Chapter 19 - Daniele Nicastro

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Il porto di Oudeschild è talmente un rudere che sa di mondo al capolinea. I moli sono intasati di imbarcazioni arrugginite con i vetri rotti. Il vento che soffia dentro i capannoni abbandonati geme come un animale in agonia. Il cielo è nero e senza luna.

Una notte tranquilla sull'isola di Texel.

Ma non la solita notte tranquilla.

Sulla stretta banchina, sotto la sagoma imponente del terrapieno, tre ombre si muovono sulla scia di una debole luce soffusa.

«Non sarebbe stata meglio la torcia del telefono?»

Il tono di Martha è sprezzante. Johnson si volta di scatto e le punta il faretto LED della barca dritto in faccia. «Se vuoi ti chiamo il taxi e prenoto un tavolo per tre in un ristorante di pesce qui vicino. Fanno una fritto misto che è la fine del mondo. Letteralmente

«E tu sei uno stronzo. Letteralmente

«Ah, io dici eh? Non lo vedi questo posto? È il classico rudere di un'apocalisse zombie da b-movie e noi siamo quelli che vengono sorpresi al buio e sbranati a morsi.»

«Be', di sicuro tu sei il primo che prendono» ribatte lei, una fiamma di capelli indiavolati volteggiano nell'oscurità. «Il nerd col cervello fritto dal coding.»

Nadia scuote la testa camminando. La solita Martha. Un attimo prima è dolce e comprensiva, quello dopo sbraita come un gabbiano.

E di colpo le torna addosso la voglia di toccarla. La stessa che l'aveva spinta a entrare nel letto di Dan pur di stare con lei. Rischiando di essere scoperta dal fratello. Tradendolo.

«Sentimi bene, principessa» riprende il ragazzo con quella vocetta che rende le sue parole più ridicole che minacciose. «Ho più dispositivi e attrezzature io di quanti tu possa saperne contare, ma ora non ho tempo per queste stronzate.»

«E allora dov'è questo laboratorio?»

Un fremito di piacere sale lungo il collo di Nadia al pensiero di restare sola con lei. Con il suo volto dai lineamenti perfetti. Con le sue curve e le labbra morbide e carnose.

Johnston si blocca e Martha fa altrettanto. Lui le si avvicina a muso duro. «La prossima volta ti sparo io!»

«È ferita, smettila!» interviene Nadia mettendosi tra i due e indicando la chiazza rossa sulla giacca di Dan. «Anzi, smettetela tutti e due!»

Il ragazzo alza le mani in segno di resa. Il faretto torna a puntare sul cemento. «Chissenefrega» sibila. «Ma vuoi due non allontanatevi troppo!» aggiunge allontanandosi.

La rossa gli risponde con un sorrisetto sarcastico e Nadia piega un angolo della bocca.

«Siamo già abbastanza incasinati, direi, puoi tenere a freno la tua solita linguaccia almeno finché capiamo davvero che cazzo di situazione è questa?»

Il silenzio le avvolge. Martha la trafigge con lo sguardo.
E restano a fissarsi per un po'.

Occhi negli occhi.

L'oscurità attorno.

«Okay» sussurra alla fine Martha appoggiandosi a un muretto, tra un groviglio di cime e una catasta di attrezzi metallici. «Vorrei parlarti di quel giorno al locale... Non so che mi è preso, ecco. Volevo solo parlarti, capire davvero cos'era successo a Dan e poi non ci ho più visto. Come va l'orecchio?»

Nadia serra la mascella. Martha ha di nuovo il tono tranquillo dei momenti buoni eppure basta quel nome a cambiare i contorni delle cose.

Dan.

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