CAMILA
"Andrew smettila ti prego! Se continui lo ammazzerai!"- urlo, ma Andrew continua ad ignorarmi. Non ce la faccio. È come se il mondo mi stesse crollando addosso, come se le pareti di questo piccolo bar, che prende vita di notte e dorme di giorno, mi stessero per schiacciare. Non riesco a tenere le palpebre alzate. Andrew sta picchiando a morte un ragazzo senza alcun motivo ragionevole. A lui non è mai servito un motivo per fare a botte con qualcuno, il suo unico intento è dimostrare che lui è il più forte e se provi solo a rispondergli o a reggere il suo sguardo sei finito. Quando parli con lui devi abbassare gli occhi, sottomesso, come fossi un cane.
In lontananza sento finalmente le sirene della polizia che metterà fine è questo strazio. I poliziotti troveranno solo un ragazzo sdraiato a terra con la faccia sanguinante e lo stomaco pieno di lividi viola che riesce a malapena a respirare, ma il colpevole di quelle ferite non lo affereranno . Andrew è sempre riuscito a fuggire dalla polizia e ne fa un vanto, ma la verità è che è un misero codardo. Non so perchè ogni sera mi ritrovo ancora qui a bere con lui, ogni sera so cosa succederà eppure ci casco sempre, inevitabilmente. Due poliziotti in divisa scura entrano nel bar con le pistole puntate, gridando con tono deciso: " Mani in alto altrimenti spariamo!" Ad alcuni sarebbe preso il panico a questo punto, ma io ci sono abituata, ormai è da anni che pago le conseguenze delle azioni di Andrew, ma mi va bene cosí perchè mi sento colpovele anch'io in qualche modo. Colpevole di trovarmi qui nel posto sbagliato ogni notte, di bere con il ragazzo sbagliato ogni notte, di essere troppo debole per impedire quello che accade davanti ai miei occhi. È giusto che mi portino in caserma, perchè chi non è capace di prendere una decisione e sta fermo a guardare, in realtà ha già deciso e ha fatto la scelta più sbagliata. Cosí in silenzio mi lascio portare in caserma e lungo il tragitto in macchina ne approfitto per riposare e chiudere gli occhi.***
"Camila, collabora per favore, ormai è l'ennesima volta che arrestano te per una rissa notturna invece del tuo ragazzo Andrew. So benissimo che tu non c'entri nulla, te lo leggo in faccia, ma finchè non mi sveli dove si nasconde non posso aiutarti." -mi dice Carl, il capo poliziotto. Stranamente ogni volta che mi arrestano c'è lui di turno. Le prime volte gli raccontavo tutto, che era stato Andrew a rubare quei soldi o a picchiare quel ragazzo, che era stata sua quell'idea, che mi ricattava... adesso invece preferisco rimanere in silenzio. Odio Andrew e appena ne avrò la possibilità scapperò da lui e da questa merda di città, ma adesso non è possibile, non ho ancora accumulato soldi a sufficienza. Quando decisi di andarmene da casa dei miei genitori incontrai Andrew in un negozio di articoli musicali, stava cercando una tastiera, mentre io delle nuove corde per la chitarra. Inizialmente però pensavo lavorasse lí perchè era vestito tutto di blu e indossava un capellino con la visiera con stampato sopra il logo del negozio ( poi scoprii che era un cliente affezionato perciò il gestore del negozio aveva deciso di regalarglielo). Gli chiesi qualche consiglio sulle corde e lui me ne diede parrecchi e particolarmente dettagliati. Andammo a prendere un caffè insieme ancora chiacchierando di musica, strumenti e dei nostri artisti preferiti, mi ricordo che lui mi disse che era in fissa per Pino Daniele, un cantautore italiano. Iniziammo a frequentarci, io nel frattempo dormivo a casa di una mia amica, col passare dei giorni però cominciai ad aprirmi sempre di più con lui e gli raccontai tuto su di me, la mia famiglia e lui fece altrettanto. Una volta conosciuta la mia situazione mi chiese di andare a vivere con lui in un bilocale al centro della città. Accettai subito. Penso sia stato uno dei periodi più felici della mia vita quello passato con Andrew il primo anno. Ci divertivamo, senza pensieri, lui la mattina andava a lavorare in una libreria, nonostante odiasse leggere, mentre io nel frattempo suonavo per le strade esibendomi per chiunque volesse fermarsi ad ascoltare. Il pomeriggio invece uscivamo, cucinavamo insieme o scopavamo. Il più delle volte scopavamo penso e cazzo scopavamo da dio.
Poi un giorno lo licenziarono dalla libreria, quello che guadagnavo con i concerti per strada non era sufficiente per pagare l'affitto, di conseguenza la padrona di casa ci sbattè fuori a entrambi. Avete presente quando uno pensa: la mia casa è il mio fidanzato, il mio posto sicuro dove rifugiarmi dalle tempeste è lui. Stronzate.
Anch'io all'inizio pensavo che ci saremmo aiutati, fatti forza a vicenda e avremmo ricominciato da capo, insieme, ma non fu cosí. Andrew si arrese, decise di non continuare a lottare e si abbandonò alla droga che con i mesi lo trasformò nel mostro che è adesso. Io ho continuato a cantare per le vie, mangiando hot dog ogni giorno e tornando a dormire dalla solita amica, che però adesso non mi voleva più perchè aveva paura di poter imbattersi in Andrew o di avere problemi con lui. Di conseguenza dormo a casa della mia amica solo nel weekend, durante la settimana mi arrangio. Ho trovato un piccolo appartamento, davvero minuscolo, in periferia, la padrona non chiede tanto per l' affitto quindi l'ho preso... ma è un buco, lo uso solo per dormire, la mattina, appena apro gli occhi, esco e la sera tento di rientrare il più tardi possibile. Vi state chiedendo perchè proteggo Andrew dopo tutto ciò? Perchè io non dimentico. Anni fa è stato l'unico a credere in me, ha darmi fiducia, ha donarmi amore, affetto e una casa. Un periodo di felicità e serenità. Quando tutti gli altri, la mia famiglia, quelli che dicevano di essere miei amici, mi avevano abbandonato. Spesso, casualmente, ci incontriamo nel solito bar. In fondo ogni volta spero di vederlo perchè, sebbene tutto, il suo volto familiare mi trasmette sicurezza, ma alla fine ci casco di nuovo, ogni volta.
"Camila, hai sentito quello che ho detto?"
Carl agita la mano davanti al mio viso e mi riporta al presente. "Scusa come hai detto?"
Lui sbuffa. "Camila comportati in modo serio per una fottuta volta. Chi vuoi che chiami per firmare il tuo rilascio? Tua sorella non c'è più...stavolta chi ti tirerà fuori da guai?"
"Posso fare una chiamata?" Chiedo...forse so chi può aiutarmi.
"Sarebbe vietato..." Carl si guarda intorno con sguardo sospettoso. "Dai muoviti." Dice alla fine e lancia verso di me il mio cellulare, che riesco a prendere al volo nonostante le manette che mi stringono i polsi.
Inserisco la password, apro la rubrica e scorro fino alla lettera S.
"Signor. Chelsea Boots"Aaa Il telefono squilla 7 volte, ma nessuno risponde. Che stronzata.
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Bad reputation
FanfictionLui è il classico bravo ragazzo con una polo, dei libri in mano e ottimi voti. Lei è eccentrica, arrogante e maledetta con una grande passione per la musica e per l'alcool. Due ragazzi che non si erano mai visti prima, scoprono di aver condiviso un'...