✨Capitolo 28✨

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Mi stavo finalmente riprendendo, ma più la mia mente era meno offuscata, più volevo tornare a dormire per tutto il giorno, come facevo prima.

Il dolore fisico ormai se n'era andato: il mio corpo aveva ripreso colore, le mie curve non pesavano più. Camminavo ormai senza problemi, il fiato ne avevo abbastanza per riuscire a fare trenta flessioni senza più urlare per lo sforzo, ma non riuscivo lo stesso a credere che ormai nulla era come prima. Mi si potevano contare le costole se ritiravo la pancia, e la cosa non mi piaceva. Le gambe si stancavano subito: corte lo erano sempre state, ma mai così piccole. Mi faceva male molto spesso le braccia se mi allenavo troppo e per altri tre giorni dovevo fermarmi. In solo un mese però, avevo fatto passi da giganti, continuava a ripetermi Zane, colui che mi prendeva più cura di me, medicalmente parlando. Non lo volevo far sentire inutile, lui ci stava mettendo il cuore per farmi stare bene e riprendermi il più velocemente possibile, così lo ringraziavo ogni giorno, cercando di non abbattermi. La fine l'avevo già vista, questo era un nuovo inizio per il mio corpo.
Ciò che non riusciva a farmi andare avanti era la ferita dentro di me.

Ash non c'era più e non volevo crederci.
Avevo ucciso mio padre con le mie mani senza pensarci due volte.
Mi ero uccisa.
Sono risorta dopo aver conosciuto mia madre e aver visto mio figlio morto.
Diciamo che non sono cose che succedono tutti i giorni, e la mia sensibilità non aiutava.

«Hey Layn, tutto okay?» mi chiese Sky, sedendosi al mio fianco sulle mattonelle di marmo nel giardino del dojo. Mi risvegliò da questi pensieri nel quale ormai vagavo senza meta. Come potevo spiegarle cosa avevo passato? Faceva male anche solo rivederlo in sogno, parlarne era... impossibile. Risentivo troppe volte il suono della frusta...

Mi limitai ad annuire con un piccolo sorriso e appoggiare la mia guancia sulla sua spalla. Qui nulla mi faceva del male.
«Ci penso io» disse una voce maschile.
Mi sentii pizzicare ai fianchi e subito balzai in piedi, sbattendo la testa contro il mento della persona che mi stava rompendo. Parlando di rotture: chi poteva essere?

«Kai ti odio quando fai così» brontolai guardandolo, ma non riuscii a sorridere nel vedere quella faccia sbruffona. Lui ridacchiò massaggiandosi la mascella e si sedette al fianco di Sky, circondandole le spalle con il braccio.
«Tu non mi odi, vero amorino?» le chiese avvicinandosi a lei per baciarla. Sky gli girò il viso con un dito, ridendo.
«Oh si che ti odio se fai il coglione in questo modo.» E poi mi chiedono perché la adoro.

Entrai nella cucina, lasciandoli da soli a battibeccare.
Schifosa, vedrai come soffriranno i tuoi amici quando conquisteremo Ninjago.
Mi appoggiai al muro, annaspando e tenendo gli occhi chiusi.
Non esisti, non ci sei, non mi fai del male. Non esisti, non ci sei, non mi fai del male.
Continuai a ripeterlo fino a che quella voce non smise di essere nella mia testa.
Mi massaggiai le tempie, cercando di ripetere a  me stessa che le voci che sentivo non erano reali, ma solamente la solita tortura che subivo quando la piccola parte dell'anima di mio padre nella collana aveva abbastanza forze per farlo.
Grazie a piccoli trucchetti e tanta (ma mai troppa meditazione) con il sensei, riuscivo più o meo a tenere tutto ciò sotto il mio controllo, ma era estenuante.

«Hey piccoletta, tutto okay?» disse una voce ovattata. Quella voce poi sovrastò le altre fino a non farmele sentire più.
«Oi, seriamente, stai bene?» mi chiese Cole.
«Sì, sì scusa, le solite... cose» dissi indicando la mia testa sorridendo.
Lui si rilassò e mi appoggiò una mano sulla spalla, trascinandomi vicino al frigo.
«Non devi aver paura ormai. Ogni giorno sai controllare meglio tutte le stranezze. Fisicamente sei già perfetta ora» disse poi aprendo il frigo e prendendo la cheesecake che gli aveva preparato quella mattina Zane. «E poi ci siamo noi che ti aiutiam-»
«Lo so Cole, tranquillo.» stroncai il discorso. Era bello saperlo ancora vicino a me, nonostante... tutto. Ma si preoccupava un po' troppo.
Lui prese due piatti e mise in ognuno una fetta di torta, porgendomene poi uno.
«Zane mi uccide se sa che l'ho solo guardata» ridacchiai.
«Eddaiii solo uno strappo» continuò. «So che sei sotto la dieta di confettino ma io non dono mai la mia torta e quando lo faccio non si deve rifiutare.»
Annuii e presi il piatto, staccando un piccolo pezzo della cheesecake con la forchetta e assaporando piano la torta.
Il gusto mi esplose in bocca e chiusi gli occhi per godermi ogni masticata: da quando ero tornata con loro non avevo mangiato una cosa così buona.

Destino Incontrollabile - ᴏʀɪɢɪɴᴀʟDove le storie prendono vita. Scoprilo ora