Atto XV - Merope

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La luna risplendeva serena sopra di voi, irradiando l'intero bosco con la sua luce fioca. Come un amante passionale, baciava la superficie dell'acqua, increspandola e colorandola con i suoi chiari raggi. Tutto intorno a voi taceva: una calma placida e beata.
Eravate rimasti seduti in silenzio per innumerevoli minuti, beandovi unicamente della pace della selva, senza pensare a niente o a nulla. Lì, ai margini del fiume, sotto la grande quercia, guardavi in segretezza solenne il cielo scuro, calmo spettatore dei tuoi flebili respiri.
Dentro di te, però, stavi bruciando.

«Guarda, da qui riusciamo a scorgere la stella Merope...»
A interrompere quel silenzio tombale fu la voce di Jungkook, calda e profonda come la più bella fra le melodie. Avevi passato le ultime ore ad ascoltarlo parlare, senza interromperlo neppure una volta, incapace di ammonire le tue orecchie dall'udirlo.
Parla, parla ancora, sussurravano, non fermarti, fammi cibare di te.
La mano del principe Unseelie si protese verso l'alto, indicando un piccolo punto, nient'altro che una debole luce difficile da scorgere a occhio nudo, fra una miriade di altre ben più luminose. Ti facesti più vicino a lui per guardare meglio quel bagliore. Brillava debole, nascosto nella sua vergogna.

Jungkook abbassò lo mano, voltando poi gli occhi scuri verso di te.
«La conosci la sua leggenda?» disse leggero con fare interrogativo.
«No, non l'ho mai ascoltata»
Scuotesti la testa alle sue parole: quella di Merope, era una storia che non avevi mai sentito prima di allora. Nella Corte Seelie erano molti i libri proibiti: ogni manoscritto custodito nella tua grande biblioteca era prima passato nelle mani del Consiglio del tuo regno. Solo dopo questa loro attenta analisi era possibile leggerli. La Corte della Luce mostrava ai suoi sudditi unicamente ciò che voleva vedessero: menzogne travestite di verità apparenti.
Jungkook sorrise compiaciuto alle tue parole: «Merope fu la più bella fra le figlie di Atlante e Pleione...» cominciò a spiegare il ragazzo Unseelie in un sussurro. Nell'intero bosco non si sentiva nient'altro se non la sua voce gentile.

«Delle sette sorelle fu l'unica a sposare un mortale, sfidando l'ira solenne degli dei. Per questo motivo, fra tutte le stelle che compongono le Pleiadi, lei è la meno luminosa. Come un fuggitivo, si nasconde dalla vergogna per gli sguardi accusatori delle Sette Sorelle del cielo. Solo se la si guarda con attenzione si riesce a scorgere la sua bellezza» finì piano, senza staccare neppure per un secondo lo sguardo da te. Per tutta la durata della storia rimanesti a fissarlo, a bocca serrata, incapace di ribattere o unirti a quella conversazione da lui stesso instaurata. Parola dopo parola, il movimento lento delle sue labbra ti stregava totalmente: come sotto a un incantesimo riusciva a togliendoti il respiro e ogni ragione. Non c'era nulla di più bello se non lui, nulla di più meraviglioso o allettante. Lì, in quel momento, volevi solo che continuasse a parlare, senza fermarsi.
«Merope, il cui castigo fu l'amore illecito... Non lo trovi ingiusto, Jimin?»
Ed era ingiusto, ogni cosa di quella serata era ingiusta ai tuoi occhi di giovane fata della Luce. Il solo trovarvi voi due in quel bosco, ecco, quello faceva dell'intera faccenda qualcosa di licenzioso e sbagliato a occhi esterni. Ma a te poco importava.
«Devono essere molto attraenti le mie labbra se continui a guardarle...» sussurrò improvvisamente Jungkook, distruggendo quel tuo sogno idilliaco a occhi aperti. Rimanesti di stucco, arrossendo visibilmente ai suoi occhi e nascondendo il viso dietro le tue piccole mani.
Eri stato scoperto.
Il principe Unseelie rise di gusto a quel tuo tenero movimento, divertito dalla situazione andatasi a creare.
«Non nasconderti, sei carino quando arrossisci» disse ancora, continuando a sorridere, appoggiando le sue mani sulle tue per scostarle.
Voleva vederti totalmente, bearsi del rossore che avevi dipinto sul volto per colpa sua, per la sua voce e i suoi tocchi lievi.

Abbassasti le mani, voltandoti di lato, incapace di guardarlo fisso in quegli occhi tinti d'ossidiana. Tu, il principe ereditario della casata Seelie non riuscivi a sostenere il suo sguardo.
Cosa avrebbero pensato le altre fate di te? Patetico.
Un principe non dovrebbe mai abbassare la testa, per nessuna ragione, men che meno se davanti a sé ha un nemico. Eppure, in quel momento, sotto la stella Merope a guardarvi nella notte, non esisteva nessun odio fra le vostri Corti. Non la guerra, non il risentimento.
In quel momento eravate nient'altro che due amanti nascosti dal bosco, agognanti l'uno della carezze dell'altro. A guidarvi erano solo i vostri sospiri sopiti.
Il ragazzo Unseelie sorrise prendendoti il viso fra le mani: fu una carezza dolce e amorevole. Tu, dal canto tuo, rimanesti a occhi serrati, gioendo unicamente del calore dei suoi palmi.

𝔹𝕝𝕠𝕠𝕕 & 𝔾𝕠𝕝𝕕 {jikook au} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora