Capitolo 13. Avevi promesso

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Ero maledettamente scomoda, e anche a occhi chiusi capivo che c’erano delle fastidiose luci accese.
Si sentiva un brusio di voci, qualcuno che parlottava.
Sbattei gli occhi e fui accecata dal neon che avevo sopra il letto.
Da quando avevo un neon?
Mi guardai un momento attorno spaesata.
Non riconoscevo quella stanza, non ci ero mai stata prima.
Avevo una flebo attaccata al braccio.
Era una stanza di ospedale.
Liam era seduto su una sedia accanto al letto e dormiva con la testa appoggiata al materasso tenendomi la mano.

Quando mi mossi lui si svegliò.
-Oddio grazie al cielo, Kitty.- mi disse accarezzandomi i capelli.
-Cosa è successo?-
-Sei andata in bagno a vomitare e poi sei svenuta e ti abbiamo portata in ospedale. Senti ora vado ad avvertire l’infermiera che ti sei svegliata, va bene?-
-Ok.-
-Torno fra un minuto, promesso.-
Mi lasciò la mano e uscì dalla stanza.
Un attimo dopo arrivò un’infermiera sulla quarantina con un’aria gentile.
-Ehi, ben svegliata cara. Come ti senti?-
-Un po’ scombussolata.-
-È normale. Fra qualche minuto verrà a visitarti il dottore.-
Sentivo Liam che parlava in corridoio, stava parlando con Harry.
-Gli altri tuoi amici sono andati a casa un paio d’ore fa. Quei due non si sono allontanati dall’ospedale neanche un momento. Quale dei due è il tuo ragazzo? Sono stati qui parecchio, ma non l’ho capito.-
-Nessuno dei due a dire la verità. Uno è il mio migliore amico e l’altro è..- nemmeno io sapevo come definirlo.
-È il riccio che non sai definire?-
Le sorrisi.
Come aveva fatto?
Uscì dalla stanza.

Liam entrò per primo.
-I ragazzi stanno arrivando.- mi disse.
-Non c’era bisogno di farli tornare, non sono in pericolo di vita.-
-Hanno detto di avvisarli appena ti svegliavi.-
Liam notò che continuavo a guardare verso la porta.
-Si sente in colpa. Pensa sia colpa sua se sei stata male.-
-Che cavolata. Sarebbe colpa sua solo se io fossi incinta.-
-Come sai di non esserlo?-
-Lo so, Liam. Sono sicura di non esserlo.-
Harry timidamente si affacciò alla porta.
-Visto che riesci a dormire anche senza spuntino?- mi disse.
Io risi leggermente.
I ragazzi arrivarono poco dopo.
E il dottore fu lì subito dopo di loro.

Neanche mi guardò in faccia.
-Buongiorno.- disse guardando la cartellina che aveva in mano.
Non mi piaceva.
A pelle proprio già lo odiavo.
-Non sono incinta vero?- gli chiesi.
-Perché pensa di poterlo essere? Ha un ragazzo?-
-No, ma..-
-Se non ha un ragazzo non dovrebbe aver paura di essere incinta. Oppure la presenza di tutti questi ragazzi qui dentro potrebbe spiegare la sua paura.-
Stava insinuando che io andassi a letto con chiunque.
Vedevo che Harry si stava innervosendo.
-Bè no. Nessuno in questa stanza diventerà genitore per ora. Lei ha avuto una forte reazione a dei farmaci che ha preso.-
-Non ho preso alcun farmaco.-
-Sicura? Antidepressivi, sonniferi?-
-Bè. Un sonnifero ieri notte.-
-Un solo sonnifero non porta a una tale reazione signorina.-
-Ok magari saranno stati due. Volevo dormire e temevo che uno non sarebbe bastato.-
-Bastato per dormire o per suicidarsi?- insinuò alzando finalmente gli occhi da quella cartellina.
-Che ha detto?- scattai io seduta.

Harry e Liam tentarono di rimettermi giù.
-Sulle scatole dei sonniferi c’è sempre l’avvertenza di prenderne solo uno e sono chiaramente scritte le conseguenze di un abuso.-
-Io non volevo suicidarmi. Volevo solo dormire.-
-Ah si? Perché dalla sua cartella medica mi risulta che lei sia stata qualche anno in terapia da uno psichiatra e che sia stata ricoverata in ospedale parecchie volte per i tagli che si era auto inflitta e una volta perché si era rotta un braccio e qualche costola dopo essersi buttata dal balcone di casa.-
I ragazzi si voltarono verso di me.
Liam abbassò lo sguardo.
Sapevo perché faceva così.
 
-Smettila per favore.- mi aveva detto Liam per la centesima volta.
Io tenevo in mano quella lametta che da parecchi mesi ormai era diventata indispensabile.
Il sangue colava lentamente dal mio polso scivolando sui tagli più vecchi.
-Finirai di nuovo in ospedale.- disse Liam.
-Vai via Liam. Un normale quindicenne si diverte in giro, non sta con la sua povera amichetta fuori di testa.-
-Tu non sei fuori di testa.-
-E allora perché devo andare da quel fottuto psichiatra 3 volte alla settimana?-
Lui aveva abbassato la testa e poco dopo avevo visto alcune lacrime scendere sulle sue guance.
Mi ero sentita in colpa.
Non doveva stare male per colpa mia, non se lo meritava.
Buttai la lametta dalla finestra e andai a fasciarmi il polso prima di tornare da Liam.
Stava ancora piangendo.
Allora mi ero seduta accanto a lui e gli avevo messo un braccio attorno alle spalle.
-Non lo faccio più te lo prometto però smetti di piangere per favore.- gli avevo detto.
Lui si era asciugato le lacrime e mi aveva sorriso.
Avevo resistito una settimana.
Avevo promesso di non tagliarmi più, così avevo dovuto trovare altro.
Tante volte io e Liam eravamo usciti sul balcone e avevamo guardato giù pensando se si poteva saltare giù e restare vivi.
E io quella volta ci avevo provato ed ero sopravvissuta.
Liam in ospedale però non ne era stato felice neanche un po’.
-Promettimi che non tenterai mai più di farti del male in nessun modo. Promettimi che non farai mai niente per andartene da me. Promettilo.- mi aveva detto in lacrime.
E io avevo promesso.
E avevo mantenuto la promessa, ma lui conosceva la parte più oscura di me ed era normale la reazione che ebbe.
 
-Avevi promesso.- disse alzandosi dalla sedia.
I ragazzi lo guardarono male.
-Liam io non ho tentato il suicidio devi credermi.- dissi fra le lacrime.
I suoi occhi erano lucidi.
-Ci hai provato troppe volte. Non posso crederti ora, mi dispiace.- disse andandosene prima che qualcuno vedesse le sue lacrime.
-Le prenderò un appuntamento con lo psicologo dell’ospedale. Dopo che lui l’avrà visitata deciderò se rimandarla a casa o mandarla in un posto dove verrà curata.- disse il dottore.
-È opportuno che sia lasciata sola fino alla visita.- aggiunse rivolto ai ragazzi.
Harry fece per allontanarsi.
Gli presi la mano.
-Io non volevo uccidermi Harry, lo sai.-
-Non posso saperlo, Liam ti conosce meglio di chiunque, non io.-
Uscirono tutti lasciandomi da sola.
 
Ero nello studio di quello psicologo da quasi due ore.
Quello non era antipatico.
Avevamo parlato tanto di tutto ciò che di brutto mi era capitato nella vita ed ero esausta.
Rivangare tutti quei ricordi mi stancava molto.
-Christie io non credo che tu abbia tentato di suicidarti coi sonniferi.-
-Davvero? Perché solo lei lo crede?-
-Perché ora so tutto di te e capisco come funziona la tua mente.-
-Anche Liam mi conosce così bene e non mi ha creduto.-
-Lui ha vissuto in prima persona il tuo dolore e ha solamente paura che ci ricadi. È quella paura che lo acceca tutto qui.-
-E il dottor Mallard?-
-Il dottor Mallard è un coglione.- mi disse.
Risi.
-Grazie, Dottor Greyson. Ora tornerò a casa?-
-Ma certo. Non c’è motivo di tenerti ancora qui se non hai nulla. Se avrai voglia di parlare un po’ o di sfogarti questo è il mio biglietto da visita.-
Presi il biglietto e l’infermiera mi riportò in camera.
Mi vestii e misi le mie cose nel borsone.

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