Atto IV - Mezzanotte

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Rimanesti immobile per un paio di minuti, con l'anello di Jungkook ancora sull'anulare; il rosso cremisi del rubino e l'oro con cui era incastonato il corvo brillavano di luce propria sotto le stelle.
Era successo tutto così in fretta che non eri neppure riuscito a tirarti indietro ma eri rimasto lì, a bocca aperta, in ricordo degli istanti precedenti. Quel ragazzo, così enigmatico e sensuale, ti aveva stregato totalmente.

"È sbagliato, sbagliatissimo" sussurrasti a te stesso, nella mente.
Già, perché non poteva essere più sbagliato di così: tu, un reale della Corte della Luce, ansimante sotto le carezze di un Unseelie del quale sapevi solo volto e, ora, nome.
Seok-jin ti avrebbe ucciso, te lo sentivi. Hoseok, invece, dal canto suo, avrebbe probabilmente riso di gusto, beffeggiandoti per i successivi dieci o vent'anni.

Traesti un respiro a occhi chiusi toccandoti la maschera. Quanto tempo era passato da quando eri uscito? Per te erano sembrati minuti interminabili.
Era il momento di tornare dentro.
Avanzasti verso la porta, con ancora le gambe tremanti dall'emozione. Jungkook ti aveva fatto promettere di rivedervi, in quel grande salone, sotto gli occhi di altre creature, dei tuoi cugini, perfino del re e del principe. Farlo ti avrebbe messo nei guai eppure non facevi che sperare di scorgere di nuovo quei capelli corvini insieme a quegli occhi così scuri e profondi, tanto da distruggerti.

Apristi la grande porta finestra che avevi lasciato socchiusa e, improvvisamente, l'aria calda del salone tornò a investirti il viso. Portava l'odore dolce della frutta - melograni e uva matura - misto a quello più acre del vino. Avanzasti, facendoti spazio fra la folla intenta a ballare e ridere: dovevi trovare Hoseok e Jin.

Non ti ci volle tanto per intravedere la chioma rossastra del minore dei due fratelli. Sembrava parlare animatamente con la piccola pixie e il nano che avevi visto in precedenza, prima di uscire e incontrare Jungkook, sulla grande balconata di marmo. Seok-jin era al suo fianco, l'espressione del suo viso lasciava trapelare ansia e preoccupazione.
Alzasti un braccio, facendo un veloce cenno al più grande per poi raggiungerli pochi secondi dopo.
Fu Hobi ad accoglierti a braccia aperte, abbracciandoti con foga.
«Cuginooo!» urlò divertito, sogghignando. Il suo respiro sapeva di alcool e nocciole. Poi, con un piccolo inchino, si voltò verso i due invitati vicino a voi, presentandoti ai loro occhi.
«Mia signora, mio signore... Ecco mio cugino Ji... No, no... Cugino, com'è che ti chiami?», il ragazzo si voltò verso il tuo orecchio, fermandosi un attimo, intento a pensare. Stava per far saltare la vostra copertura pronunciando a gran voce il tuo nome?
I due occhietti neri della piccola pixie si piantarono direttamente nei tuoi; stava aspettando una risposta e sembrava anche abbastanza interessata dall'averla.

«Ji... Ji-won, mi chiamo Ji-won...» annunciasti in un breve inchino, sorridendo debolmente verso di lei.
«Ahhh, Ji-won! Il mio bel cigno Ji-won! Come ho potuto dimenticare il nome del mio cugino preferito! Sventura a me!!» sospirò Hobi fingendo un piccolo mancamento, senza smettere di ridere. Si inchinarono anche loro e senza troppi convenevoli tornarono a parlare con Hoseok dell'importanza di feste di questo tipo, per alzare il morale del regno. Hobi sembrava perfettamente a suo agio, per nulla allarmato della situazione. Dal canto tuo, invece, avevi trattenuto il respiro per tutto il tempo.

Seok-jin si sporse verso di te, tirandoti per un braccio: «Dove sei stato?? Hai idea di quanti fossi in pensiero per te?!» la sua voce tuonò arrabbiata e irrequieta, potevi leggere la sua preoccupazione dietro la maschera da cervo.
«Io... Mi dispiace, mi dispiace, hai ragione! Avrei dovuto avvisare ma dovevo solo prendere una boccata d'aria fresca...» ti giustificasti, congiungendo le mani una con l'altra in una sorta di preghiera. Facevi sempre così quando venivi colto in flagrante: allargavi le labbra in un grande sorriso e chiedevi scusa, piantando i grandi occhi angelici in quelli dell'altra persona. Era impossibile non perdonarti.
Jin si passò nervosamente una mano fra i capelli, sospirando. Non voleva litigare con te, sicuramente non in quel luogo, davanti a così tante persone - per giunta Unseelie.
«Non voglio discutere, quindi non farlo più».
Annuisti con il viso alle sue parole. Tutto sommato Jin aveva ragione, non potevi dargli torto.

𝔹𝕝𝕠𝕠𝕕 & 𝔾𝕠𝕝𝕕 {jikook au} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora