Ciao.. Sono Henry ✔

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Katie's pov

Il sole è in mezzo al cielo. Sono stata tutto il giorno all'accampamento con i più piccoli.

Praticamente ogni giorno faccio gli stessi lavori, solo che qualche volta li alterno con Louis.

La mattina per la colazione preparo la Macedonia, mentre Louis si procura le nocciole. È divertente vedere così tanti bambini giocare e ridere davanti a me, è come se fossi la loro seconda madre. Anche se non lo sono.

Stranamente oggi fino al pomeriggio non ho visto né Peter né Felix e tanto meno i ragazzi più grandi. Credo siano andati a caccia. Ma qualcosa non mi convince.

Dietro di me sento delle foglie spezzarsi, così con scatto rapido prendo il coltello da Macedonia, ma appena sto per saltare sopra gli individui, noto degli occhi smeraldo davadanti a me, così istintivamente mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo.

«sai amore dovrei insegnarti a maneggiare una spada o un pugnale, - disse muovendo le mani facendo segno di due - perché in due occasioni dove sei stata vulnerabile, ti avrebbero potuto uccidere... Non puoi difenderti con una matita o un coltello da Macedonia.»
disse prendendomi dalla mano destra il coltello, per poi lasciarmi un leggero bacio sulle labbra e sorridendo divertito.

Alle sue parole scossi la testa divertita e con un sorriso da ebete sul volto,mi avvicinai ai più piccoli e dissi loro di preparare la "tavola" se così si poteva chiamare un lungo tronco steso lateralmente tagliato a metà.

Così dopo che i ragazzi più grandi ebbero acceso il fuoco, mi sedetti sul tronco ormai diventato "mio" visto che ogni sera mi ci siedo sempre. Questa volta la cena era più gustosa, pancetta e uova strapazzate. Ne presi un pezzo di entrambi e devl dire che era abbastanza salato, ma con il contrasto dell'uovo era perfetto.

Guardo dinanzi a me, dove la scena è piena di forza. Ragazzi che ballano e fanno acrobazie. Attorno al fuoco. Come se fossi ipnotizata non riesco a levare lo sguardo dal fuoco. Anche se volessi non ci riuscirei, sono incantata. Le fiamme mi rendono forte.

A riportarmi alla realtà furono due dita sotto il mio mento, che mi fecero girare. I miei occhi incontrarono i suoi. Pieni di procupazione e curiosità.
Deve essere successo qualcosa perché la sua espressione si strasformó in tutt'altro che preoccupata ma curiosa.

«stai bene amore, non riuscivi a levare lo sguardo dal fuoco - disse indicando il fuoco - che cosa c'è che non va? Stai male?»
disse mentre si sedeva accanto a me circondandomi i fianchi con le sue braccia, mentre io appoggiavo la mia testa sulla sua spalla.

«no.. È solo che mi...» - non riuscii a finire la frase che un bambino bassino si avvicinò a noi.

«oh giusto - disse alzandosi impiedi affiancando il ragazzino davanti a me - lui è Henry, il nuovo bimbo sperduto, Herny lei è Katie, La MIA ragazza.»
disse guardandolo negli occhi e marcando la parola Mia per precisare. Come se un bambino tra i 10/11 anni potesse provarci con me.

Dopo le presentazioni, Peter mi fece cenno con la mano che sarebbe andato da Felix e che dopo avremmo dovuto parlare, mentre camminava all'indietro sorridendomi. Per poi sedersi accanto a Felix. Dopo tutti questi mesi Felix è diventato come un fratello maggiore, alcune volte è dolce e altre è indomabile, insomma bipolare come tutti del resto, credo. Forse l'unico che non lo è Henry, anche se non posso dirlo con precisione ci siamo solo presentati anzi Peter ci ha presentati, quindi in poche parole nessuno dei due ha proferito parola. È per questo da una parte sono felice di non dover rispondere alle domande invasive di quel bambino, che anche se non ha ancora parlato con me, ho avuto occasione di vederlo parlare con Felix che era palesemente scocciato dal suo continuo parlare. Invece dall'altra parte sono tesa perché tra di noi è calato un silenzio imbarazzante.

«emh.. Ciao, io sono Herny - disse guardandomi - a giusto già ci ha presentati Peter, be allora... Da quanto tempo sei qui?» - dissse palesemente imbarazzato

Girai la mia visuale verso di lui e gli sorrisi imbarazzata.

«beh, diciamo quasi un anno.. Forse - dissi ridendo un pò per sdrammatizzare - tu invece perché sei qui?»

«beh... - disse scrollando dai pantaloni la terra - mi hanno portato qui due persone! Però sono sicuro che la mia famiglia verrà a prendermi»

Per quanto per lui fosse l'unica speranza tornare a casa dalla propria famiglia per me invece era una paura, che desideravo e desidero non accada mai. Perché non so se potrei sopportare tutto ciò. Annuì rivolgendogli uno sguardo malinconia senza accorgermene.

«tu.. Invece perché sei qui?»
disse muovendoe mani da tutte le parti, cosa che secondo lui avrebbe dovuto darmi ridere, ma che invece ebbe l'effetto opposto.

Sentivo gli occhi pizzicare e i ricordi tornare. Tutto il dolore. Tutta la voglia di non fare più parte di questo mondo, tutto questo viene riaffiorato da una semplice frase "e tu perché sei qui?"

«beh... Lunga storia - conclusi con le lacrime che minacciavano di uscire.»

«sono tutt'orecchi!» disse con un sorriso amichevole, che in quel momento avrei voluto spaccare.

Ma appena stavo per aprire bocca, una voce a me familiare. La voce della persona che provava e forse prova sei sentimenti nei miei confronti, stava mettendo in riga, con delle semplici parole.

«Non te lo dice perché il suo passato è macchiato di dolore.»

«𝐓𝐡𝐞 𝐍𝐞𝐯𝐞𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝 𝐏𝐚𝐧» 𝑜𝑢𝑎𝑡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora