L'inferno

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Prologo
                                Brian

Il successo, la fama, il denaro ed essere il desiderio proibito di ogni donna, mi hanno sempre reso un uomo sicuro di me.

La mia vita è sempre stata perfetta, e col passare degli anni, è solo migliorata.
L'unica cosa che mancava era una donna con cui condividere il mio successo.

Non mi è mai interessato trovarne una, almeno fino a quando non ho incrociato i suoi occhi, e il suo sorriso timido.

Mi hanno rapito, hanno innestato in me il desiderio irrefrenabile di possederla, di farla mia.

Non ho mai perso in vita mia, ma con lei ho dovuto riconoscere la mia sconfitta, arrendermi per la sua felicità.

Perché quando ami, non riesci a pensare a te stesso.

La mia vita dopo di lei, è stata tutta in discesa, in poco tempo mi sono ritrovato, accusato di truffa e di furto.

Un infame, invidioso della mia ricchezza ha deciso di infangarmi.

Sono sempre stato abituato alle malelingue, e non ho mai dato peso alle parole dei testa di cazzo.

Avrei dovuto prestare più attenzione

Almeno fino a quando non mi sono ritrovato dentro un carcere, con i miei conti in banca bloccati.

Solo.

Pieno di nemici.

In un ambiente a me sconosciuto e totalmente oscuro.

Mi ritrovai a dormire con un pugnale sotto al cuscino, di attaccare prima di essere attaccato. Di guardarmi bene le spalle da chiunque senza mai fidarmi.

Quel posto ti rovina, ti rende oscuro e crudele, tanto che non batti ciglio se devi ferire o uccidere qualcuno.

La tua priorità è sopravvivere.

E fu così che mi misi in mezzo a qualcosa di ancora più grande, rischiando di non uscire più da questo inferno.

Un omicidio che doveva risultare pulito, senza destare alcun tipo di sospetto, diventa presto il tuo peggiore incubo.

Il tuo destino si lega ad una stupida ragazzina, che con quegli occhi mi ha fregato.

Melody che sembra una ragazzina impaurita in questo momento. I suoi occhi chiari, arrossati a causa delle lacrime mi implorano pietà. Trema sotto il mio tocco, non riesce a parlare, è sotto shock.

Inumidisco le labbra, ripetendo il suo nome altre tre volte, afferrando la sua fototessera, in cui c'è scritto il suo nome.

Stringo più forte il suo collo, cercando di incutere più paura.

<<Non hai visto niente.>> dico tra i denti, tappandole la bocca, che non fa altro che emettere singhiozzi.

<<Se solo parli con qualcuno di questa storia. Sei morta>> la minaccio, allentando la stretta sul suo collo.

La ragazza annuisce, mordendosi il labbro inferiore, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

Mi perdo a guardare i suoi capelli ondulati e le sue curve ben nascoste dietro a quel camice.

L'avrei fatta mia, in un altro contesto.

<<Si è suicidato>> concludo indicando l'uomo privo di vita, che si trova sul letto.

<<Ok>> sussurra, trovando il coraggio di parlare.

Annuisco, voltandogli le spalle, convinto che quella mocciosa scapperà da questo inferno, molto presto.

Il mio coinquilino è uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora