✨Capitolo 29✨

198 14 8
                                    

«Mamma, mamma, eddai sbrigati! Zio Kai ci sta aspettando!» disse una bambina dai grandi occhi verdi-azzurri e capelli biondi raccolti in due codine. La piccola era vestita elegante, tutta lilla: a quanto pare il suo colore preferito. Aveva fretta, si notava da un miglio. Arrivata dalla madre, iniziò a tirare il braccio della donna,
«Lo so Yumi, ho quasi finito, okay? Cerca di essere più paziente» rispose Layn. La trentacinquenne era elegante quanto la figlia, con un vestito stretto in vita, e una gonna con ricami di pizzo verdi scuri.
I capelli le ricadevano sulle spalle, ricci come al loro solito, ma la ciocca verde era ben nascosta dagli altri capelli corvini. La donna era intenta ad aggiustare la cravatta di un bambino. Lui non ne sembrava contento.
«Mamma, posso farlo da solo» borbottò.
«Lo so bene, ma posso aiutarti lo stesso? Ti sei vestito fino ad ora da solo. Allacciare una cravatta non è come mettersi una camicia bianca, capito Kaito?»
A questa risposta, il bambino non si lamentò più.
«Sei bellissimo fratellone!» si congratulò Yumi.
«Tutto la madre» disse una voce maschile.
Sulla soglia della porta apparve Lloyd. Anche lui ovviamente era vestito elegante, camicia bianca e pantaloni e scarpe neri. Giocherellava con la sua fede al dito, sorridendo alla sua famiglia.
«Ma qui siete tutti bellissimi!» esclamò l'uomo. Allargò le braccia e subito Yumi si precipitò dal padre. Lloyd la prese in braccio. Aprí la mano e la porse a Kaito.
«Il mio ometto non viene?»
Il bambino saltò giù dalla sedia dove stava per aiutare la madre a vestirlo meglio e afferrò la mano del padre, con petto all'infuori. «Certo che sì, padre.»
A quanto pare in quei giorni amava proprio giocare ai militari, nonostante facesse parte della famiglia di ninja più forti che la storia di Ninjago avesse mai avuto.
«Scusa il ritardo amore, ma ho dovuto prima aiutare Skylor con Flame e po-» Il discorso di Layn fu interrotto da suo marito, che le aveva dato un sonoro bacio sulle labbra, disgustando i loro figli.
«Sei bellissima.»
La donna, nonostante tutti gli anni passati insieme, arrossì leggermente, sorridendo e abbassando lo sguardo.
«Andiamooo! Damien mi sta aspettando!» esclamò Yumi.
«Uuhh, e zio Cole sa di questa vostra relazione?» chiese Layn, prendendo per mano Kaito.
Le guance della piccola divennero dello stesso colore del vestitino che portava, ma aveva un sorrisone.
«Eddai mamma, papà! Yumi può perfino avere un fidanzato e io no? Ha anche quattro anni in meno di me: ho ben sette anni, sono grande ormai!» protestò il figlio.
«Figliolo, l'amore lo devi trovare da solo. Non possiamo sceglierti noi la fidanzatina od il fidanzatino, Yumi ha scelto da sola» gli spiegò il padre, camminando verso la porta d'uscita. Layn sorrise.
I quattro uscirono dal loro appartamento e, dopo aver allacciato le cinture ai figli, partirono verso il dojo, la loro vera casa.
A

rrivarono appena in tempo. Scesi dall'auto, varcarono la soglia delle gigantesce porte di legno. La piccola Yumi lasciò la mano del padre e corse verso un bambino, di un anno più grande di lei. Si abbracciarono e corsero verso l'interno del dojo, tenendosi per mano. Un bambino con i capelli rossi tutt'altro che in ordine li salutò, iniziando subito a parlottare con Kaito.
«Ed ecco i ritardatari!» li salutarono Kai. Skylor arrivò, accompagnata dalle loro solite amiche e la nuova arrivata: Chowako. Le ragazze si abbracciarono a turno, salutandosi. Layn fece attenzione a non stringere troppo l'ultima, a causa del pancione di ben nove mesi.
«A quanto pare sta troppo bene qui dentro» ridacchiò la donna, rispondendo alla domanda di Layn.
Arrivarono i rispettivi mariti e ancora volarono saluti, nonostante si vedessero più spesso possibile.
«Per caso hai visto Damien? Dobbiamo iniziare, altrimenti mangiamo troppo tardi» chiese Cole dopo essersi staccato dall'abbraccio di Layn.
«Lui e Yumi sono entrati, li troverai da qualche parte nel dojo, come al solito» disse la donna. L'uomo rise.
«Come al solito. Avrei dovuto capirlo da solo, in effetti.»
«Va a vedere dove si sono cacciati e iniziamo, belloccio.»
I due si scambiarono sguardi d'intesa, sorridendo. Cole fece esattamente ciò che gli aveva suggerito Layn. Quando tornò fuori con i due bambini, prese la mano di Damien e si avvicinò a sua moglie, mentre Yumi saltellava verso i suoi genitori e suo fratello.

Calò il silenzio. Anche i bambini smisero di parlare, non perché gli era stato imposto, ma perché capivano da soli quanto era importante quel momento.
Ogni famiglia si distanziò dall'altra.
Kai e Skylor mandarono due lanterne, accese da Flame. Nya e Jay ne mandarono altrettanto, con i loro gemelli che si tenevano per mano.
Chowako aiutò Cole ad accendere la sua lanterna, lasciandola poi andare tenendosi il pancione nel quale il piccolo Ater era ormai cresciuto del tutto.
Lloyd accese una lanterna da solo, sussurrando un nome che a Layn non è mai piaciuto veramente. L'uomo tornò dalla sua famiglia, scompigliando i capelli di suoi figlio ed incrociando lo sguardo di sua moglie, facendole capire che era tutto okay: nessuno li avrebbe più divisi. Layn lasciò libera nel cielo un'altra lanterna, con i piccoli che salutavano con la mano una persona della famiglia che purtroppo non erano riusciti a conoscere.
Ogni famiglia aveva finito. Il gruppetto di amici si riunì, in silenzio. Lloyd prese la lanterna da terra, aspettando che poi tutti avessero una mano su essa.
«Sensei Wu Garmadon» dissero all'unisono, lasciarono andare la lanterna tutti insieme,  per poi guardarla volare. Layn, prese l'altra lanterna. Kai fu il primo ad arrivare con la mano, seguito da tutti gli altri.
«Ash Hurei» dissero, alcuni forte, alcuni con un sussurro. La piccola Yumi strinse forte la mano della madre, la quale le fece l'occhiolino per non farla preoccupare. Piangere non significava per forza stare male.
I ninja si sorrisero tutti a vicenda, qualcuno con gli occhi lucidi. Layn incontrò lo sguardo di Cole, il quale la stava guardando da molto più tempo. L'uomo lasciò a terra Yurei, la sua figlia maggiore, gemella di Montgomery. Guardò sua moglie Chowako e lei, senza esitazione, annuì. L'uomo si avvicinò alla corvina riccioluta, prendendo l'ultima lanterna che era rimasta. Layn lasciò la mano di Yumi, prendendo quella di Cole. Insieme, si avvicinarono al ciliegio, accendendo poi lì la lanterna.
«Daici Hurei Brookstone» sussurrarono entrambi, così piano che solamente loro due potevano sentirlo. Era un momento che nessun'altro doveva sentire. Lasciarono andare la lanterna, che iniziò subito a volare, più vicina a loro rispetto alle altre le quali ormai si confondevano con le stelle del cielo.
Restarono un altro minuto in quella posizione, col naso rivolto verso l'alto a contemplare l'infinito.
I due lasciarono andare le loro mani intrecciate mentre tornavano dagli altri, rimasti ad aspettarli.
«Allora, chi è che ora vuole mangiare tanta torta insieme al sottoscritto?» chiese il belloccio.
Tutti i bambini esultarono, correndo verso i tavoli apparecchiati. I ninja sorrisero e si incamminarono verso di loro.
Lloyd aspettò Layn al suo fianco.
«Come stai?» le chiese, cingendole i fianchi con le mani e guardandola in viso. La donna sorrise.
«Me lo chiedi tutti gli anni.»
«E tu tutti gli anni non rispondi.»
«Perché ormai la risposta la dovresti sapere.»
«Non mi hai mai risposto sinceramente, lo sai, cucciola.»
La ragazza sorrise al nomignolo. Sembrava che avessero ancora avuto vent'anni.
«Ora sto bene. Io sono qui con te e i miei figli, la mia famiglia, tutti voi» la donna indicò i tavoli, «mentre l'altro mio figlio è dove deve essere. L'ho visto: sta bene. A quanto pare nel suo destino c'è scritto questo.»
«Il mio destino è molto bello, sai?» chiese Lloyd, facendo riferimento alla vita che stava avendo con Layn.
«Dici? Stare con me non è una passeggiata, amore mio.»
«Le avventure sono più belle così. Altrimenti è tutto monotono» rispose l'uomo, prendendo sua moglie per mano. Camminando verso i tavoli, chiese: «com'è che definisci il tuo destino? Sfigato?»
La donna ci rifletté su, poi, poco prima di raggiungere gli altri, trovò la risposta.
«All'inizio lo chiamavo così. Ora lo definirei più un destino... incontrollabile.»

Destino Incontrollabile - ᴏʀɪɢɪɴᴀʟDove le storie prendono vita. Scoprilo ora