CAPITOLO 1

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Nel viaggio di ritorno in istituto siamo rimasti in silenzio, cosa alquanto strana, soprattutto per me.
Ma le nostre mani, che si erano incrociate strette l'una all'altra, mentre scendevamo i gradini della Questura, avevano parlato per noi.
Quanto mi era mancato sentirlo in quel modo.
Scesi dalla sua auto aveva cercato nuovamente la mia mano, stringendola nella sua, percorrendo così la scalinata che portava in Istituto. Una simile esternazione dei propri sentimenti non è mai stata tipica di Claudio, soprattutto qui, nel suo regno.
Mi ha accompagnata fino all'entrata della stanza degli specializzandi. I nostri sguardi si sono incatenati per un tempo che mi è apparso infinito, mentre mi perdevo nei suoi occhi blu e profondi come il mare.
Ha separato le nostre mani ancora allacciate, per sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, regalandomi poi una dolce carezza sulla guancia.
Rimasi lì, come imbambolata, intanto che lui chiudeva dietro di sé la porta del suo ufficio.
Claudio non è mai stato un uomo di molte parole, i suoi gesti hanno sempre parlato per lui, complice un'incredibile attrazione che non ci consente di stare lontani.
Stordita dal suo tocco e dalla sua vicinanza, ho ripreso a scrivere la mia ricerca per Baltimora, nonostante inizialmente il ricordo del calore della sua pelle bruciasse ancora su di me, facendomi perdere nei meandri di quello che Claudio ha sempre amato definire il mio "mondo di marzapane".

"La stai prendendo proprio sul serio questa ricerca eh?"

Le sue parole sono per me come una scossa elettrica. È fermo sulla soglia della stanza, appoggiato allo stipide della porta, guardandomi in quel modo così suo. Così intenso.
Chissà da quanto tempo era lì.

"Quelli come noi possono contare solo su loro stessi."

Gli rispondo, con le stesse parole che lui aveva utilizzato con me.
Si avvicina a piccoli passi, mentre un sorriso sghembo gli anima il viso. Il suo modo di sorridere che preferisco.

"Posso?"

Mi chiede, appoggiandosi allo schienale della mia sedia. I suoi occhi si soffermano sulla schermata del computer solo per pochi secondi, per poi incontrare il mio sguardo, che non si era mai staccato da lui.
Chi può dire per quanto tempo siamo rimasti in questa posizione, persi in discorsi che non abbiamo pronunciato realmente, se non con il nostro modo di starci vicino.
Eppure, siamo usciti dalla sala specializzandi per andare nel suo studio, caldo e confortevole. Esattamente come lui, il mio CC.

"Calligaris ha ritrovato tutta la refurtiva in un pozzo arteriano vicino alla villa, e sempre lì c'era il coltello da cucina utilizzato da Elena. Insomma, proprio dove ha indicato Monick."

Succede molto di rado, che l'implacabile dottor Conforti si lasci trasportare dai sentimenti per via di un caso. Ma quando accade, io mi beo instancabilmente di questi momenti. Di lui che mi parla, senza che debba torcergli le parole di bocca.
Di lui che mi parla, come se fossi la sua confidente.

"Ed è stata lei a nasconderli...?"

Rispondo, a metà tra un'affermazione e una domanda.
Lui si limita ad annuire.

"E adesso?"

Quando chiudiamo un caso, provo la stessa sensazione che mi pervade leggendo l'ultima pagina di un libro.
Cosa accadrà dopo ai protagonisti?

"Elena é minorenne. Spero solo che Sergio tenga conto della sua giovane età e delle circostanze particolari in cui ha agito quando dovrà formulare l'accusa."

Anche se molto probabilmente non ammetterà mai la sua gelosia, quasi inizio ad apprezzare queste sue costanti frecciatine.

"Perché non dovrebbe?"

Domando sorridendogli, mentre si avvicina lentamente a me, rendendo la distanza che ci separa alquanto esigua.

"Perché l'umanità e l'empatia non sono esattamente il suo forte."

A una simile vicinanza al suo corpo, non riesco mai ad essere lucida come desidererei. Le parole che vorrei dirgli muoiono sulle mie labbra, mentre il suo inconfondibile profumo di Declaration, mentine e gel mi rende completamente assuefatta a lui.

"Ah no?"

È tutto ciò che riesco a dire.
CC si limita a fare segno di no con la testa. Non ricordo un altro momento in cui i nostri occhi, siano stati persi gli uni negli altri per così tanto tempo.

"E invece tu?"

"Io i miei momenti ce li ho. Sei tu che non te lo ricordi."

Avrei voluto chiedergli di rinfrescarmi la memoria, di ricordarmi quanto siano meravigliosi, unici e intensi i momenti trascorsi con lui.
Avrei voluto si, ma non ne ho avuto bisogno.
Ha distolto lo sguardo dai miei occhi, per posare i suoi sulle mie labbra impazienti, che non aspettavano altro che lui.
Mi prende il volto tra le mani, e in questo momento così perfetto, quel minimo contatto che avevo mantenuto con la realtà svanisce del tutto.
Mi bacia.
Schiudo istintivamente le labbra, di cui CC si impadronisce all'istante. Mi bacia con famelica voracità, come se da questo dipendesse la sua vita.
Abbandona le mie labbra, lasciando una scia infuocata di baci fino al collo, dove si avventa con una passione tale da togliermi definitivamente il fiato.
Le sue mani sui miei fianchi, mi tengono stretta in un abbraccio che non conosce confini. Passo le dita tra i suoi capelli morbidi, scarmigliandoli un po', avvicinandolo, se possibile, ancora di più a me.
Riprende a baciarmi con foga, e quasi non mi accorgo di non indossare più il mio giacchettino di lana. Inizia a sbottonare la mia camicetta di jeans con fare frenetico, deciso, quasi come se avesse paura che da un momento all'altro io possa scomparire, lasciando in lui un vuoto incolmabile.

"Claudio.. Aspetta.. Potrebbe entrare qualcuno..."

Riesco a dirgli con non poca difficoltà, tra un bacio e l'altro.
Lui, come destato da un sonno profondo, si stacca da me in modo lento e svogliato, per andare a chiudere la porta a chiave.
Mi guarda come se fossi la cosa più bella che abbia mai visto nella vita.
Ed io, nonostante gli occhi un po' lucidi strabordanti d'emozione, le labbra rosse e gonfie per via dei suoi instancabili baci infuocati, e la camicia aperta per metà, riesco davvero a sentirmi bella. Come se per la prima volta, riuscissi a vedermi attraverso i suoi occhi. Come solo lui riesce a guardarmi.
In un istante è di nuovo da me, prendendomi tra le sue braccia, portandomi sul divano di lato alla sua scrivania.
Mi siedo a cavalcioni sopra le sue gambe, sentendo il crescente desiderio che ha di me, di essere una cosa sola. Le sue labbra sono di nuovo sulle mie, che bacia come se volesse mangiarle. Mi aggrappo alla sua cravatta, che cerco goffamente di slacciare. CC giunge in soccorso delle mie mani impacciate e tremanti. È questo l'effetto che ha su di me: una sensazione di stordità completa.
Quando finalmente riesco a privarlo anche della camicia, che raggiunge la mia sul pavimento, mi rendo conto per l'ennesima volta di quanto sia affascinante. Vorrei poter vivere sempre di momenti come questo, in cui ci incastriamo perfettamente, in cui sento di appartenere incondizionatamente a lui.
Se in questo istante finisse il mondo, non me ne accorgerei. Non finché mi tiene stretta così.
Non ci sono parole che tengano, per descrivere l'intensità con cui ci stiamo amando su questo piccolo divano, che sicuramente non riuscirò più a guardare con gli stessi occhi.

"Funzioniamo..."

Mi sussurra CC, con una voce tanto roca quanto profondamente dolce. Riportandomi alla mente la sua dichiarazione di qualche mese prima, che mi aveva lasciata completamente interdetta. Ed ora, sentirlo pronunciare nuovamente questa parola, vale per me molto di più di quel "Ti amo" che ancora non riesce a pronunciare a voce. Perché riesco a sentirlo, quanto lui mi ami.

"Lo sento."

L' allieva - Lo sento, FUNZIONIAMO❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora