Non c'è la faccio più, perché? Perché deve essere tutto così difficile? Perché a me una vita così difficile?
Questo è uno dei momenti in cui vorrei solo abbandonare tutto e partire, lasciare le responsabilità e mandarle a quel paese!
Invece No! Non posso, sono costretta da una forza, brutale, che ti uccide piano piano, che ti pugnala alle spalle. Che ti fa soffrire.Ti da speranza e poi... Be e poi... Rimani lì gelata, non dal freddo ma dalla consapevolezza che quel sentimento che tu hai provato, quel sentimento che tutti dicono porti ad una vita felice, quel sentimento che dovrebbe farti sentire al sicuro ti ha tradita, ti ha lacerato davanti ai tuoi occhi tutte le tue sicurezze. Se non sapete di cosa parlo, ve lo dico ben chiaro. L'amore...
OK, sembrate un pò confusi, come me del resto...
Vi racconto la mia storia.Ieri la mia vita era come tutti i giorni, cioè uno Schifo, lo so lo so starete pensando questa ragazza ha l'autostima al massimo
Be sapete non mi importa quello che pensate, la vita non è sempre rose e fiori, principessini.La mia vita è un misto tra urla, pugni, calci, torture, tristezza e testardaggine. La causa di tutto questo? Mio "padre" e se non lo avete capito le virgolatte stanno a significare che non è degno del nome che porta.
Dicerto penserete che una ragazza di 17 anni che dall'età di 5 anni deve combattere contro le urla e le continue torture del proprio padre, sia solo indifesa. Ma io col tempo ho imparato a crearmi una barriera.
Quattro parole per descrivermi :
Testa calda, estroversa, testarda e stronza.Quindi posso confermare che ho fegato da vendere. Ma davanti alle continue accuse di mio padre, sul fatto che io sia la causa del perché mia madre sia morta, e lo dice con così tanta convinzione che quasi nel profondo gli credo. Ma non riesco a fargli male è come un braccio che mi tiene, non posso fargli del male è pur sempre mio "padre", credo. Se non fosse per quel 4 febbraio, in cui io mi sentii male a scuola mia madre non avrebbe avuto l'incidente andando sotto un camion.
****************************
Sono nella mia stanza, distesa sul letto con le gambe penzolanti ai lati del letto e le braccia sulla pancia. E guardo il soffitto. Un momento di calma. Come si suol dire "la quiete prima della tempesta"
Solo che la tempesta non era di pioggia, ma ben sì, Un testa quasi calva, con occhi blu e rossi, e mani sudate strette in due solidi pugni. Già mio padre.Non voglio pensare a tutto questo ora, siamo solo io e la mia grande dispensa di libri.
Mi alzo in piedi e mi metto dinanzi alla libreria, mi metto una mano davanti agli occhi e lascio che le mie dita, trovino il libro di cui hanno bisogno, una nuova avventura, un nuovo mondo, di cui so di non essere la protagonista ma di essere solo una spettatrice. Ma solo nei libri. Mia madre mi diceva sempre che nella vita ci sarebbero stati momenti, sia lunghi che corti che mi avrebbero cambiata o in meglio o in peggio. Ma solo una cosa, di vivere la mia vita non come una spettatrice ma come la protagonista.Mi tolsi la mano dagli occhi e vidi che libro avevano "scelto" le mie dita.
Peter Pan
OK, a dir tutta la verità, mi sembra infantile come descrivono peter pan, nella storia, tra poco potrei vedere anche principesse che vomitano arcobaleni.
Lanciai il libro verso la scrivania e mi abbandonai a peso morto sul mio letto, sentivo una leggera brezza così, riaprì gli occhi e vidi che la finestra era aperta. La richiusi e mentre stavo per ristendermi sul letto, intravidi, una figura, alta, muscolosa e prettamente maschile senza alcun dubbio. Misi a fuoco il viso e potei notare, un volto magro con due sporgenti fossette, dei capelli biondo cenere, un sopracciglio alzato, e un sorriso beffardo. Era vestito da stracci verdi logori ma cuciti tra loro, poi una cintura attorno al Busto con l'inizio dell'Elsa di un pugnale sporgente. Era appoggiato al muro vicino alla porta.
«Sai Katie, penso che nel libro mi descrivano come un infantile e immaturo ragazzino.»
Poi alzò lo sguardo e mi squadró dalla testa ai piedi.
«chi sei e che ci fai qui?» gli chiesi,con sguardo indagatore.
«oh, che sbadato non mi sono presentato, mi chiamo Peter, Peter Pan.» si presentò facendo finta di essere dispiaciuto,credo che si aspettasse una mia insolita reazione,che però non arrivò.
«si certo e io sono trilli, ma fammi il piacere, vattene prima che chiamo la polizia.» scherzai con una punta di sarcasmo, avvertendolo.
«oh no tu non chiamerai la polizia, e sai il perché? Perché tu desideri andartene da qui e fuggire dalle responsabilità.»
"io non voglio fuggire, sto bene qui!»
«si certo come no. Non mentirmi, Katie...» alzò il sopracciglio destro ,e pronunciò la frase comense fosse sicuro,anzi certo che io stessi mentendo ,ma la verità è che neanche io so quale sia la verità e quale no.
Nel mentre pronunciava queste parole mi girava attorno come un cacciatore fa con la sua preda. Da questo comportamento non mi faccio più intimidire da anni,ormai.
Gli saltai addosso e gli puntai una matita alla gola. Sbattendolo al muro.«sei impetuosa, mi piaci.» sghignazzó.
«ho smesso di avere paura tanto tempo fa, quindi questo tua atteggiamento intimidatorio con me non funziona.»
Gli feci un sorriso beffardo e guardai con attenzione nei suoi occhi verdi, posso giurare di aver visto una scintilla verde acceso dentro i suoi occhi per un secondo.
«si ok, ma credo che non riuscirai mai a farmi del male con una semplice, come la chiamate.... Matita.»
«vuoi vedere di cosa sono capace con questa MATITA?»
Con sguardo malizioso rivoltó la situazione, io ero sotto di lui e lui sopra di me. Ci guardammo a lungo, lui nei miei occhi e io nei suoi.
«vuoi venire con me sull'isola che non c'è, ed essere una bimba sperduta, la MIA bimba sperduta?»
«va bene, partiamo.. A giusto per chiarezza non sono di NESSUNO.» puntualizzai ,staccandomi dallo strano abbraccio,sem si può definire così, in cui ci eravamo legati.
Mi diede sulle mani una polverina, verdignola e luccicante. Me la sparsi sopra la testa.
«fai pensieri felici...»
Sussuró vicino al mio orecchio,poi a due centimetri dal mio viso sorrise e si diresse verso la finestra.
Con tutto quello che mi era successo, nel corso della mia vita, non ricordo bene momenti felici, ma uno si. Io e mia madre a cucinare la torta del mio compleanno. E mi disse"l'età è solo un numero che ti indica, Ti dice che cosa puoi fare e cosa no. Non permettere che un numero ti impedisca di essere libera"
Corsi verso la finestra e saltai, sentii, qualcosa prendermi la caviglia, mi girai e vidi mio padre che mi teneva stretto. Gli gridavo di lasciarmi e lui continuava a incarnare le sue unghia dentro la mia carne. Dal dolore non mi accorsi che Peter, aveva preso per il collo mio padre e lo aveva spinto verso il muro,e per il dolore si accasció a terra, incosciente.
Il dolore era allucinante, vedevo sfocato per le lacrime, e poi buio, nient'altro che buio. E una sensazione di sicurezza e protezione, mentre sentivo due forti braccia prendermi delicatamente.
~spazio autrice~
Spero vi piaccia il primo capitolo, ditemi se ci piace!💘
- Belle
STAI LEGGENDO
«𝐓𝐡𝐞 𝐍𝐞𝐯𝐞𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐚𝐧» 𝑜𝑢𝑎𝑡
Fiksi Penggemar✓• completa • 𝑖𝑛 𝑟𝑒𝑣𝑖𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 Katherine una ragazza normale all'apparenza, deve fare front contro suo padre manescho, ma un giorno, si ritroverà sull'isola che non c'è, incontrerà un ragazzo a quanto immaginario dovrebbe essere, che tutti ch...