✨Capitolo 14✨

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Mi buttai sul mio letto, distrutta. L'allenamento di oggi e dei giorni scorsi è stato utile, ma straziante. No, decisamente il sensei non mi era mancato. Io e Lloyd non abbiamo nemmeno avuto il tempo di parlare del bacio. Mi alzai, cambiandomi per la notte. Mi distesi sul letto, rilassandomi al pensiero delle nostre labbra attaccate. Avrei tanto voluto alzarmi e andare nella sua camera, ma mi sembrava troppo avventato. Per quasi due settimane non eravamo riusciti a stare da soli nemmeno un attimo: allenamenti, prove, litigate infantili varie da calmare... Stavo per addormentarmi, quando sentii qualcuno imprecare andando a sbattere contro la ringhiera. Mi alzai subito dal letto, guardando verso la finestra aperta: a quanto pare fu Lloyd a venire nella mia stanza. Quando si accorse di me, si stava rialzando da terra, borbottando qualcosa. 

«Mi spieghi che cavolo stai facendo?» gli chiesi.
«Volevo venirti a trovare.»
«E usare la porta ti disgustava?»
«No ma preferivo coglierti di sorpresa.»
«E sbattere contro la ringhiera rientrava nei tuoi piani?» continuai il discorso, trattenendo una risata.

Lui fece spallucce, con un sorrisetto innocente. Lo guardai e notai che aveva la divisa addosso.
«Ma perché te la sei messa?» chiesi, indicandolo dal petto fino ai piedi.
«Poi vedrai. Dai, vestiti. »
«Non so come metterla» lo informai aprendo l'anta del mio armadio e riprendendo la divisa che il sensei mi aveva dato.
«Questo va sotto, queste sui polpacci, queste altre sui polsi, queste vanno messe alla fine, questo sopra a quest'altro e poi ti metti le scarpe, capito?» No, non avevo capito niente.
Lo feci girare e mi spogliai, attenta nel vedere se mi stava spiando. Non lo fece, da bravo ragazzo che era, ma non riuscii a mettermi le bende di colore argento sul polpaccio come aveva fatto con le sue, verdi.
«Em, Lloyd?» lo chiamai.
Lui si girò e mi aiutò a sistemarmi le ultime cose: mi allacciò una fascia in vita con un doppio nodo, poi prese una cintura e me la fece passare sulla spalla, per poi allacciarmela dietro. Sulla cintura c'era una fibbia, sulla quale era stato inciso la testa di un drago.

«La portava anche papà» dissi, accarezzandola, guardandola dallo specchio.
Lloyd sorrise. «Stai comoda?»
Feci due saltini, allargai le braccia e le gambe, per testarla.
Annuii, soddisfatta. Ci stavo proprio bene in quella tuta: leggera, larga e traspirante.
Lloyd mi abbracciò da dietro, appoggiando la sua testa sulla mia spalla. Sorrisi, guardando il nostro riflesso sullo specchio. Poi la mia collana iniziò a brillare, proprio come la prima volta. Mi staccai da Lloyd, sorpreso quanto me. Presi il ciondolo fra le mani.

"Ha riconosciuto il suo padrone, per questo si è risvegliata"

"Un fantasma può impossessare il corpo di tutti"

Queste frasi di Wu mi inondarono la testa e mi fecero indietreggiare, allontanandomi da quello che, avevo capito, non era Lloyd.

«Che vuoi, papà?» ruggii.
Lloyd, o il suo corpo, sbuffò. Poi cadde a terra come svenuto, spaventandomi. Dalla sua bocca uscì del fumo, verde scuro. La nebbiolina si raggruppò tutta da una parte, fino a formare un corpo. Non riuscii ad attaccare per lo shock di rivedere mio padre.

«Ti avevo detto di stargli lontano!» mi urlò contro. Capii che si stava riferendo al biondino, ma avevo ancora la lingua impastata e non riuscivo a dire nulla. «Ti sta solo usando Layn, lo capisci?»
Dopo molto silenzio, nel quale mio padre continuò a fissarmi negli occhi, riuscii a parlare: «Non mi sta usando» risposi con voce tremante.

Perché ero così spaventata? Sapevo che prima o poi sarebbe successo e mi ero allenata tanto per questo momento, perché il mio corpo non mi rispondeva? Era straziante la cosa.

«Sei innamorata persa. Possibile che la tua vista sia così offuscata? Perché ti lascia abbindolare in quel modo? Sei intelligente, l'avresti dovuto capire da sola che Lloyd è un impostore. Ti farà solo soffrire. »
«Ma basta dire tutti così! Prima con Cole, ora con Lloyd... posso fare quello che cavolo mi pare?! » sbottai.
«Sei stata con Cole?»
«Non sono affari tuoi» dissi guardandolo negli occhi.
«In teoria, sì: sono ancora tuo padre.»
«Che bello avere un padre che ti sbatte per terra spaccandoti le ossa» ringhiai, avvicinandomi.
Lo vidi rattristirsi. «Mi dispiace, figliola. Non sono riuscito a controllare la mia rabbia. Ho sbagliato. »

Destino Incontrollabile - ᴏʀɪɢɪɴᴀʟDove le storie prendono vita. Scoprilo ora