17. I turni

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Era il turno del nano, la guardia toccava a lui.

Piangeva delle volte, ben attento a non essere avvistato da alcuno.

Come poteva essere lei quella lì?

La forte giovane che aveva conosciuto lui, non si sarebbe fatta piegare da una botta in testa!

La dolce ragazza  che l'aveva consolato, non meritava questo.

Aveva sentito parlare di tali traumi, sapeva che sarebbe potuta rimanere così per sempre.

Piangeva quindi, al pensiero di una giovane vita, rovinata per colpa di quelle schifose creature.

Oh, ma lui le avrebbe sterminate tutte, dalla prima l'ultima!
Quegli orchi puzzolenti e sudici dovevano perire per sua mano.

Si ripeteva questo e molto spesso lo diceva anche a Veronica, che sembrava ascoltarlo ed essere d'accordo.

Le parlava per non farla sentire sola.

Dicono che parlare alle piante faccia bene, quindi Gimli pensava che magari, anche parlare alle persone in stato di shock le facesse stare meglio.

Era un bonaccione quel nano.

Durante i suoi turni, era tutto un parlare: le raccontava un sacco di cose sulla sua famiglia, sui suoi progetti futuri ma soprattutto le raccontava delle battaglie passate.

Probabilmente, se Veronica fosse stata cosciente, avrebbe avuto il mal di testa a quest'ora.

Purtroppo non lo era, quindi stava lì ad ascoltarlo pazientemente.

Quando il turno passava ad Aragorn, la situazione di ribaltava.

Veronica aveva un pò di tregua, l'uomo non parlava granché.
Di tanto in tanto spiccicava qualche parola, forse sperando che lei rispondesse.

Non giungendo alcun suono alle sue orecchie, il cavaliere sorrideva amaramente e dopo averle gettato un fugace sguardo, riprendeva a guardare oltre il suo corpo, il paesaggio al di fuori della finestra.

Era bella, una bellezza particolare caratterizzava il suo viso.
Sicuramente qualsiasi uomo con un po' di buon senso, l'avrebbe gradita e rispettata.

Perché si, lei era decisamente una persona da rispettare.

Era una persona disponibile, una di quelle con cui ti senti a tuo agio nel parlare.

Si era sentito bene quando le aveva confidato della donna della sua vita.
Lei lo aveva ascoltato, lo aveva compreso.

Lei era così, e questo non lo meritava.

La rabbia ribolliva in lui quando pensava ciò.

Voleva sterminarli tutti, uno per uno. Voleva vendicare la sua amica, l'unica che avesse mai avuto.

Gliel'avevano portata via, gliel'avevano ridotta ad una bellissima bambola inerme.

Lei, gli aveva dimostrato che per una donna non si prova solo amore, o meglio: lui provava amore per lei, ma non quel genere di amore, provava un amore fraterno e le sarebbe sempre stato grato per questo.

Quindi stava lì, seduto accanto a lei ad osservarla e a sperare di poter parlare con lei, ancora una volta.

Il turno di Boromir era quello che più suscitava tenerezza.

Lui stava lì, stravaccato su quella poltrona ad osservare Veronica, come se si aspettasse davvero che da un momento all'altro lei si alzasse e dicesse: Scherzetto!

Se ne usciva a ogni turno con battute diverse, alcune veramente pessime.

Voleva disperatamente che ridesse, che facesse una qualsiasi cosa!

Così aveva anche iniziato a prenderla in giro di tanto in tanto, come faceva spesso quando lei era cosciente.

Gli mancava, non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce ma nella sua testa, se lo ripeteva di continuo.

Era la donna più alla mano che avesse mai conosciuto.
Altro che signorilità e pacataggine, basta con tutte quelle delle donne composte!

Lei non era così, si vedeva che non era del posto, lei era diversa.

Chi altri gli avrebbe dato consigli così giusti su Asdel?

Già, Asdel.

I grandi capi dall'alto, le aveva diminuito il tempo di permanenza all'interno della stanza, in quanto non smetteva un secondo di avere l'animo a pezzi.

La sua amica era lì, impotente come lo era lei.

Non sopportava quella vista, non poteva vederla così.
Lei non era così, lei non stava mai ferma.

Cosa aveva fatto di male per meritare una punizione così crudele?

Niente, lei non faceva del male.

Per questo Asdel veniva a trovarla solo in compagnia del suo amato.

Solo con Boromir a tenerle la mano, poteva guardarla e stare un po' con Veronica.

Asdel non era un elfa che piangeva, solo una volta aveva pianto, solo per quella che era diventata la sua più grande amica.

Le si inginocchiava accanto sussurrandole scuse per non essere sempre lì, accanto a lei a vegliarla.

Del resto, i turni terminavano con Legolas.

Questa era la sessione più silenziosa di tutte.

Entrando nella camera durante i suoi turni, si sarebbe sicuramente percepito lo strazio aleggiare nella stanza.

L'elfo sentiva il cuore di lei battere fievolmente, questo lo rassicurava di poco.

Inspiegabilmente, percepiva anche la battaglia all'interno della sua mente.

Avrebbe voluto aiutarla ma non sapeva come.

Stava quindi lì, in silenzio,
senza staccarle gli occhi di dosso,
in attesa che cambiasse qualcosa in lei.

Ciò però, non succedeva.

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