiamo in silenzio per qualche istante come se qualcuno avesse messo in pausa il film della nostra vita, stiamo lentamente tornando sconosciuti.
"Scusa giovanotto, puoi spostarti dalla porta dovrei entrare..." Quella frase rompe il silenzio e fa riprendere il film. Mi sposto leggermente e faccio entrare la signora, mentre Camila esce e si ferma di fronte a me.
"Se eri venuto qui per pagare stai tranquillo, ci ho già pensato io."
"Ah em...Grazie mille allora, lo avrei fatto io si, ma a quanto pare sei stata piú veloce tu."
Percepisco la tensione nell'aria, potremmo tagliarla con un coltello.
"Figurati era il minimo che potessi fare per ringraziarti del tuo aiuto di ieri sera."
Sorrido come un imbecille mentre continuo a dondolarmi sui talloni perchè non so cosa rispondere. Di solito non mi mancano mai le parole di bocca, ma questa ragazza mi fa uno strano effetto, come se mi togliesse il fiato dai polmoni.
"Ciao Sasha. Grazie ancora" Mi dice con fare sbrigativo. Raccoglie i folti capelli in una crocchia disordinata come quella che portava quando l'ho vista per la prima volta in metro, si sistema la chitarra in spalla, si volta senza incrociare il mio sguardo neanche un secondo e comincia a camminare, ma ormai è troppo lontana per sentirmi dire: "Shawn...il mio nome è Shawn."

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