CAPITOLO 7

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I raggi di luce che filtravano dalla finestra mi svegliarono. Tenni le palpebre chiuse, aggrappata ai ricordi felici della notte appena trascorsa, che mi avevano cullata anche nei sogni. Non avrei cambiato neanche il più minimo dettaglio.
Avvinghiata contro il suo petto caldo, mi stringeva forte nelle sue braccia.
Le sue dita accarezzavano con infinita delicatezza il profilo della mia schiena nuda, tracciando disegni leggeri sulla pelle. Non desideravo altro che restare così per sempre.

"Lo so che sei sveglia."

Disse, insinuando il volto tra i miei capelli arruffati. Il suono roco della sua voce, portò con sé un'ondata di immagini notturne che inevitabilmente mi fecero arrossire.

"Ti sbagli..."

Mi voltai verso di lui. I suoi occhi color del mare erano così profondi, che riuscivo perfino a scorgere la sua anima. Sfiorò le mie gote rosse con la punta delle dita, provocandomi un leggero tremore. Le nostre labbra si trovarono, muovendosi in sincrono, accompagnate dal rumore dei nostri respiri spezzati. La sua bocca scese come sempre sul mio collo, mentre le mie mani si intrufolarono nei suoi capelli, che mi attraevano come una calamita. Il suo corpo rappresentava il mio rifugio felice. Cullata da questo pensiero, riprendemmo da dove ci eravamo interrotti, solo pochissime ore fa.


"Le coppie hanno dei cassetti". Avevo sentito questa frase tempo fa, in non so più quale film, ed ora finalmente ne avevo compreso appieno il senso sulla mia pelle. Era così appagante la nuova routine che stavamo creando. Prepararci insieme per una nuova giornata, mi infondeva quel senso di condivisione che tanto avevo atteso.
Arrivare in Istituto con Claudio aveva tutto un altro sapore. Non era da tutti essere una coppia funzionale sia sul lavoro che nella vita privata.
Poterlo avere sempre vicino mi rassicurava, come sentirsi costantemente avvolti dal tepore di una soffice coperta.
Anche oggi ci salutammo malinconici nel corridoio, pur sapendo ci sarebbero stati solo pochi metri a separarci. Ciò che era sbocciato tra di noi mi rendeva più distratta del solito. Ogni mio pensiero convergeva su di lui, unico abitante della mia mente.
Prima che potessi entrare nella sala specializzandi, venni raggiunta dalle urla stridule di Lara.

"Alice ma dov'eri! Noi abbiamo già consegnato i progetti per Baltimora!"

Effettivamente l'unica postazione ad essere ancora vuota era la mia. Lanciai una rapida occhiata all'orologio appeso alla parete, convinta dell'impossibilità di essere arrivata in ritardo. Infatti ero in perfetto orario, soprattutto grazie alla guida scaltra di Claudio. Probabilmente, l'ansia per la consegna della tesi li aveva buttati giù dal letto, mentre io non avrei mai voluto abbandonarlo.

"Si, si eccomi!"

Indossai rapidamente il camice, raggiungendo poi la mia scrivania, in perfetto disordine come sempre.

"Devo aggiungere solamente un paio di frasi..."

Dissi, controllando nuovamente il testo che avevo prodotto, nella speranza che fosse privo di qualsiasi forma di errore.

"Finito!"

Annunciai soddisfatta ai miei colleghi.

"Non ho ancora capito perché hai cambiato argomento all'ultimo."

Mi chiese scettica Lara, seguita subito dopo da Paolone a darle manforte.

"Infatti, l'idea dei glucocoristeroidi a me sembrava buona."

"Si lo so, è che Scanner mi ha detto che l'avevano già usata per un dottorato a Verona..."

L'informai, rendendomi conto di essermi un po' esclusa dal gruppo in questi ultimi giorni, troppo impegnata a dedicarmi a quello che consideravo il mio romanzo rosa personale.

L' allieva - Lo sento, FUNZIONIAMO❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora