VITA SOTTO LA NEVE

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I giorni passano e io resto costantemente segregata in camera, con quel fascio di bende ossute che fiuta la mia porta come un segugio.

Non so più nulla di Seokjin, Namjoon e gli altri.

Non riesco a darmi pace per quello capitato a Jungkook, se solo fosse rimasto al suo posto.

Guardare dalla vetrate sconforta ancor più, vista l'immane devastazione che ricopre il tutto come una landa desolata di non ritorno.

Gli unici momenti di interazione, che non siano con le cornici appese in camera, sono quando la porta si apre in uno spiraglio per servirmi l'essenziale a vivere.

Costantemente ritrovo una siringa voluminosa di sangue, segno della caparbietà di Taehyung, ma io come mio solito affondo la scuola della scarpa fino a sentire il vetro sbriciolarsi.

-Youra spero tu sia sveglia- bussa alla porta quella voce demoniaca.

-Non ho voglia di sfondare la porta, dovrei trovarti un'altra stanza dopo- insiste.

Continuo a tirare le lenzuola e mi giro dall'altra parte con sano capriccio.

-Se oggi farai la brava e mi verrai incontro per una buona volta potrei anche farti vedere Jungkook...- graffia sul legno -...quindi apri, lo so che lo vuoi vedere, sento i tuoi pensieri accavallarsi al suo solo pronunciare- stringe il pugno.

Esitare è sempre stato il mio più sgradevole difetto.

So benissimo quanto queste parole calchino la falsità, ma non ho più speranze ed opportunità di poter vedere il suo stato, assicurarmi che stia bene.

-Ah hai visto? Basta usare il nome magico e subito ubbidisci- si appoggia al cardine della porta e mi squadra.

-Lo prometti? Prometti che me lo farai vedere?- incrocio le braccia fissandolo con il suo stesso disgusto.

-Solo se farai la brava-

Socchiudo gli occhi e lo supero.

-Quanta fretta- alza le mani.

-Cosa vuoi? Che devo fare?- domando fredda, con lo stesso gelo che mi ha pugnalato la notte precedente.

-Voglio portarti in un luogo, in un luogo a me molto caro, quindi vedi di non offendere con quella tua lingua o potrei anche strappartela- passa l'indice sulle sue labbra come ad indicare il perverso gusto nel fare un simile gesto.

Giriamo a lungo tra le stanze e i corridoi, fino ad uscire sul retro della dimora.

A causa della neve e della mia prigionia non mi sono accorta dell'infinito campo che si estende alle spalle della casa.

Percorriamo il viale che si distingue a malapena dalle circostanti distese candide.

Camminiamo nel silenzio di un rapporto reciso, nel vuoto e nel freddo nulla.

Ora capisco perché mi abbia obbligato ad indossare una veste più pesante.

Giungiamo ai piedi di una collina e superiamo una bassa recinzione, il tutto è familiare.

Raggiunta la cima ci accoglie una sfera di vetro ravvivata da un albero.

Per l'assurdità di questa condizione non riesco ad emettere voce.

Tae apre la porta e mi spinge al suo dentro.

-Non è possibile...- ora riconosco quel posto.

-Oh si che lo è, quando io tengo a qualcosa faccio tutto pur di proteggerla- mi indica l'albero insolitamente rigoglioso.

-...ma di fuori c'è la neve, non può essere vivo- indico il verde che riempie la palla di vetro.

-Credo tu abbia capito dove siamo...ecco perché ho fatto costruire in tempi record questi pannelli di vetro e un sistema idrico perfetto, per non parlare del clima- da un'occhiata ad un paio di motorini elettrici fumanti di lavoro.

-È come se fosse primavera- mi chino ad accarezzare i fili d'erba in una stagione non loro.

-Quando ho donato ad Haneul quell'anello è diventato un elemento unico questo albero...- sfiora la corteccia -...non avrei mai permesso al gelo di poterlo rovinare e così ho fatto in modo che vivesse anche durante questo terribile periodo-

Sembra un mondo a sé stante, la vita appoggia i suoi steli sullo specchio che riflette le granaglie gelate.

-Sapevo ti sarebbe piaciuto, ad una ragazza viva ed allegra piacciono sempre queste cose- si stende affianco ad una radice.

-Allegra? Credi che io sia felice di essere qui?-

-All'inizio, devo ammetterlo, ti ho trovata alquanto spaventata sul quel treno, ma forse ancor prima, addirittura durante il viaggio in taxi ti tremavano le gambe. Ti è piaciuto il fiore?-

-Quindi sei stato tu ad inviarmi quel taxi...- concludo con spaziata verità, i presentimenti erano già molti, ma mai verificati.

-E chi altri se non io? Pensavo ne fossi certa, io ho apprezzato moltissimo il tuo regalo- con una fluida torsione del polso tira fuori la sciarpa che avevo dimenticato sul sedile posteriore.

-La mia sciarpa- porto una mano al collo, dopo la conferma di quello appena detto.

-Tu non sai quanto io ti abbia aspettato, ma nel frattempo, mi sono consolato con il tuo profumo...- ghigna con perversione -...ora però posso aver il tuo corpo, che mi lusinga molto più che un pezzo di stoffa-

-Tu non mi avrai, preferisco morire piuttosto che essere tua- lo fronteggio dopo essere stata ferita nell'orgoglio.

-Lo hai pensato anche quando il tuo fidanzato ti ha messo le mani addosso quella sera?- alza le sopracciglia sapendo di aver fatto colpo.

-Tu tu...che diamine ne sai? Cosa stai dicendo? Perché sai tutto questo?- arretro finché i miei piedi si scontrano e cado a sedere.

Tae si alza e si avvicina gettando il cappotto da qualche parte.

-Ho sempre saputo dove vivevi, con chi ti vedevi, cosa studiavi, quando eri a casa o fuori al parco. Ecco perché ho inviato quel taxi, ho soggiogato questa città, ho trasformato tutti quelli che ci abitavano e ho atteso il momento propizio...- allunga la mano -...solo per te-



Scusatemi tantissimo per il ritardo, doveva uscire ieri, ma non ho fatto in tempo. Come vi sembra la storia fino a qui? Avete qualche idea sul seguito?

тнє S҉тorιeѕ σf 7  ℣αмριяєѕ ❦втѕ❦ (Sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora