CAPITOLO 13

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"Elis"

Sono mesi che nessuno mi chiama più in questo modo, e sono certa di non averne sentito poi molto la mancanza.
È seduto sul divano, abbracciato alla sua stravagante sorella, elettrizzata come non mai per il suo alquanto inaspettato ritorno.

"Ciao Arthur."

Lo saluto, con un tono di voce che non suona cordiale e gioioso come dovrebbe.
Si è lasciato crescere i capelli, che ora gli cadono quasi sulle spalle. Ha un aspetto più consunto, rispetto all'ultima volta che l'ho visto. Dopo aver tacitamente rifiutato la sua proposta di seguirlo a Parigi, o di chiedergli di restare a Roma per me, la comunicazione tra di noi si è interrotta di colpo.

"Continuate pure, io torno di là."

Sento il suo sguardo fisso su di me mentre mi allontano. Mi tuffo nuovamente sul letto, con la mente più incasinata rispetto a soli pochi minuti fa.
Non che non sia contenta di vederlo, gli voglio bene, ma questa giornata davvero non aveva bisogno anche del suo rientro a Roma.

"Posso?"

Cordy si affaccia titubante alla porta della mia stanza, ed io so già cosa voglia dirmi.

"Certo."

Le faccio segno di sedersi accanto a me.

"Ho chiesto ad Arthur di fermarsi a dormire qui, è un problema per te? È che non ci vediamo praticamente mai..."

La sua esitazione è un chiaro esempio dell'ambiguità della nostra convivenza...

"Tranquilla, poi è casa tua... Vado a stare da Claudio."

Mi abbraccia, stritolandomi con il suo solito entusiasmo.
Si alza, per tornare saltellando da suo fratello, ma riesco a fermarla prima che scompaia dalla mia vista.

"Ho detto ad Erika che deve andarsene."

Un sorriso a trentadue denti le illumina immediatamente il volto, grata per questa gioia inattesa.

"Cosa ha combinato?"

Avrei dovuto assecondare il suo intuito fin dall'inizio. Troppa fiducia negli altri, su questo CC ha ragione.

"È una storia lunga, poi ti racconto."

Lascio cadere il discorso, non avendo la minima intenzione di rivangare gli avvenimenti di oggi.

"Va bene."

Resto nuovamente sola con i miei pensieri, cercando una scappatoia a questa situazione ingarbugliata.
Certo, ho promesso a Claudio che sarei andata da lui nel caso in cui Arthur fosse tornato, ma non credo sia il caso di presentarmi a casa sua dopo tutto quello che ci siamo detti.
Per andare a Sacrofano ormai è troppo tardi, in più domattina dovrei svegliarmi prima dell'alba per arrivare puntuale in Istituto.
Lara è l'unica opzione praticabile, le scriverò mentre vado.
Riempio uno zaino con qualche vestito, d'altronde non so per quanto tempo Arthur intende trattenersi a Roma.
Rivolgo una fugace occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio, che non mi piace per niente. Potrei facilmente essere scambiata per uno zombie.
Inaspettatamente, ma neanche troppo, fuori dalla porta della mia stanza mi imbatto in Arthur. Che stesse per bussarmi?
I suoi occhi color nocciola mi scrutano indagatori, facendomi provare una punta di disagio.

"È per via di Conforti che stai scappando via?"

Mi domanda con voce tagliente, che mal si addice al suo solito aspetto bonario e rassicurante.

"Arthur io non sto scappando, semplicemente non mi sembra il caso di restare, tutto qui..."

Non ho la forza mentale per discutere anche con lui. Oltretutto non stiamo più insieme, quindi non sono tenuta a fornirgli spiegazioni.

L' allieva - Lo sento, FUNZIONIAMO❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora