Il furgone dell'Olandese si ferma, il Plato apre il portellone e l'aria salmastra mi satura le narici
«Scendi, ci dobbiamo separare» mi ordina il Plato, e io guardo Mei Ling.
Lei annuisce. «Ci siamo quasi, non possiamo permettere che il Cerchio trovi la nostra zona segreta del porto.»
Mi indica un container contro a un muro.
«Entra là dentro, noi ti raggiungeremo dall'altra parte.»
Faccio appena un cenno e m'incammino. Dall'altra parte del container mi si apre davanti quello che, prima del virus, doveva essere una parte del porto turistico mentre adesso sembra un cimitero di barche. Sono state razziate tutte, spogliate dei motori e di qualsiasi parte potesse essere un pezzo di ricambio.
Tutte tranne una.
Un barcone rappezzato con la bandiera dei pirati.
Leggo "Big Boy" scritto sulla fiancata.
«Allora?! Cosa aspetti a saltare a bordo?»
Quella voce ancora sottile, da ragazzino...
«Johnson?» esclamo esterrefatta.
«Sono o non sono il miglior corriere dell'Olandese?»
«Ehi, non sono uno stupido carico di merce!»
Johnson mi squadra da capo a piedi con un sorrisetto sul viso glabro e infantile.
«Ne sei proprio sicura?»
I suoi capelli biondi riflettono la luce sanguigna del tramonto, mentre mi allunga una mano piatta e callosa, sproporzionata rispetto al corpo esile e nervoso. La stringo, e mi faccio tirare sul barcone.
«Stai lì, nasconditi» mi ordina, indicandomi alcune casse di legno e un intrico di funi maleodoranti.
Vorrei aprire bocca, ma mi mancano perfino le forze per discutere. Non mi sento più nemmeno padrona di me stessa. Ed è così da molto tempo, in realtà, dal momento in cui ho rubato l'identità di Dan. O forse da prima ancora, da quando mi sono stati cancellati i ricordi su un tavolo di metallo del laboratorio.
Mi accuccio accanto alle casse di legno, e qualcosa mi preme contro il fianco.
La pistola.
Sto scappando verso un posto che non conosco, su un barcone rappezzato pilotato da un dodicenne, con un'arma mezza scarica.
Fantastico, peggio di così non poteva andare.
E invece no, perché un'altra voce mi fa saltare un battito.
«È arrivata, finalmente» dice.
«Sì, ma non fare scherzi» risponde Johnson.
«Se avessi voluto ammazzarla, l'avrei fatto l'altra volta.»
Mi accorgo di avere iniziato a tremare, e non riesco a togliere gli occhi da quella massa di capelli color fragola, con il castano delle radici che si sta reimpossessando della testa.
«Sembrano zucchero filato.»
È stato Dan a dirlo, o sono stata io? Non ricordo, sono passati troppi mesi. Una vita intera.
«Ciao Nadia» dice, lanciandomi una cerata blu.
«Martha...»
«Togliti quella giacca, non la meriti», aggiunge gesticolando nella mia direzione.
Obbedisco senza fiatare, e lei mi strappa la giacca di Dan dalle mani. Era l'unica cosa che mi restava di lui.
«Se ci fosse un modo per portarlo indietro, ti giuro che lo farei.»
«Anch'io» risponde Martha, con uno sguardo duro.
E nonostante tutto vorrei abbracciarla e poi, cazzo, bacerei di nuovo le sue labbra.
Anche se per lei quell'unica volta era stato un gioco. No, peggio. Un modo per far arrabbiare Dan, come faceva ogni volta che si sentiva messa da parte, quando si convinceva che lui non le dedicasse abbastanza attenzioni.
La verità è che nemmeno lei se la merita, quella giacca.
Johnson intanto sta mollando gli ormeggi.
«Ma quanto ci mettono ad arrivare?» chiede Martha con un tremito della voce.
«Fidati di Mei Ling, devono solo rompere il Cerchio da questa parte del mare e poi potremo partire» risponde Johnson sicuro.
È quasi fatta. Andremo a Texel e almeno lì avrò le mie dannate risposte. Vedo finalmente qualcosa all'orizzonte.
O forse no.
Il sibilo di un proiettile mi sfiora l'orecchio.
«E il Cerchio! Giù!» grida Martha, tirandomi per un braccio. «Vai Johnson, non c'è tempo di aspettare gli altri!»
«Ma... E l'Olandese ? Mei Ling?»
«Vai!»
Johnson si affanna attorno ai comandi, ma il motore brontola appena. Io guardo oltre la fiancata, e vedo Ava sul molo insieme al capo del Cerchio. E dietro di loro, ansimante per la corsa, c'è Albe.
Ava spara di nuovo, e sento Martha gridare accanto a me.
Mi giro verso di lei.
Sulla giacca di Dan si sta allargando una macchia di sangue.
Tiro fuori la pistola, la punto su Ava. Poi sul suo capo. Non riesco a decidere, ma intanto il mio dito va più veloce del cervello, e un attimo dopo mi sento come se il polso si staccasse dal braccio.
«Nooo!» grida Ava, mentre Albe crolla a terra con un foro in mezzo agli occhi, e una manciata di carte di caramella vola via dalla sua mano in una pioggia colorata.
«Sì!» esclama Martha feroce, stringendosi la spalla. «Così non hanno più la Coordinata. Vai Johnson, vai!»
Il suo urlo è seguito dal sussulto del motore.
La "Big Boy" si accende, coprendo un lungo rantolo disarticolato.
Il mio.
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Action"Come si arriva a stare sul filo? Com'è che ci si ritrova sopra senza nemmeno sapere di esserci mai saliti?" Rispondi. Hai 24 ore di tempo. Sì, proprio tu che stai leggendo: rispondi! COME FUNZIONA Partendo dal primo capitolo scritto da Guido Sgard...