capitolo 50

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Mi accascio lentamente al suolo, l'ho ucciso. Non ho il coraggio di alzare gli occhi, li chiudo ma continuo a vederlo, lui, il suo corpo privo di vita. Ho bisogno di evadere, ma non riesco, ho bisogno di dormire, ma non lo faccio da mesi ormai, ho bisogno di ritrovare me stessa, ma mi sono persa troppo spesso. E mi guardo, guardo il mio riflesso privo di maschere in un vetro insanguinato che ha segnato, non solo la sua, ma anche la mia condanna a morte. D'istinto prendo la pistola e la punto alla testa del mio nemico più grande, me stessa. Chiudo gli occhi e sto per farlo, ma che senso avrebbe uccidere qualcuno che è già morto. Ricordo quei mesi di spensieratezza, quando ancora giocavo a non avere un cuore, ma la volete sapere una cosa? Avrei preferito continuare a giocare, avrei preferito che il mio cuore battesse ancora di nascosto per qualcuno a cui ho giurato eterno odio, avrei preferito che il gioco non diventasse realtà. Perché si, fa schifo essere come me, uccidere persone a sangue freddo e spacciare sostanze che alla fine portano sempre e solo ad una cosa, morte. Vado via, scappo da una prigione impenetrabile, la mia mente; corro verso qualunque posto, vado verso una nuova vita, tanto peggio di così non può andare.
MADRID/ due mesi dopo
"Allora Mia abbiamo un caso per te" mi dicono
"Di cosa si tratta?" chiedo curiosa
"Spaccio di droga, pare che siano dei forestieri"
"Avete qualche indizio?" inizio ad insospettirmi
"Si, un capanno fuori città, hanno mandato una lettera, chiedono di te". Mi faccio indicare l'ora e il posto e vado via. Mi sorprendo quando scopro che è solo tra una mezz'ora, devo sbrigarmi. Arrivo al mio appartamento e prendo il necessario, perché nel profondo so di chi si tratta. Mi avvio al capanno e non appena faccio un passo, lo vedo, ci puntiamo le pistole reciprocamente alla testa.
"Ciao Angel" sentire la sua voce dopo così tanto tempo mi fa un certo effetto.
"Ciao Patrick" sorrido "Allora ho saputo che chiedevi di me, dimmi pure"
"Beh, sai da quando sei sparita il territorio é diventato mio, ma questo non dovrei dirtelo visto che ora sei uno sbirro" ammicca lui.
"Già, tempi di crisi dalle tue parti mi dicono" non è vero ma mi piace stuzzicarlo
"Nah, ce la passiamo abbastanza bene, a differenza di qualcuno che vive in un appartamento a Madrid, squallido per te." aggiunge lui
"Sai, la cosa più squallida mi sembri tu, ma non volevo dirtelo." ghigno
"E sai cosa è ancora più squallido? Uccidere il proprio padre in un capanno in quel modo, brutale perfino per te Miller" dice non sapendo cosa ha scatenato in me.
Carico la pistola, " Sta attento a dire certe stronzate, potresti perdere la faccia e non solo" dico
"Cosa vuoi farmi? Mi vorresti sparare? Avanti fallo." mi provoca
"Mi stai sfidando?" perdo la pazienza.

La mia bad girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora