CAPITOLO 15

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Arrivata nella sala d'aspetto dell'Istituto, mi imbatto in una coppia, seduti l'una accanto all'altro. Entrambi tengono lo sguardo fisso a terra, persi in chissà quali pensieri.
Mi avvicino lentamente, schiarendo poi la voce con un colpo di tosse, per far notare loro la mia presenza.

"Salve, sono la dottoressa Alice Allevi, devo riconsegnare gli effetti personali di Valentina Colombo."

Leggo il nome della ragazza sull'intestazione del plico, cercando di assumere un tono il più possibile empatico e cordiale.
Abbandonano la poltroncina avvicinandosi a me, con movimenti che sembrano costargli una fatica immensa.

"Si... Sono... Sono suo padre..."

I suoi occhi disabitati mi scuotono in profondità. Sopravvivere ai propri figli deve essere atroce.
Gli porgo gli effetti personali di sua figlia, che prende con mano visibilmente tremante.
Vorrei poter essere in grado di lenire questo loro dolore, che purtroppo durerà tutta la vita.

"La mia bambina..."

Il suo sguardo viene appannato da un velo di lacrime, che iniziano a scendere copiose sulle sue guance.
La donna, che presumo essere la mamma della ragazza, si avvicina a lui, abbracciandolo.

"Quando potremo vederla?"

Per un attimo questa domanda mi spiazza, dato lo stato in cui versa ancora il corpo di Valentina.

"Vostra figlia ci sta ancora aiutando a capire cosa le sia accaduto."

Spiego, nella speranza che comprendano il velato significato delle mie parole.
Una parte di me vuole cingerli con affetto, mentre l'altra desidera scappare il più lontano possibile da questa dilaniante sofferenza.

"Le abbiamo accompagnate al cinema... Siamo andati a riprenderle ma fuori non c'erano... Sono entrato, ma nemmeno dentro c'erano... La maschera mi ha detto di averle viste uscire a metà dello spettacolo..."

"Dove andavano?"

Chiedo, spinta dalla mia solita voglia di saperne di più.

"Ha detto che erano uscite a fumare una sigaretta.."

"Non sapevamo che Valentina fumasse..."

Aggiunge la mamma, anche lei con le lacrime agli occhi.

"E la maschera non le ha viste rientrare?"

Domando titubante, già amaramente consapevole della risposta che sto per ricevere.

"No..."

Dice in un filo di voce, confermando i miei sospetti.

"Conosco personalmente chi si sta occupando dell'indagine, e posso assicurarvi che faranno tutto ciò che è in loro potere per scoprire la verità."

Riconosco un piccolo barlume di speranza guizzare nei loro occhi vuoti.

"La ringrazio dottoressa, lei è veramente gentile."

Peccato che qualcun'altro scambi questa mia caratteristica, come una mera propensione a ficcanasare negli affari altrui.




La giornata trascorre lenta, senza qualcosa o meglio qualcuno, su cui incanalare la mia attenzione.
Certo, la situazione con Claudio non è delle migliori, ma stavolta tra i due quello ad aver oltrepassato il segno è lui.
La parte irrazionale di me, non vede l'ora di tornare a crogiolarsi arrendevole tra le sue braccia, considerando anche la mia scarsa capacità nel resistergli.
Soprattutto perché non voglio resistergli.
Allo stesso tempo però, non posso permettergli di sfogare in questo modo su di me le sue frustrazioni.
Vorrei solamente che fosse possibile trovare consolazione in lui, come una qualsiasi coppia normale. Potrà anche apparirgli noioso o banale, ma è quello di cui ho bisogno da lui.
Se ieri non ne avevo la forza, questo pomeriggio una sessione di shopping terapeutico è assolutamente ciò che fa al caso mio.
Digito il numero della mia nonnina, l'unica sempre in grado di comprendermi.

L' allieva - Lo sento, FUNZIONIAMO❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora