Bianco.
Che bel colore, l'insieme di tutti i colori. Accecante, ma allo stesso modo rassicurante, perché era il segno della purezza, della vita, della salvezza, della luce. Ecco cosa vedevo. Vedevo solo luce.
Oppure avevo gli occhi chiusi e invece di vedere nero vedevo bianco? Dove sono?
Sentivo che ero distesa su qualcosa di morbido, né bagnato né freddo, ma non sentivo nemmeno il calore del mio corpo che avrebbe dovuto avere quel posto. Forse significava che era poco tempo che mi ero ritrovata in quel posto. Provai a muovere una gamba, ma era come se non ne avessi avuto le forze.«Layn?» sentii qualcuno chiamarmi. In quel momento riuscii ad aprire gli occhi e mi ritrovai distesa. Mi trovavo in una grande distesa di verde, con un sacco di alberi. Alcuni di ciliegio, altri di mele, altri ancora di frutti che non avevo mai avuto modo di assaggiare. Un piccolo venticello trasportava foglie di color oro ovunque, facendo riempire l'aria di un odore familiare. I fiori colorati che si trovavano nel prato o sopra gli alberi coloravano tutto il paesaggio con diverse sfumature pastello.
Quindi è questo il paradiso.
«Ciao Layn» disse ancora la voce. Mi girai e mi accorsi che mio fratello era al mio fianco, sorridente. Avvicinandoci per un abbraccio, lo osservai meglio e notai che era più giovane. Sembrava avesse la stessa età di quel ricordo, quando eravamo in barca. Mi prese la mano, senza staccare gli occhi dall'orizzonte.
«Ti vuole parlare» disse.
«Chi?» chiesi, iniziando a seguirlo. Non ebbi risposta.
Camminammo mano nella mano per un tempo indefinito, toccando l'erba e la terra coi piedi nudi e con le lunghe tuniche bianche candide svolazzanti. Superammo una collina, poi un'altra. Ci fermammo in cima. Dopo essermi guardata intorno, notai una figura. Più si avvicinava, più riuscivo a capire di chi si trattava. A passo veloce, mi ritrovai davanti una donna, bellissima. Capelli neri e riccissimi, carnagione rosea e due labbra carnose allargate in un sorriso. Gli occhi marroni la facevano apparire dolce come la cioccolata.«Mamma...» balbettai.
Come potevo sapere che quella donna fosse mia madre? Non lo so.
Intuito? O forse lo sapevo perché... perché si, ero morta e lo sapevo.
Basta.
Non dovevo farmi tutte queste domande qui, ero felice.La donna sorrise ancora di più, con le lacrime agli occhi. Mi abbracciò e sentii un profumo di lavanda.
«Sei... bellissima, amore mio» mi disse accarezzandomi le braccia quando si staccò dall'abbraccio.
«Mamma...» ripetei, come se dovevo avere la conferma di quello che già sapevo, perché avevo ancora bisogno di saperlo con certezza: dovevo mettermelo ancora di più dentro la testa, per non dimenticarmi mai il suo bellissimo viso.«Si piccola, sono io» mi ripeté accarezzandomi le guance. La abbracciai ancora, più forte: le annusai i capelli, dal profumo così estraneo ma così familiare. Le lacrime scesero senza che me ne accorsi e il sorriso più sincero del mondo mi inondò il viso.
«Sono fiera di te» mi disse mia madre singhiozzando.
«Ti voglio bene, ricordatelo sempre. Te ne ho sempre voluto. Mi dispiace averti lasciato sola. Mi dispiace piccola.»
«Non è colpa tua, mamma. È successo e basta. Ora siamo qui» le dissi, cercando di calmarla.
Lei sciolse l'abbraccio, continuando a sorridere.
«Hai ragione. È colpa di tuo padre se... se hai avuto una vita difficile. Ma nonostante tutto, sei diventata una donna fantastica» si congratulò con me.
Mi asciugai le lacrime con le mani, guardando Ash. Ci sorrideva, felice per noi. Camminammo tutti e tre vicini, senza parlare, soltanto tenendoci per mano e intrecciando i nostri sguardi e sorridendo.
Alla fine della collina c'era un piccolo parco giochi, nel quale numerosi bambini stavano giocando. Si sentivano risate e urletti vari che riscaldavano il cuore.
Un bimbo ci notò e sorrise, indicandoci. Scosse leggermente la spalla di un altro bimbo accanto a lui, che ci dava le spalle. Il piccolo lo guardò, poi si girò seguendo con lo sguardo ciò che stava puntando il suo amico. Scattò in piedi e corse verso di noi, sorridendo.«Mamma!» urlò, abbracciandomi.
Com'era possibile?Il piccolo si staccò, sorridendomi.
Quegli occhi color nocciola con le piccole sfumature più chiare.
Quel sorriso.
Quei capelli nerissimi e ricci.
Quella carnagione lattea.«Piccolo...» dissi con voce tremante.
Lui mi sorrise ancora di più, poi mi abbassai e me lo attaccai al petto, in preda ai singhiozzi.
Gli baciai la testa, gli accarezzai i capelli e le guanciotte. Gli baciai il viso. Lo guardai a lungo, per essere sempre più sicura che si trattasse proprio di quel bimbo.«Mamma, come stai?» mi chiese.
«B-bene piccolo, benissimo» gli risposi, senza smettere di accarezzare dolcemente le guance. «Sei... grande» gli dissi dolcemente.
«Si mamma! Qui posso decidere che età avere! Aspetta, ora ti faccio vedere una cosa.»Si allontanò di due passi da me e per un terribile secondo ebbi paura che se ne stesse andando. Improvvisamente una luce lo circondò, quasi ebbi paura che sparisse. Dopo un momento di esitazione, mi accorsi che la luce si stava man mano affievolendo, e mi ritrovai a fissare un uomo, o meglio: un ragazzo ventenne.
La somiglianza era impressionante. Stesso sorriso, stessa altezza, stesse spalle, stesso fisico, stesso modo di guardare le persone. Solo i capelli e la carnagione erano diversi.«S-sei... uguale a...»
«Papá?!» esclamò il ragazzo, avvicinandosi a me. Annuii e lui mi abbracciò.
«Lui sa di me?» mi chiese. Annuii ancora una volta.
«E mi vuole bene?»
«Si piccolo, lui ti vuole tanto bene. Come te ne voglio io» gli risposi, attaccandomi ancora di più a lui. Lo sentii ridere e fu musica per le mie orecchie.
«Mamma sei... bassa» mi informò. Risi, accompagnata da Ash e mia madre.
«Sei tu troppo alto» dichiarai facendolo abbassare premendogli sulle spalle. Lui piegò le ginocchia e abbassò la testa. Gli baciai la fronte, scompigliandogli i capelli.Lo guardai negli occhi, sorridendo come non mai. Mi asciugai le lacrime con decisione, per poi portare le mie mani a stringere le sue. Restammo per un po' di tempo così, a fissarci, dicendoci più cose di quante avremmo detto parlando. Sentii la sua presa diventare più forte e vidi il suo sorriso vacillare. Sentii qualcuno afferrarmi sotto le ascelle, come se stessi per cadere. Abbassai lo sguardo: una luce mi stava invadendo i piedi e lasciava dietro di se... il vuoto.
«Devi andare, vero mamma?» mi chiese, tornando ad essere il piccolo bambino di sei anni.
«Non lo so» risposi, continuando a guardare le mie gambe sparire.
«Quanto tornerai, mi dirai il mio nome?» continuò il piccolo.Il nome.
Guardai Ash e mia madre. Mi sorrisero. Cercai di sorridere di rimando, poi tornai a guardare il bimbo.
Il mio bimbo.«Sì, promesso.» Lui sorrise, e fu l'ultima cosa che vidi prima di sparire.
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"Famiglia"
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Spero tanto vi sia piaciuto💚
È il mio capitolo preferito.
eeee infatti ho fatto un video edit, l'ho pubblicato sulla mia fan page di insta
se volete dargli un'occhiata, mi chiamozwindninja
prima prima conosciuta come love.ninjago_lloyd
se volete scrivetemi anche così facciamo conoscenzaaacomunque, dove pensate stia andando Layn?
Byebye loves✨
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Destino Incontrollabile - ᴏʀɪɢɪɴᴀʟ
FanfictionLayn si era sempre reputata una ragazza normale, con una storia un po' sfigata, ma nient'altro. Ma soprattutto non pensava che cambiare scuola le avrebbe cambiato del tutto la vita.