Ultima Possibilità

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Emma's pov
1 set.
2 set.
3 set.

Non avevo mai visto i miei amici combattere in quel modo. Sembrava che tutto ciò che facessero fosse frutto dell'esperienza, quando in realtà erano tutte tecniche nuove e fresche di fabbrica.

La potenza del mancino avversario era qualcosa al di fuori dell'immaginabile, ma la nostra difesa si stava straordinariamente evolvendosi dall'inizio della partita.
Non c'era un solo momento in cui il gioco rimanesse fermo, erano come un'onda che assorbiva ciò che la circondava e la sfruttava a suo favore cambiando sempre le sue carte in tavola.

Le difese di Yuu erano strabilianti e per la prima volta mi resi conto di quanto fosse spettacolare il suo gioco e grande la sua presenza in campo. Era faticoso stare dietro alla grande forza degli avversari, eppure ci stavano riuscendo in qualche modo, anche se non sapevo come.

Il tifo era eccezionale, di una presenza significativa e potente. Le voci che gridavano coprivano il rumore delle scarpe che echeggiava, imponenti nel loro tifo richiedente la vittoria e mi riempivano le orecchie mentre anche io svuotavo i miei polmoni in urla di incitazione accompagnata dal sostegno delle mie amiche.

In mezzo a tutto quello mi sentivo avvolta da emozioni forti come ansia, felicità, rabbia, fremevo dall'impazienza nel vedere che la palla non accennava a voler toccare il terreno dopo scambi lunghissimi, e qui il mio unico pensiero era che non cadesse nel nostro campo.

Mi aggrappai con tutta la forza che avevo nelle mani alla sbarra di ferro che poneva fine all'innalzamento della ringhiera e premetti le unghie contro di essa, colta dalla frustrazione di non poterne in alcun modo intaccarne la superficie per poter scaricare in modo alternativo la tensione.
Saeko affianco a me agitò le braccia in aria in segno di vittoria per il punto appena fatto e il set vinto con molta fatica; un ennesimo boato mi colse alla sprovvista da dietro, troppo concentrata sul gioco che si era appena concluso.

Al tramontare del quarto set potevo notare senza stupore la stanchezza negli sguardi dei miei compagni, che si aggrappavano a ogni spiraglio di forza per poter continuare a muoversi. L'adrenalina fungeva da anestesia alla stanchezza mentre uno ad uno prendevano le proprie borracce per bere o, in caso, sciacquarsi il viso madido di sudore.

Sorrisi compiaciuta alla vista dell'andamento della partita e anche io mi unii al coro di incitamento che si era sollevato dalle nostre tribune, prendendo parte alla estrema lotta per sovrastare i canti avversari unicamente per incutere timore, inalzarsi sopra la loro stessa forza e dare l'impressione di essere imponenti davanti al loro cospetto.

Rivolsi nuovamente lo sguardo verso il campo e con grande sorpresa riscontrai che le squadre si erano già disposte per il controllo delle formazioni. Era il tiebreak, la loro ultima possibilità di poter andare ai nazionali con questa formazione, con i ragazzi del terzo anno, solamente quindici punti per dimostrare il loro valore, l'ultima possibilità per andare a sfoggiare le loro divise alla battaglia della discarica ai nazionali.

Se fino a quel momento ero riuscita a contenere in qualche modo tutte le emozioni cercando di darmi un contegno, davanti a quel pensiero non potei fare a meno di essere presa dal nervosismo. Iniziai a mordicchiarmi un'unghia, già corta di per sè, infastidita mentre nel mio ventre sentivo le mie viscere contorcersi dalla paura che il fato potesse sbattergli la porta in faccia senza neanche degnare a chi avesse bussato.

Eppure io stessa avevo consegnato a Yuu il portafortuna, sempre io avevo affermato che ce l'avrebbero fatta, che un portafortuna esegue il suo compito a tempo debito. Quello che portavo al collo, dorato, era il segno della mia fiducia nella loro forza e caparbietà, e mi sarei dovuta tirare uno schiaffo in faccia solamente per aver dubitato del risultato, cosa che però alla fine non feci per non sembrare una pazza.

A Piccoli Passi / Nishinoya YuuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora