Atto III - L'incontro

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La sala intorno a te era ricolma di maschere e creature di ogni tipo: c'erano alcune pixies dalla pelle verde e profondi occhi totalmente neri, centauri, fauni mascherati, e, ancora, elfi dalle lunghe orecchie appuntite e fate di ogni dimensione e colore.

Non sono poi così diversi da noi”, pensasti nella tua mente guardandoti attorno. A parte gli abiti più scuri e l'ingente quantità di vino presente sul tavolo del banchetto, dovevi ammettere che tutti i libri che avevi letto sbagliavano su ogni punto.

Nessun umano o fata della Corte Seelie legati alle pareti alla mercé di mostruose Creature della Notte, non una macchia di sangue a imbrattare i soffitti o gli abiti degli invitati.
Anzi, più i tuoi occhi guizzavano da un commensale all'altro, più ti sentivi stupido per aver pensato tante malignità su quel popolo.
Perché i libri avevano dovuto mentire, accrescendo l'odio che già era palpabile fra una Corte e l'altra? Ma soprattutto, chissà se anche i loro scritti parlavano della Corte della Luce come di un luogo popolato da essere malfatti e sgraziati, dall'aspetto grottesco e usi e costumi immorali...

Davanti ai tuoi occhi, nel fondo del salone, si ergevano tre troni, due dei quali occupati: quella che presumibilmente credevi fosse la Regina era seduta a gambe accavallate sul lato sinistro, mentre il marito, il Re, era posto nel centro, intento a parlare con quella che sembrava una guardia reale.
La donna risultava annoiata, continuava a rigirarsi qualcosa fra le mani – un anello o un bracciale? Dalla tua posizione era difficile vederlo – ma i suoi occhi si riempirono di gioia nel momento in cui uno dei camerieri portò un grosso vassoio di pesche.

Piacevano anche a mia madre”, tuonò la tua mente riportando alla luce ricordi annebbiati. Era morta quando avevi poco più di sei anni. Un incidente a palazzo, ti avevano detto, ma tutti alla Corte sapevano che era stato un suicidio.
Si era uccisa volutamente, in pieno giorno, gettandosi dalla torre più alta del castello. Non un biglietto, non un addio.
La vita di Corte non faceva per lei.
Da allora tuo padre era diventato molto protettivo nei tuoi confronti, anche troppo, ma non riuscivi a fargliene una colpa. Ai suoi occhi volevi risultare il figlio perfetto, un impeccabile erede al trono ma era impossibile per te. Come tua madre, eri uno spirito libero.

L'ultimo trono, quello sulla destra, era vuoto simbolo che il festeggiato - quel fantomatico principe della Corte Unseelie – si era dileguato dagli occhi di tutti.

Forse è fra la folla e neppure lo so”, pensasti, il che sarebbe stato possibile.
Non sapevi il suo nome, il suo viso o la sua voce, proprio nulla. Ironico, essendo il più grande nemico del suo regno.

Avvicinasti ancora una volta il bicchiere alle labbra per bere un lungo sorso, finendo tutto il vino.
Non eri abituato a bere alcolici, non perché non ce ne fossero da voi, ma perché tuo padre ti aveva sempre ammonito dal farlo. Il vino annebbia la mente, ti fa fare cose sconsiderate...
Ti bastava pensare a Hoseok, lanciato proprio in quel momento sulla pista dal ballo, intento a parlare e muoversi a ritmo di musica con quella che sembrava una piccola pixie. Le ali di quell'essere, poco più grande della sua mano, brillavano di luce propria e rideva come non mai alle parole di Hobi.

Vicino a loro altre due creature si erano unite alla conversazione: un fauno con una maschera da lupo bianco e una lunga tunica che lasciava intravedere solo gli zoccoli scuri, e un nano che, a differenza, aveva preferito trarre ispirazione da un animale più selvaggio, il leone.
Potevi vedere anche Seok-jin, dall'alto della sua maschera da cervo, parlare con un centauro dalla criniera dorata, perfettamente acconciata in una lunga treccia.

Sorridesti alla vista di quel quadretto assurdo e inusuale.
In quale mondo un abitate della Corte Seelie poteva trovarsi a ridere e scherzare con abitanti della fazione opposta, per giunta a una festa reale?

𝔹𝕝𝕠𝕠𝕕 & 𝔾𝕠𝕝𝕕 {jikook au} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora