CAPITOLO 2

4.4K 106 24
                                    

"Vieni a casa con me."

Esordisce Claudio, mentre in uno strano impeto di tenerezza, mi sta aiutando a riallacciare i bottoni della mia camicetta, di cui lui stesso mi aveva privato.

"Si..."

Se me lo chiedesse in questo istante, andrei con lui ovunque. Sopratutto quando mi guarda in quel modo, come se gli appartenessi.
Chissà se quello che è accaduto, ha lo stesso significato per entrambi, ma per un po' voglio smettere di pensare alle conseguenze delle mie e delle sue azioni, concentrandomi su ciò che stiamo vivendo.

"Vado a recuperare la borsa."

"Ti raggiungo."

Mi dice, poggiando dolcemente le sue labbra sulle mie. Potrei abituarmi molto facilmente, a tutta questa sua delicatezza nei miei confronti.
Raggiungo la sala specializzandi camminando a due metri da terra, frastornata da tutte le emozioni che riesce ad animare in me. Sento ancora le sue mani percorrermi il corpo, che rabbrividisce al solo ricordo.
Infilo frettolosamente nella borsa tutto ciò che avevo disseminato sulla scrivania, segno evidente della mia indiscussa tendenza al disordine.
Lo trovo ad aspettarmi sulla porta, ed ancora una volta, cado vittima dei suoi occhi così dannatamente magnetici. Tende la sua mano verso di me, in cui faccio scorrere la mia, in un movimento lento che sono certa fa rabbrividire entrambi. Le sue dita si chiudono sulla mia mano, stringendola teneramente, incamminandoci verso l'uscita.
E non importa se l'Istituto sia quasi completamente deserto, perché questo suo gesto, è comunque la dimostrazione della volontà di un cambiamento. O almeno, io non riesco ad interpretarlo diversamente.
Le nostre mani si separano solamente quando saliamo nella sua auto, ma dopo essersi immerso nel traffico serale tipico di Roma, CC poggia con estrema naturalezza la sua mano sulla mia coscia.
Una scossa elettrica mi pervade da capo a piedi, come ogni volta che la sua pelle entra in contatto con la mia.

"Mi sei mancata da morire."

Ammette, con gli occhi fissi sulla strada.

"Anche tu, tremendamente."

Gli rispondo, e lui aumenta la presa sulla mia coscia. Poggio la mia mano sulla sua, venendo inondata da una serenità da cui non ero pervasa da tempo. O meglio, da quando non lo avevo più così vicino.
Non aggiungiamo altro, beandoci del silenzio dovuto alla pace ritrovata. Non un silenzio imbarazzante, che si tenta di colmare con inutili frasi di circostanza. Ma un silenzio appagante, che non ha bisogno di niente se non di essere vissuto.
La vista del suo palazzo provoca un'accelerazione del battito del mio cuore, rivivendo in un unico, magico istante, tutte le notti trascorse dormendo tra le sue braccia. Nella sua casa calda.
Ci prendiamo nuovamente per mano, incapaci di smettere di toccarci, di sentire la presenza dell'altro al proprio fianco.
Sulle scale riprende a baciarmi, ed io, sotto i suoi baci perdo sempre ogni connessione spazio temporale con il mondo che mi circonda. O con l'universo in generale. D'altronde, è ormai assodato da tempo, che soffro di una grave forma di "confortite acuta".
Non so come, e nemmeno esattamente dopo quanto tempo, riusciamo ad arrivare al suo pianerottolo. Nella spasmodica ricerca delle chiavi, mi spinge contro la parete, baciandomi con la stessa foga da cui era mosso nel suo studio. Ed io, non posso far altro che apprezzare questa irruenza nel dimostrare il forte desiderio che ha di me.
Claudio è un uomo fisico, passionale, in grado di comunicare con il corpo tutto ciò che lo anima. Ed è per me la dimostrazione umana che i fatti contano più di mille parole. O di mille promesse.
Entrati in casa, abbandoniamo sul pavimento tutto ciò che di futile avevamo con noi. Non ho bisogno di nulla se non di lui.
Percorriamo il corridoio avvinghiati l'uno all'altra, perdendo progressivamente i confini di noi stessi, mentre una scia di indumenti colora il pavimento fino al letto della sua stanza.
Qui, ancora una volta, il tempo si arresta, smettendo si scorrere su di noi. Ed è come ritrovarsi in un capanno fuori dal mondo, di cui siamo gli unici abitanti.


Avvolti nel suo morbido piumone color carta da zucchero, vorrei poter non abbandonare mai questo letto, o le sue braccia, in cui mi sento a casa.
Claudio mi sta accarezzando delicatamente la schiena, tracciando dei disegni immaginari, che mi provocano interminabili brividi di piacere. Forse dovremmo parlare, ma ho paura di rovinare questa serata così magicamente perfetta.
Improvvisamente, il mio stomaco inizia a brontolare, rivendicando attenzione.
Sento Claudio sorridere sulla mia pelle.

"Hai fame Sacrofano?"

Protesto sempre quando mi chiama in questo modo, ma la verità è che mi piace da morire. È un qualcosa di solo nostro, che appartiene a noi e nessun altro.

"Abbastanza."

Confesso, del resto l'ora di cena era passata da un pezzo, e noi eravamo troppo presi da altro per accorgercene.

"E cosa vorresti mangiare?"

Domanda, iniziando a baciarmi il collo, e non sono più così sicura di voler sostituire la sua stretta con del cibo, ma il continuo brontolio del mio stomaco, tradisce i pensieri peccaminosi generati dalle sue labbra su di me.

"La tua carbonara."

Rispondo, mossa dal troppo tempo trascorso dall'ultima volta che avevo mangiato qualcosa preparato da lui, per noi. Le sere e le notti trascorse in questa casa, mi appaiono come un ricordo lontano. Eravamo come due clandestini, che avevano cavalcato con fervore quell'onda anomala di sentimenti che ci aveva travolti.

"Va bene."

Non sembrava però avere intenzione di abbandonare quel groviglio di corpi e coperte fatto da noi. Ed io, non volevo sentire le mie braccia vuote, senza di lui a colmarle. Rincorrersi era stato bello, un'altalena di emozioni, ma ora che ci eravamo presi, staccarsi anche solo per cenare, appariva come un'impresa ardua. Di difficile compimento.
Si alza, e non posso fare a meno di guardare adulante il suo corpo nudo, così straordinariamente bello. Si accorge del mio sguardo rapito da lui, sorridendone compiaciuto.
Apre l'armadio, mostrando i suoi abiti rigorosamente in ordine e allineati per colore. Adoro anche questo suo lato, così estremamente preciso, ai limiti del maniacale, o almeno secondo i miei standard. D'altronde, la mia stanza non può certo essere definita il regno dell'ordine. Il mio caos però ha un suo ordine, nel quale io riesco a ritrovarmi. Almeno la maggior parte delle volte, quasi.
Lo osservo mentre si veste, indossando solo un pantalone grigio della tuta. La sua indistinguibile bellezza, non svanisce nemmeno quando è in tenuta da casa. Anzi, i capelli scarmigliati, in cui fino a pochi minuti prima si erano perse le mie mani, lo rendevano ancora più seducente.
Si avvicina nuovamente a me, porgendomi una delle sue camice bianche, in cui ci sono ricamate le sue iniziali: CC.

"Indossa soltanto questa... Sacrofano!"

Mi dice con un tono di voce provocante quanto irresistibile. Ed io, alla passione che nutro verso di lui non so resistere.
Mi bacia sulla fronte, per poi scomparire in cucina, lasciandomi ancora inebedita dalle sue parole.
Lo assecondo, indossando solo la sua camicia.
Mi soffermo ad accarezzare le iniziali ricamate con filo nero, che mi fanno sentire sua, quasi fossero un segno distintivo di appartenenza.
Camminando a piedi nudi lo raggiungo in cucina, dove lo trovo intento ad armeggiare con i fornelli, con un'espressione assorta e concentrata.
Mi fermo poco distante da lui, quando si accorge della mia presenza. Il desiderio vivo nei suoi occhi mi fa sentire nuda.

"Alice sei bellissima."

Quando mi chiama utilizzando il mio nome, so che mi sta parlando seriamente.
Bellissima, con i capelli arruffati, le labbra gonfie dei suoi baci e con indosso solamente la sua camicia, che mi arriva a metà coscia.
Del resto, anch'io lo trovo bellissimo. Se possibile, ancora più del solito.

"Anche tu..."

Si avvicina a piccoli passi, incerto, come se qualche pensiero indefinito avesse iniziato a serpeggiare nella sua mente.

"Vuoi parlare?"

Solitamente sono io ad attribuire eccessiva importanza alle parole, bisognosa di assegnare una definizione a tutto. A noi.
Eppure, stasera, non ne sento la necessità. L'unico pensiero o immagine a cui mi voglio dedicare è lui. Lasciandomi trasportare dalle sue carezze in un dolce mondo di marzapane.
Tutto il resto può anche aspettare.

"Domani."

L' allieva - Lo sento, FUNZIONIAMO❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora