È il rumore della porta che Martha mi ha sbattuto in faccia dopo avermi sfracellato col calcio della pistola l'orecchio destro.
È il botto dell'altra porta che si è chiusa alle spalle di Dan, quel giorno maledetto che l'ho spinto fuori casa al mio posto.
Sono tutte le porte che mi sono state sbattute in faccia nella mia vita.
Apro gli occhi.
Sto camminando in un corridoio buio, ai lati porte che si aprono e si chiudono. E tutte mi rimbombano in testa.
D'improvviso non sono più qui, ma in un posto dove sono già stato.
Impossibile non riconoscere lo schiocco sordo dell'anta dell'armadio, quella specchiata, che ho richiuso svelto, per evitare il mio riflesso.
Dopo anni passati a voler essere come mio fratello, finalmente io e Dan eravamo davvero identici. Un taglio di capelli e via.
Il pianto di mia madre mi è arrivato dall'altra stanza.
«Non uscire» mi ha detto. «Succederà anche a te, come a tutte le altre.»
Ma io mi sentivo invincibile. Era più forte di me.
«Io non mi ammalerò, vedrai mamma.»
Ancora non sapevo che sarebbe stata la mia unica promessa mantenuta per davvero. Forse perché non è mai dipeso da me. Cazzo, io non ho davvero mai fatto niente per essere come sono.
Comunque mamma non si è mossa e, con un passo, il suo volto era sparito dal mio campo visivo.
Un altro passo.
Ma il piede era piombato nel vuoto. Cosa cavolo succedeva?
Il corridoio si stava stringendo, sempre di più. Ormai era ridotto a un filo.
Quel maledetto filo.
L'ho mai saltato per davvero?
Sono in equilibrio da un sacco di tempo e non so per quanto resisterò.
Altre porte sotto di me sbattono, aprendosi e chiudendosi come tante bocche, pronte a inghiottirmi.
E da una, adesso, risale una risata.
Mi torna il bocca il suo sapore. È una risata che sa di lucidalabbra alla fragola e birra da discount in bottiglie di plastica.
Non mi serve sbirciare. Ricordo tutto. Eppure non resisto e abbasso lo sguardo lo stesso.
«Ti guardo e mi vengono le vertigini» ho detto a Martha, facendola ridere.
Eravamo io e lei. Sul letto di Dan. I miei capelli ancora lunghi s'intrecciavano con i suoi ricci, le solleticano il volto quando le stavo sopra. E ridevamo. Eccome. Ce ne fregavamo dell'epidemia che nemmeno sapevamo cos'era, soprattutto ce ne sbattevamo alla grande di Dan.
«Vediamo se questo cavo è forte abbastanza per tutti e due.»
Una voce, dal buio.
Cazzo, c'è qualcun altro sul filo.
Trattengo il respiro e resto immobile, che è un attimo perdere l'equilibrio qui. Le porte sotto di me si aprono e si chiudono sempre più veloci.
Ma i passi che adesso muovono il filo...
Li riconoscerei ovunque.
NON PUÒ ESSERE.
Alzo lo sguardo e me lo ritrovo davanti.
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Azione"Come si arriva a stare sul filo? Com'è che ci si ritrova sopra senza nemmeno sapere di esserci mai saliti?" Rispondi. Hai 24 ore di tempo. Sì, proprio tu che stai leggendo: rispondi! COME FUNZIONA Partendo dal primo capitolo scritto da Guido Sgard...