Primi passi

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Passai i primi mesi a casa a studiare con una specialista bilingue.
I miei progressi erano formidabili ma presto rallentai e iniziai a fare molta fatica. La sensazione era quella di essere un bambino dell'asilo.
Dicevo parole sconnesse che alludevano a qualcosa per essere capita, ma ora la formazione di intere frasi, purché semplici, mi aveva completamente bloccato.
L'unico vantaggio era trovarmi affianco a una persona della mia età.

Yuu era una sorta di bomba pronta a scoppiare, era allegro, giocava, urlava, come un bambino vero e proprio, nonostante avesse quasi 10 anni.
Era stata una grandissima fortuna trovarmi al suo fianco, riusciva sempre a strapparmi un sorriso con la sua felicità contagiosa.

Giocava a pallavolo nella squadra delle elementari. Anche io giocavo prima di trasferirmi ma non avevo ancora trovato l'occasione di ricominciare.
L'unico problema era che facevamo molta fatica a capirci parlando due lingue diverse. Era difficile comunicare, non aveva la poca esperienza dei suoi genitori, e finivamo per parlare a gesti come se fossimo due sordi.
Certo era sempre divertente giocare con lui, ma mancava qualcosa.
Tutti i dialoghi che si fanno tra bambini non riuscivamo a compensarli, e si faceva sentire parecchio a furia di incomprensioni. L'unica cosa che potevamo fare era giocare a palla.

Improvvisamente dopo qualche mese iniziai a migliorare il mio apprendimento, a pensare in giapponese, a formare frasi una dietro l'altra senza troppo sforzo, anche se con qualche errore, per un solo motivo: Yuu aveva deciso di imparare l'italiano.

Quando me lo chiese lo fece con una frase strana, non l'avevo neanche capita del tutto all'inizio, ma semplicemente prese un foglio, scrisse "neko", e me lo consegnò con un enorme sorriso.
Ricordando gli esercizi fatti con la mia insegnante sapevo che significava gatto, ma ancora non comprendevo quello che volesse.
Allora lui parlò, lentamente, dicendomi "itaria-go desuka?", e compresi.
Scrissi Gatto sul foglio, e glielo consegnai. Fece fatica, e con un accento strano lo lesse.
Ingenuamente scoppiai a ridere e mi guadagnai un enorme broncio e un calcio sul piede. Butto il foglio a terra e si girò offeso. Lo raccolsi e gli ripetei la parola.
Lui sorrise e cominciò a correre e urlare continuamente quella parola, e mi resi conto che il nostro rapporto d'ora in poi avrebbe iniziato a stringersi sempre di più.

*~*

Persi un anno di scuola.
Quando entrai in prima media Yuu era già in seconda, e mi ritrovai da sola un'altra volta.
Non conoscevo nessuno, erano tutti stranieri e non parlavano la mia lingua.
Non feci mai amicizia con loro.
Gli insegnanti ebbero sempre un occhio di riguardo verso di me e mi aiutavano come se fossi una sorta di dislessico, nonostante non lo fossi.
Mi leggevano i testi, mi ripetevano le cose, mi spiegavano quello che dovevo fare negli esercizi.
Penso che in quel periodo mi impegnai il triplo se non il quadruplo degli studenti normali.
Yuu aveva deciso di giocare nella squadra di pallavolo, e sotto sua insistenza lo feci anche io.
Sembrava tutto normale, avevo iniziato di nuovo a giocare e con poche parole ero in grado di farmi capire. Sembrava che le cose si stessero mettendo a posto, e finalmente stavo giocando di nuovo.
Fu durante il secondo anno che cominciarono a sorgere problemi.

Le squadre erano divise in femminile e maschile, ma facevamo gli allenamenti agli stessi orari sfruttando i due campi a disposizione, quindi avevo trovato un modo per parlare con Yuu durante questi momenti.
In uno dei tanti pomeriggi capitò qualcosa di diverso.

Io e Yuu eravamo per il momento alti uguali, ma non per questo avevamo lo stesso ruolo. Lui aveva scelto il libero perché lo adorava, io perché tutte le mie compagne erano più alte di me. Nonostante tutto mi appassionai a quella posizione unica nel campo, e accettandola diventai sempre più forte ogni volta.
Spesso facevamo amichevoli con la squadra maschile per allenamento, nonostante loro fossero a tutti gli effetti più bravi.

In particolare quel giorno era strano. La partita era stata particolarmente faticosa, grondavo di sudore, e il mio respiro era affannato, respiravo rumorosamente.
Forse era perché prima di iniziare mi ero allenata da sola in tutto il tempo libero che avevo e mi ero già affaticata, tuttavia non avevo mai sentito così pesante muoversi sulle mie scarpe.
I giri erano continui, le squadre grossomodo si equivalevano, e non riuscivo a trovare un momento per riprendermi dall'affanno.
Finché ad un certo punto crollai.
Iniziai a tossire come mai prima e non riuscii più a prendere fiato.
Dai miei occhi scendevano lacrime pesanti e sentivo di avere un blocco ai polmoni, come se non fossi più in grado di prendere un respiro.
Svenni velocemente, anche per la mancanza di energie, e chiamarono l'ambulanza.

Successivamente scoprimmo che l'incidente subito due anni prima aveva causato un mal funzionamento dei polmoni. Mi spiegarono che per l'intervento subito e la quantità di polveri che avevo respirato la parete di essi si era fatta molto debole, e questo poteva causarmi problemi respiratori non da poco.
Lo sport mi venne vietato.
Fu così che finii la scuola senza finire il campionato.

———🌸———
Certo che una vita più tragica a sta povera ragazza non potevo darla... sono particolarmente stronza🤔

spero che vi piaccia cone scrivo🙈

~Lanfryee

A Piccoli Passi / Nishinoya YuuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora