Atto XXIV - La leggenda di Amore e Psiche

268 22 7
                                    

Inizialmente fu solo dolore.
Acuto e assordante tanto da toglierti il respiro, mosso solamente dalle tue urla sommesse.
L'intimità di Jungkook si insinuò dentro di te con maestria esperta sentendoti umido e stretto al tatto. Sotto quei movimenti, minuto dopo minuto, il tuo corpo diveniva mera argilla dalla consistenza grezza e viscosa. Mai avevi provato sensazioni simili.
Intorno a voi la vegetazione dormiva ancora assopita negli ultimi chiarori di luna: come un bambino testardo si rifiutava di alzarsi dal suo letto d'ovatta, troppo assonnato per cominciare a vivere una nuova giornata.
Il bosco taceva ascoltandoti ansimare.
Solo allora fu il turno del calore. Un fuoco quasi parlabile; lento, non faceva altro che entrare e uscire dal tuo corpo, veloce e ripetuto, facendoti gemere a ogni spinta.
Uno, due battiti. Ogni colpo era seguito dallo strepitare del tuo cuore.
Tre, quattro battiti. Quella danza violenta non voleva cessare.

Sotto le carezze del principe delle Tenebre la tua mente viaggiò fino ad anni or sono, all'estate dei tuoi diciannove anni, in cui la Corte Unseelie non era nient'altro che un incubo lontano e appena abbozzato nella tua mente.
La stagione era calda e afosa: a quei tempi il popolo della Luce rendeva grazie a Litha, cantando leggende sulle nozze sacre fra il Sole e la Natura.
Nessun raccolto fu mai tanto fruttuoso come quell'anno.
Eri nato il giorno del solstizio d'estate, baciato dai raggi solari e della rugiada mattutina.
A te, erano stati donati canti e cori gentili, fiori e tessuti dalle tinte più variopinte da ogni abitante del Regno: mai era stata celebrata una festa tanto sfarzosa.
"È nato", intonavano quelle voci, delicate come piume alle tue orecchie d'infante, volteggiando intorno alla tua culla tali a libellule euforiche, "È nato il principe che ci salverà dalle Tenebre".
Ogni anno, da allora, il castello si riempiva di margherite e fiori di iperico per celebrarti: petali bianchi come la purezza del tuo corpo e, i secondi, d'oro dipinti a simboleggiare il potere intenso del Sole, tinto anch'esso in te, nei tuoi capelli.
E allora, come ogni solstizio precedente, accettavi in silenzio di essere ben vestito e portato nella sala reale, fermo, senza proferire parola, pronto a essere idolatrato e venerato pari a merce rara e preziosa.
Il diretto figlio del Sole, colui che era stato scelto dalla Natura stessa come suo emissario.
Dal canto tuo, non avevi mai creduto appieno a tali lusinghe: se da una parte in cuor tuo speravi di essere ciò che il tuo popolo voleva – il loro nume, quel salvatore quasi divino – dall'altra eri cosciente di non poter incarnare tale ruolo, non così, non come la tua Corte chiedeva.
Da bambino davi colpa all'età acerba, e a ogni albore pregavi che il Sole ti desse ancora tempo per poter vivere la fanciullezza senza alcun obbligo.
"Quando sarò adulto adempirò ai miei doveri", recitavi ogni notte come in preghiera, in ginocchio sul tuo letto - allora così grande per il tuo piccolo corpo - a mani giunte e occhi chiusi.
"Ma oggi no, oggi voglio solo giocare".
Era una cantilena che si ripeteva ininterrotta.
Con il tuo diciannovesimo compleanno si complicò ogni cosa.
Raggiunta la maggiore età era impossibile sottrarsi al potere del trono: quel giormo avevi dovuto prendere coscienza dei bisogni del tuo popolo, dei doveri e del peso della corona che aveva marchiato la tua nascita. Della guerra stessa che infuriava ancora, silenziosa e fallace, nei cuori corrotti d'odio del popolo Sidhe.

«Ti desidero» fu la voce del principe delle Tenebre a riportare la tua mente alla realtà, in quel bosco quieto, colmato unicamente dai tuoi gemiti. Apristi gli occhi fino a quel momento mantenuti serrati, vedendo il suo torace ancora umido. Centinaia e centinaia di goccioline d'acqua imperversavano furiose su quel petto marmoreo, nudo e tonico, incapaci di arrestare la loro lenta corsa verso il bassoventre. Con pigrizia logorante solcavano ogni centimetro di carne scoperta, accellerando il loro tragitto solo a ogni nuova spinta di lui, quell'araldo notturno al quale avevi deciso di donare te stesso.
Portasti una mano alla sua spalla, scendendo fino a tastare tremante ogni goccia alla tua portata, imprigionandole una dopo l'altra nel tuo piccolo palmo, fino a farle sparire. Come un mendicante nel deserto, ne desideravi ogni singola particella, ogni minimo, minuscolo sorso che il tuo sguardo riusciva a incontrare; smodato e vorace le volevi divorare. Il ragazzo Unseelie si chinò sulle tue labbra, congiungendo la fronte alla tua per potersi beare dei tuoi ansimi direttamente sui suoi boccioli.
«Ti amo» sussurrasti tremante con la mente totalmente annebbiata dal piacere. Due parole concise.
Uscirono dalla tua bocca come un fiume in piena prima ancora che te ne accorgessi, facendo così fermare inaspettatamente le spinte di Jungkook. Dentro, il tuo corpo era ancora rovente.
Rimase accigliato per qualche secondo, boccheggiante e caldo, senza staccare le sue biglie d'ossidiana dalle tue. In quel momento, come mai prima di allora, risultavano vacui e sorpresi, quasi spaesati dalle tue parole. Aveva sentito, dunque, la tua confessione?
«Ancora, non smettere...» lo suspplicasti sospirando.
Durò solo un istante: il mondo sembrò fermarsi in un battito e ripartire nel seguente come se quell'arresto improvviso non fosse mai successo.
Il principe della notte si chinò ancora verso le tue labbra, assoporandone ogni tratto con insaziabile foga.
«Ti amo» rispose lui, senza staccarsi da te, mozzando ogni tuo gemito a mezz'aria. Nuove gocce d'acqua scesero dai capelli d'ebano del principe Unseelie fino a segnarti il volto e il collo, grondanti pari a lacrime, mischiandosi al sudore dei vostri corpi febbricitanti.
«Ti amo, ti amo, ti amo, figlio del Sole» ogni sua parola bisbigliata sulla tua bocca era una nuova, affannosa spinta. Ancora e ancora, il tuo corpo era pronto da un momento all'altro a cedere sotto quelle carezze.
La tua mano sinistra premette più forte sul suo petto, quasi volesse incastonarsi sulla carne nuda dell'uomo; con lo sguardo appannato dal piacere, ti parve di veder sfolgorare il rubino che portavi fieramente all'anulare. Fremesti, e con te anche ogni tua spoglia ormai vana di purezza e moralità.
Lì, inibito da quella passione inarrestabile e con le gote arrossate dal caldo, ti sembrò di non aver mai vissuto appieno se non in quel breve, preciso istante.
L'unione ardente di due corpi fino a divenirne uno solo. Una fusione perfetta.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 05, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

𝔹𝕝𝕠𝕠𝕕 & 𝔾𝕠𝕝𝕕 {jikook au} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora