Atto XVI - Un nuovo giorno

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A svegliarti fu il sole. Caldo e lucente, abbracciava per intero con i suoi raggi il giardino del palazzo Seelie, infiltrandosi come un amante impaziente oltre le tende chiare della tua stanza. Ti rigirasti di lato, nascondendoti il viso con le lenzuola candide, celandoti dalla sua lucentezza abbagliante.
Lasciami dormire ancora un po', sembrava chiedere la tua mente a occhi socchiusi, nel silenzio della camera.
Non eri ancora pronto a vivere quella giornata: avresti preferito di gran lunga passarla fra le calde coperte, rannicchiato nel tuo letto, in attesa delle prime luci del tramonto.
Solo allora avresti voluto svegliarti, dicendo addio all'invidioso Sole, per rendere grazie alla Luna.

Lì, saresti sgattaiolato fuori dal palazzo, come eri solito fare da sei mesi ormai, con un solo pensiero: congiungerti nel bosco con Jungkook. Quello era l'unico momento di libertà che vi era concesso dal fato.
Apristi gli occhi lentamente, sfregandoli più e più volte, incontrando così i primi colori del giorno.
L'aria che giungeva dalla finestra aperta era fresca ma piacevole sulla pelle, simbolo che le stagioni stavano irrimediabilmente cambiando anche nella pianura Sidhe. Benché non esistesse un vero inverno nella vostra Corte, Yule quell'anno, era stato particolarmente freddo. Ora, nei pieni giorni di Imbolc finalmente il tempo sembrava essersi stabilizzato, o quasi.

Non succedeva da mille anni”, aveva detto il tuo maestro di letteratura, durante una lezione in compagnia di Seok-jin e Hoseok, “È una profezia infausta. Un simbolo di malaugurio per noi Seelie. Il freddo porta la guerra”.
Quel pomeriggio le parole dell'insegnante ti fecero trasalire. Una rivelazione sfortunata, un presagio di avversità senza pari... E la miccia che stava portando alla distruzione del suo stesso popolo era solo una fata.
Tu, l'unico da biasimare.

Ti rigirasti nuovamente nel baldacchino, ora completamente sveglio. In quei lunghi mesi la tua intera esistenza era stata travolta da sentimenti contrastanti, pari forse solo alla triste morte di tua madre, quindici anni prima. All'epoca avevi versato ogni lacrima per calmarli; ma quelli che sentivi oggi per il Principe delle Tenebre, così forti e impetuosi, era impossibile fermarli.
In sei mesi avevi cominciato a conoscerlo meglio: notte dopo notte passata insieme, aveva cominciato ad apristi ai tuoi occhi come un fiore notturno, difficile da coltivare da mani inesperte. Eppure, parola dopo parola, eri riuscito a farlo sbocciare rigoglioso e splendente, di una bellezza fulminante, senza chiedergli nulla in cambio se non la possibilità di amarlo.
Così, in silenzio, celato solo dalla Luna.

Fra i primi canti delle festività di Lughnasadh e Mabon avevi scoperto di più circa il suo rapporto con la famiglia e la sua Corte: suo padre, il re Unseelie, era un uomo serio e autoritario la cui unica preoccupazione era il regno. Poche erano le attenzioni che dedicava a suo figlio e se capitavano avevano sempre un secondo fine, ben più infido del semplice affetto.
«Non esiste vero amore fra gli Unseelie, viviamo e ci cibiamo di favoritismi» ti aveva raccontato durante una delle vostre uscite serali, con il viso rivolto verso il cielo
Baciato dalla luce lunare ti era sembrato più bello che mai.
Sua madre, al contrario, aveva vissuto la propria vita in funzione del figlio, un pezzo di se stessa che le era stato tolto dal quale però non voleva assolutamente separarsi.
Un amore morboso ed eccessivo, quasi malato, che aveva portato Jungkook a staccarsi irrimediabilmente da lei. Il suo affetto lo soffocava come la più preziosa delle corde.
D'oro, sì, ma pur sempre una corda da impiccagione.

Quelle notti nel bosco vi eravate giurati completa fedeltà: mai più nessun segreto. In quel luogo, sotto la stella Merope a farvi da guida, non eravate più il Principe della Luce e quello delle Tenebre ma semplicemente due giovani ragazzi agognanti uno delle carezze dell'altro.
Non avevate bisogno di nulla se non del vostro amore, ogni notte sempre più forte.
Sotto il cielo stellato di Samhain, il ragazzo Unseelie ti promise di raccontare ogni cosa alla sua Corte, prima del matrimonio con la cugina Jin-sil.
«Non sposerò chi non amo, Jimin. Voglio unirmi solo a te» dichiarò solenne sotto la grande quercia.
Il bacio che ne seguì sapeva di lacrime: salate e dolorose, scesero lungo le tue guance in fiamme.
Copiose e inesorabili, ti rigavano il viso sotto gli occhi attenti di Jungkook, spaventato e inerme davanti a quella scena. Fermarle sembrava impossibile.
Perché piangere a delle parole tanto dolci? Una parte della tua mente non voleva capirlo.
Eppure l'altra, ben più attenta e calcolatrice, aveva già compreso ogni cosa: dietro il sapore zuccherino della passione, si nascondeva quello amaro della paura.
A cosa avrebbe portato una confessione del genere? Cosa avrebbe generato fra i vostri popoli?
Jungkook pensava alla tanto agognata pace. Un armistizio questa volta eterno fra le Corti.
Tu, dal canto tuo, pensavi invece alla guerra, forse la più terrificante mai cominciata prima.
Lo pregasti di aspettare e così fece.
Il pensiero di quel conflitto ti accompagnò per le successive sette notti, e altre ancora, così fino a oggi. Lento, si insinuava in te nel momento in cui qualcuno nominava un'apparente sommossa calmata ai margini del palazzo Unseelie o, ancora, quando era Jungkook a farlo.
Il popolo delle Tenebre voleva il sangue ma il re non era ancora pronto a darglielo.
Raccontargli il vostro segreto avrebbe finalmente dato lui il pretesto che tanto desiderava per invadere la Corte Seelie, distruggendo te e la tua gente come castelli di sabbia.

𝔹𝕝𝕠𝕠𝕕 & 𝔾𝕠𝕝𝕕 {jikook au} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora