5. E mi punta la spada alla gola

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Legolas, dopo essersi presentato, aver abbassato l'arma ed aver scambiato due chiacchiere in sindarin con quello che ormai ero sicura fosse il capo, venne scortato come tutti noi verso una maestosa struttura in mezzo alla radura.
Sembrava splendesse di luce propria, quel chiarore lattiginoso emanato dal palazzo trasmetteva serenità e maestosità.
Tutti eravamo presi dal guardare la magnificenza di tale posto che ci parse  veloce il tempo di percorrere un'infinita scala che al termine conduceva ad un trono, anch'esso di quel caratteristico bianco lattiginoso.

La più bella figura femminile che io abbia mia visto si para di fronte a noi: lei sì che spende di luce propria.
Ci dice che possiamo rimanere qui per la notte e i giorni a seguire, sa già tutto ciò che abbiamo passato, sembra che ci comprenda solo guardandoci e del resto, ogni qual volta guardi uno di noi, questi spalanca occhi e bocca. È il mio turno, sento una voce nella mia testa:

- Benvenuta Veronica della terra, decimo membro della compagnia e amica fidata in ogni occasione. Hai forza in te, sei indispensabile ormai per questi uomini, non perderti mai d'animo. Sii la loro luce nell'oscurità.

Ero scioccata, la stavo guardando ed ero certa che non avesse aperto bocca.
Annuii assorta e un po' turbata.

- Ora andate  a riposare, perché siete logori dal dolore e dalla molta fatica, stanotte dormirete in pace.

Siamo accampati ormai da qualche ora ma non riesco a dormire, una voce celestiale colma l'aria con un afflitto canto.
Legolas, in tutto il suo splendore, mi passa davanti tenendo una brocca ed osservando intorno a lui.
Prendo coraggio, sono quasi intimorita quando debbo rivolgere a  lui  la parola:

- Che cosa sta dicendo?

- Non ho il cuore di dirtelo, per me il dolore è ancora troppo vicino.

Dicendo questo mi si avvicina sedendo accanto a me ma continuando ad osservare altrove.
Rimaniamo ad osservare nulla di preciso e in alcuni momenti sento le nostre braccia che si sfiorano, mi giro a guardarlo ma lui non fa lo stesso, posso così osservare il suo profilo. Inaspettatamente ruota anche lui il viso e mi ritrovo ad osservare quelle due pozze argentee contornate da lunghe chiare ciglia.
Non voglio sbattere gli occhi per non rovinare il momento ma devo, ed avvampando mi posiziono nuovamente ritta.

Con la coda dell'occhio vedo che lui fa lo stesso, poi fa sfiorare le nostre mani poco prima di alzarsi, lo guardo allontanarsi con quel suo passo così sicuro e perfetto ma al contempo leggero.
Ora mi sento pronta per dormire.

La mattina successiva vengo svegliata di buon ora  da una giovane elfa che dice di essere stata mandata dalla dama per provvedere a me.
Mi conduce ad una stanza da bagno, porgendomi tutto ciò che mi serve per pulire la mia persona. Una volta finito la trovo fuori dalla porta, si offre di acconciarmi i capelli e mi porge dei vestiti: sono veramente magnifici, li indosso.

Così mi ritrovo con una bellissima crocchia con dei piccoli fiorellini incastonatevi, indosso sempre dei pantaloni scuri, la veste questa volta è colore crema e ha delle maniche larghe e bucherellate, quello che mi piace di più però è il corpetto, dello stesso colore dei pantaloni e con bianchi ricami floreali che si incrociano dai fianchi all'ombelico, ai piedi calzo dei comodi stivali di qualche strano materiale. 

Asdel, così si chiama, mi accompagna nuovamente dai miei compagni d'avventura, promettendomi che sarebbe tornata dopo la fine del mio allenamento, mentre andiamo mi fa un sacco di complimenti, adoro già questa ragazza! Scopro che ha qualcosa come 140 anni ma non è rilevante, sembra una ragazzina.
A proposito di ragazzina...

- Buongiorno ragazzina!

Chi potrebbe essere se non Boromir?
Lo saluto anche io, adora chiamarmi così nonostante Aragorn  l'abbia ripreso più volte per il suo parlare scortese, per me non c'era problema, lo trovo quasi carino come nomignolo.

Legolas ~ Quello che vorrei ~ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora