13. Vermiciattoli trasparenti

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Mentre lotti per la vita, il tempo scorre diversamente, quasi come a rallentatore.

La senti, senti l' adrenalina che ti scorre nelle vene. È strano, perché la sensazione è quella di tanti piccoli vermiciattoli che, unendo le loro forze dall'interno della tua persona, ti fanno compiere gesti che normalmente non faresti.
Io li ho visti, o meglio, li ho immaginati. Assomigliano tanto a quelli che si vedono quando si chiudono gli occhi per un paio di minuti, per poi riaprirli. Quei piccoli vermicelli trasparenti che ti galleggiano davanti agli occhi.

Almeno io vedo questo, perché è tutto soggettivo.

Veramente nella vita è proprio tutto soggettivo. Non credo nell' oggettività.

Quindi non so cosa stesse provando Pipino accanto a me, che prima del richiamo del trombone, mi si era accostato dicendomi che mi avrebbe protetta, proprio come nella foresta.

Un sorriso amaro aveva fatto capolino sulle mie labbra, quasi identico al suo.

Frodo non era lì, doveva pensare all'anello. Non avete idea di quanto ci volle per convincerlo a rimanere al sicuro.

Per fortuna Aragorn e le sue parole lo avevano fatto ragionare.

Avevo guardato un po' in giro prima che tutto iniziasse, proprio a qualche metro da me, vi era quel bellissimo uomo. Con la sua postura rassicurante e quello sguardo pensieroso.

Diciamo che lo sguardo pensieroso ce l'avevamo un po' tutti, chi più chi meno.

Avevo visto Gimli dietro di me che come al solito parlava, in questo caso con un elfo molto concentrato e dall'aria poco disponibile alle chiacchiere.
Nemmeno in questi momenti il nano riusciva a stare zitto, forse è il suo modo per prepararsi mentalmente.

Di certo non il mio.

Me ne stavo li, in silenzio ad osservare tutto, sicuramente di li a poco il paesaggio sarebbe cambiato totalmente.

Ero nervosa, molto.
E avevo paura?
Molta.

Ma stavo ferma, accanto ai miei amici.

Ricordo che dopo le parole di Pipino, una mano sfiorò la mia.

- Andrà tutto bene, non sono molti e non sono esperti.
Ricordi? Gli orchi non sono degli strateghi, colpiscono confidando unicamente nella loro forza fisica. Noi quindi abbiamo qualcosa in più.

Io avvicinai la mia mano alla sua, stringendola per farmi forza.
Me l'appoggiai poi sulla guancia, inclinando leggermente il capo e guardandolo negli occhi, in quelle magnifiche pozze limpide.

Un attimo.
Solo solo un attimo di debolezza e mi ridestai.

Non dovevo dimenticare che non potevo fargli questo, che non avevo certezze e che i suoi tocchi erano pura e semplice amicizia.

Ho mai avuto amici così? No.
Ma d'altronde siamo in un altra realtà, il passato non conta.

Qui è tutto diverso, le persone si comportano in modo diverso, la concezione dei rapporti umani è differente, persino l'amore è differente.

Un sentimento così complicato, così sporco a volte, così meschino.

Anche se a pensarci bene non è l'amore ad essere sporco ma il nostro atteggiamento verso di esso.
Quindi ciò che dico non ha valore?

Quante supposizioni mi passarono per la testa in quel momento, quante domande, quante incertezze affollavano la mia mente.

Quasi come se quel tocco mi avesse scottata, allontanai la mano e interruppi il contatto tra i nostri occhi, girai quindi il volto dall'altra parte.

Come se queste mosse avessero ridestato il trombone, quest'ultimo suonò la nota che provocò l'inizio, l'inizio della battaglia.

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Salve, ho optato per scrivere capitoli più brevi, come questo e quello precendente. Che ne pensate?
Ormai non modificherò gli altri, dovrei cambiare la struttura e mi risulterebbe un po' complicato.
Avete trovato difficoltà nel leggerli, data la lunghezza? O andavano bene?
Fatemi sapere, baci.
Inoltre non ho scritto precedentemente queste note a fine capitolo, perché io francamente non le leggo quasi mai.
Quindi le vedrete solo quando mi servirà il parere dei miei amati lettori, ovvero voi!
Detto ciò fatemi sapere, come vi sembra la storia?

Legolas ~ Quello che vorrei ~ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora