Il vento non soffiava tra le foglie, i suoni che normalmente regnavano le cittadine erano divenuti silenziosi; non vi era più alcun suono, era come se grazie al nostro arrivo in quella nuvola di fumo, il tempo si fosse fermato.
Avevo sentito bisbigliare una volta, ad un falò, a Pan, che un gruppo di persone provenienti da questo posto stavano venendo a farci una visita, non tanto gradita, sull'isola.
Ma come sempre il mio tempismo fu più veloce. Stranamente dopo l'arrivo del ragazzino sull'isola, il tempo accellerava sull'isola ma non faceva invecchiare lo stesso.Quindi se sull'isola era passata una settimana, qui a Storybrook, sarà passata mezz'ora o un oretta, credo.
Il tempo stava funzionando al contrario. Strano...In poche parole dovevamo trovare quel gruppo di persone e dargli Henry, per poi aiutarli a tenerlo al sicuro. Ormai la sua incolumità era l'obiettivo principale.
Non perché mi importasse tanto del ragazzino, ma era solo perché non volevo vedere un'altra persona morire per opera del ragazzo che amo, anzi, che amavo.
E poi pensare come le persone che tengono a lui si sarebbero distrutte piano piano dal dolore, che ti squarcia un pò alla volta con il passare del tempo. I bimbi sperduti morti non avevano avuto persone che tenevano a loro, quindi gli unici a soffrire della loro innocente morte erano solo gli amici e non chi li amava davvero. E sapere che a dei ragazzi la morte dei loro compagni di sventure, fosse solo un qualcosa da oltrepassare con disinvoltura, non potrei mai immaginare cosa proverebbero i familiari di Henry.Un dolore che non potrò mai capire....
La morte..... È una cosa bella in confronto al sapere di aver ucciso anime innocenti....
Mi girai di poco, per poter vedere i due ragazzi che si stavano pian pian alzando da terra.
Con gesto calmo, James si sistemò il ciuffo a sinistra per poi rivolgere il suo sguardo al ragazzino tra di noi.
«state bene? - chiesi rivolgendo un cenno del capo, in tutta risposta annuirono all'unisono - ok, allora dove si trova il porto?»
«il porto?» chiese Henry rivolgendomi uno sguardo stranito.
«l'isola che non c'è è circondata dal mare, quindi l'unico modo per poterci arrivare è una nave volante o qualcosa di simile credo... » sbuffai con disinvoltura, li osservai per poi tendere la mano con cenno di andare avanti.
«non ha senso!» esclamò Henry sbattendo le braccia contro i fianchi come un bambino capriccioso.
Ma deve veramente per forza fare tutte ste domande! Che cavolo! La bocca non ti serve per instigarmi, ma per mangiare o fare altre cose!
«senti ragazzino, fino a qualche mese fa, credevo che l'isola che non c'è, I bimbi sperduti e Pan, fossero solo reali nella fantasia e nei libri per bambini. - dissi avvicinandomi guetta al suo viso, sospirai e allargai le braccia - non mi stupirei di vedere navi volanti e topolino che serve del té con il cappellaio matto!»
Mi allontanai da lui e gli feci cenno di indicarci la strada. Con la coda dell'occhio potei notare un sorrisetto sulle labbra del ragazzo dagli occhi nocciola.
Il ragazzino ci indicò con la mano una stradina abbastanza stretta, dove proveniva un allucinante odore di pesce e sale marino.
Ci incamminammo in una viuzza, vedevo intorno a me le solite casette della periferia,due metri di distanza tra loro, un giardino che si affacciava alle piccole stradine e le solite staccionate bianche. Alcune persone ci guardavano, non importandosene così tanto, ci osservavano per qualche attimo e poi continuavano il loro lavoro o a camminare nei marciapiedi.
Eravamo arrivati alla fine della stradina, che finiva con un ponte abbastanza ampio in legno in parte bagnato. Alcuni tavoli in legno più chiaro dove giacevano pesci ancora da sfilettare, i coltelli accanto e secchi per terra circondati da una pozze d'acqua mischiate a liquidi nericci che contenevano teste di pesce.
Infine ai lati del ponte vi erano le navi.
Dinanzi a noi. Maestosa, possente e incredibilmente bella, una nave... Grande ai lati con rifinimenti in oro, l'albero maestro spiegava la lunga tela bianca mossa dal vento, e una scalinetta abbastanza lunga la collegava al porto.
Un gruppo di persone era intenta a salire, ma fu fermato dagli schiamazzi del ragazzino, che tutto felice corse loro incontro, riconoscendoli.
La sua famiglia.
Sentivo gli occhi pizzicare, sapere che non sarei mai stata amata così, mi faceva stare ancora peggio.
Guardai il ragazzo al mio fianco che stava guardando la mia stessa scena con sguardo malinconico e perso. Mi fece stare peggio.Con scatto rapido mi avvicinai alle persone, che distolsero lo sguardo dal principino della situazione a me. Mi avvicinai a loro, ora, con passo calmo.
«chi sei?» domandò un uomo dai capelli biondo cenere sfilando dalla sua cintura una spada. La spinse fino ad arrivare al mio collo, in tutta risposta inarcai un sopracciglio e feci un sorriso divertito.
«è cosi che mi ripagate dopo aver portato in salvo il vostro amato Henry? Ovvio faccio tutto io il lavoro, e alla fine pff non mi degnate nemmeno di un grazie!» dissi alzando in alto le braccia teatralmente.
«Herny è vero? ti ha salvato?»
«si mamma mi ha salvato da peter pan, insieme a quel ragazzo» disse indicando me e James.
«beh allora.. - cominciò per poi ritirare la spada nella sua custodia - grazie per aver salvato nostro nipote - disse stringendo poi nelle sue braccia la donna la suo fianco. - io sono David, lei è mia moglie Mary Margaret o Biancaneve, lei invece è Emma la madre di Henry, nostra figlia» disse indicando una donna alta con capelli biondo acceso dietro le orecchie, con le braccia lungo i fianchi vestita da una canotta grigiastra, dei jeans e dei scarponcini da combattimento.
«io sono Regina il sindaco di questa cittadina e sono la madre adottiva di Henry »disse porgendomi la mano che strinsi non curante
«mentre io madame, sono killian Jones, ben noto come Capitan Uncino» disse facendo un'entrata teatrale,inchinandosi.
No, bello mio, il teatralismo è una mia specialità e del mio.... È una mia specialità.
«Sono Katherine, chiamata dagli amici Katie - dissi inchinandomi in modo beffardo - capitano se posso permettermi - dissi avvicinandomi all'uomo - le entrate teatrali sono una mia specialità, non mi copi,capisco la sua poca originalità nel vestire ma negli atti teatrali io son la regina!»dissi con un sorriso divertito.
«Madame credo allora che sarà una cosa che condivideremo, sapete Katie mi sembrate familiare...»
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«𝐓𝐡𝐞 𝐍𝐞𝐯𝐞𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐚𝐧» 𝑜𝑢𝑎𝑡
Fanfiction✓• completa • 𝑖𝑛 𝑟𝑒𝑣𝑖𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 Katherine una ragazza normale all'apparenza, deve fare front contro suo padre manescho, ma un giorno, si ritroverà sull'isola che non c'è, incontrerà un ragazzo a quanto immaginario dovrebbe essere, che tutti ch...