29. Il sacchettino

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Oh, mi scappa la pipì.

Nel cuore della notte ovviamente debbo alzarmi per urinare.
Non capita spesso ma quando succede è una scocciatura, non ho mai voglia.

Cerco di fare più piano possibile, al buio mi incammino verso il bagno.
Convinta di star aggirando lo spigolo del letto: lo prendo in pieno, mi accovaccio cercando di non gridare dal dolore.
Che idiota, almeno la luce potevo accenderla!

Non so come farò a capire se ho sognato tutto o se sia realmente accaduto, ancora accovacciata mi metto a rimuginarci.
Che confusione! Di questo passo impazzirò.

Ripercorro mentalmente il mio percorso, la mia avventura.
Non riesco a smettere di pensarci, è plausibile no?!

Sento lo stomaco in subbuglio, mi alzo immediatamente corricchiando in punta di piedi verso il bagno.
Stranamente riesco a non colpire altri oggetti.

Mi inginocchio davanti alla tazza e ovviamente getto fuori tutto il poco che avevo ingerito poche ore prima.

Una volta terminato ho la vista appannata da calde lacrime che vorrebbero uscire, sto tremando.
Mi alzo faticosamente per accendere la luce, devo pulire assolutamente.

Con spugna e detersivo mi avvicino al water strabuzzando gli occhi: tra lo sporco maleodorante si riconosce un sacchettino uguale identico a quello datomi dalla Dama.

Effettivamente non lo ho al collo, devo averlo ingerito durante la traversata dimensionale... Possibile?

Cosa non è possibile a questo punto?

I miei occhi si illuminano, allora non sono pazza!

Lo metto da parte pulendo velocemente tutto, qualcuno potrebbe farsi due domande. Mi lavo poi i denti, non ho un buon sapore in bocca.

Cerco di pulire il sacchettino ma le mie mani tremano, non riesco a credere ai miei occhi.

Lo apro, un briciolo di brillante polverina si mostra nel buio contenitore, la raccolgo con l'indice e me la porto davanti agli occhi.

Senza pensarci due volte la getto sul pavimento sperando che accada qualcosa.

Attendo.

Non succede nulla.

Le lacrime ora scendono silenziose.

Continuo ad osservare quei piccoli cristalli  sul terreno sperando in qualche reazione... Nulla.

Ormai non dormirò, raccolgo quindi la polverina facendo attenzione come se stessi compiendo un rito sacro.
Mi dirigo verso la finestra, la apro e aiutata dal fresco vento, lascio che la calda polvere voli via.

Mi rimetto poi lo sporco sacchettino al collo, domani lo pulirò e lo terrò come testimonianza della mia sanità mentale.

Mi appoggio poi al balcone osservando il paesaggio notturno, decisa a rimanere lì fino all'alba.

La polvere volteggia maestosamente nella notte, riesco a vederla anche se è ormai all'altro lato della strada.
I cristalli non si sono separati, sembrano formare un corto filo lucente che piano piano scende di quota fino ad arrivare a toccare il suolo.

Ciò non ha senso,
nulla ha più senso a questo punto.

Decisa a non uscire completamente di testa, indosso le scarpe ed esco di casa.







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