capitolo 44

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"Brutto figlio di puttana, sei morto" dico. Il suo sguardo scatta su di me ma subito dopo guarda le mie mani e no, stavolta non c'è nessuna pistola. Solo io ma penso che sarebbe stato meglio per lui se io avessi avuto una pistola.
"Miller, cos'è sei di nuovo impazzita? Sei di nuovo nei panni della psicopatica?" dice e porca troia il sangue mi è arrivato fino all'ultima punta dei miei capelli. Un pungo e lo prendo in pieno volto. Cade, il sangue è arrivato fino alle mie braccia. Non mi basta. Un altro pugno, stavolta per colpirlo mi abbasso. Conto. Lo faccio sempre.
Uno.
Sono fottuto perché penso che tu mi piaccia
Due.
Mi sono fidanzata
Tre
Ho sentito uno sparo
Quattro
Mi faccio strada tra la folla
Cinque
Vedo del sangue
Sei
Il sangue è di Jack
Sette
Gli hanno sparato
Otto
Patrick gli ha sparato
Nove
Chiamate un'ambulanza
Dieci
Ci dispiace il suo amico non ce l'ha fatta, è morto durante il tragitto
Questi sono i flashback che ricorrono nella mia mente quando lo colpisco. Mi bloccano le braccia, chiudo gli occhi e lo vedo, vedo la sua faccia, Jack.
"Sai, la cosa che ammiro di te è che anche se ti hanno ferita tu non hai sprecato una lacrima per loro. Ma avvolte piangere significa andare avanti, significa che sei viva"
Ma ora io sono morta per la milionesima volta. E non penso di poter trovare qualche via di fuga dalla mia vita oscura. Ritorno alla realtà e vedo ancora Peppe tenermi per le braccia. Mi dimeno e me ne vado. Incontro persone per la strada che mi salutano e mi guardano con pena. Io non faccio pena, mi ripeto. Ma poi entrando in camera mi guardo allo specchio, vedo un mostro. Mascara colato ma non dalle lacrime, dal sudore, capelli fuori posto e occhiaie che contornano i miei occhi stanchi. E mi sento un mostro perché non ero lì, perché non sono andata con lui, perché io l'ho fatto entrare in questa vita, perché nonostante io sia morta dentro non riesco a piangere e perché per la prima volta ho pensato di poter essere felice.
Sam entra dalla porta e mi abbraccia. Non ricambio ma lei rimane lì.
"Dovrei piangere sai? Tutti se lo aspettano. Ma io non lo faccio mai. L'ho promesso a me stessa." dico con voce ferma e apatica
"Dovresti, invece, ma non perché tutti se lo aspettano ma per te, perché ne hai bisogno" sice sciogliendosi dall' abbraccio.
"Ho bisogno di aria" dico andando verso la porta e legandomi i capelli in una crocchia disordinata. Attraverso il dormitorio e vado nel garage dove c'è la mia moto. Salto in sella e sfreccio sulla strada. Vado al night club dove l'ho visto epr la prima  volta
Mi siedo sul muretto accanto ad uno sconosciuto
"Brutta serata?" dice
"Brutta vita!" rispondo
"Oh per l'amor del cielo! Cosa ti affligge?" dice con tono teatrale, sembrerà strano ma mi sdraio e mi metto con la testa sulle sue gambe. Questo tipo mi dà fiducia.
"Niente di che, sono una ragazzina ribelle cresciuta male" dico
"Oh, quindi rispondevi al paparino, è per questo che sei ribelle?" domanda
"Nah, sono ribelle perchè uccido persone quando non ho niente da fare" dico seria e lui sbianca
"Scherzo, calmati. Però stai tranquillo non ti ucciderei mai, mi sei simpatico" gli faccio l'occhiolino
"Grazie a dio" sospira. Mi alzo per andarmene
"Ci vediamo- aspetto che mi dica come si chiama-Jack" dico
"Posso avere il tuo numero- gli dico il mio nome- Mia?" dice.
E lo rivedo con il suo sorriso angelico e i suoi occhi azzurri. Sorrido al suo ricordo. Non può essere vero, lui è morto e non so il motivo, è morto ma non ho avuto ancora il coraggio di andare all'ospedale, è morto ed io ancora non so chi sia la sua famiglia, ma soprattutto è morto per colpa mia. Mi rimetto in sella alla mia moto e vado verso l'ospedale. È l'ora della resa dei conti.

La mia bad girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora