Chapter 3 - Daniele Nicastro

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Ora però sono furioso. 'Fanculo l'Olandese, il Plato e i ragazzi del domani. Io voglio vivere adesso. Qui. Ora.

SU-BI-TO. È chiaro?

Per cui devo liberarmi della merce.

Quindi devo correre fuori da questa fogna.

La porta si apre con un lieve cigolio (un classico, quando decido qualcosa sono sempre in ritardo).

Non mi volto. I passi sul pavimento appiccicoso si fermano alle mie spalle.

«Ciao, verme.»

«Kledi. Ecco da dove veniva la puzza.»

I miei occhi allo specchio guizzano oltre lo stipite della porta rimasta aperta. Su Alberto che fissa chissà cosa imbambolato ma appena mi vede entra in bagno come un funambolo superando Kledi. Si appoggia al muro con i piedi accavallati, rapito da una cimice che zampetta sulle mattonelle. Che vi dicevo? È un coglione.

«Come mi hai trovato?» dico ruotando gli occhi sullo specchio per guardare Kledi.

«Questa è casa mia! L'unico locale clandestino in cui si può ballare sbattendosene della quarantena. Al diavolo i divieti. Siamo i ragazzi del domani!» Schiocca il collo da entrambi i lati.

Se il domani è popolato di Kledi, uccidetemi ora.

«Amico, parlare con te è una figata» il mio sorriso si accende e si spegne in un istante, «ma Alberto è in astinenza da zuccheri, dobbiamo proprio andare. Auf wiedersehen

L'abominevole Hulk fa segno di no col dito. Schiocca la lingua.

Perché cazzo deve schioccare ogni parte del corpo tutto il tempo?

Calma, mi dico. Respira. Ragiona.

Valuto la possibilità di chiudermi a chiave in uno dei gabinetti (uno), approfittare dell'effetto sorpresa attaccando per primo (due); schizzare verso l'uscita gettandomi in scivolata tra le gambe divaricate dello schiocca-tutto (tre).

Okay, nessuna delle tre funzionerà. Archiviate.

«Allora, Dan» mormora da dietro la mascherina. Verde, ovviamente. Come la mimetica che indossa. O i tatuaggi. «Ho saputo che l'Olandese ti ha promosso. Bravo. Ti senti uno in gamba, lo capisco. Il fatto è che così fai sembrare noi dei coglioni.»

«Tu e... chi?» ribatto. Dannata lingua.

Kledi mi travolge schiacciandomi contro il lavabo.

«Di questo passo sai cosa si comincerà a dire?» mi alita in faccia tenendomi bloccata la testa con il braccio tatuato più rigido di un ferro. «Di questo passo si comincerà a dire che Eddi e Kledi sono stati superati dall'ultimo arrivato. Per questo ci sono le regole. E le regole dicono...»

Gli mollo uno schiaffo.

Giuro, non so che m'è preso. Mi è uscito così, forse perché non ne posso più delle stracazzo di regole e il filo non lo voglio saltare: voglio carbonizzarlo e passarci sopra col furgone più grande del mondo.

Il volto di Kledi si deforma.

«Albe?» dico.

Quella sottospecie di mollusco si stacca dal muro, avanza di un passo e solleva il telefono dalla tasca. Una pioggia di cartine delle caramelle si sparge sul pavimento. E lui? Scrive in chat, ovvio. Perché a lui riesce una sola cosa alla volta, ci fosse pure la fine del mondo.

Dunque ora sta digitando.

Io invece sto per morire, e chi mi viene in mente?

Lei. La ragazza del negozio di ventagli. I suoi occhi dal taglio orientale, scuri quanto i capelli setosi. La pelle di madreperla.

Kledi mi sorride e scatta col ginocchio. Me lo ficca tra le gambe con una smorfia maligna. Vuole colpirmi proprio lì, esatto.

Solo che io reagisco a metà. Merda!

In pratica mi chino, il colpo lo accuso ma non come farebbe un Dan. E lui se ne accorge eccome. Merda merda! Mi affretto a gemere in modo credibile, mi contorco e nel volto di Kledi vedo spuntare lo sguardo. Già, quello. Di chi ha capito.

Dico io: di tutti i rifiuti umani della città, proprio lui doveva intuire il mio segreto?

«Zitto!» grido appena apre bocca.

Punto il culo sul lavabo e spingo richiamando le forze da ogni nervo e muscolo che sento. Lui indietreggia, sconvolto e (giuro, non ci credo) mette i piedi sulle cartine.

Scivola all'indietro.

Un rumore sordo.

Kledi resta a terra e io lo guardo appena. Giusto un'occhiata.

Non si muove? Non si muove.

«Prendi le tue cazzo di cartine!» urlo ad Alberto. «Fuori!»

Torniamo nel locale il tempo di riempirci le orecchie di ritmi metallici e giù di corsa. L'orecchio destro pulsa, mi salgono i conati di vomito.

La mia vita è fottuta. Ma devo provarci. Devo portarla via di lì.

Appena esco, vengo accecato da decine di fari. Il parcheggio è pieno di automezzi con i motori rombanti. Il timpano mi manda fitte lancinanti a ogni sgasata.

«Albe, che cazzo ci fanno loro qui?»

«L'hai chiesto tu, un aiuto» mi dice.

***

E ADESSO?

Quale segreto nasconde il protagonista?

Che cosa prova Dan per la donna del negozio di ventagli?

In cosa consiste la merce da consegnare?

Chi lo attende nel parcheggio?

Che traffici gestisce l'Olandese?

Ma Kledi che fine ha fatto?

***

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