29. Perché altrimenti saró costretto a farti licenziare.

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<<Perderai solo tempo>> ribatto, fulminandolo con lo sguardo.

<<Vedremo.>> schiocca la lingua sul palato, prendendo posto davanti a me.

<<Parliamo di lavoro?>> domando, inarcando un sopracciglio, certa che anche questa volta cercherà di sviare questo argomento.

<<No>> la sua espressione è talmente seria, che penso che debba dirmi qualcosa.

Un ennesimo avvertimento?

<<Non mi è piaciuto quello che hai fatto ieri. Non dovevi portarmi dal tuo ragazzo.>> conclude, spalanco la bocca sorpresa per quello che ha appena detto.

<<Le mie condizioni erano queste.>> gli rinfresco la memoria, sentendomi offesa per le sue stupide lamentele.

Che non hanno alcun senso, esattamente come le sue pretese.

<<Stai lavorando per me. E non per il tuo coinquilino. Quindi la prossima volta deciderò io ogni cosa>> dice tra i denti, con un tono duro.

Mi alzo di scatto, irritata dal suo atteggiamento piuttosto arrogante. Sbatto entrambi i palmi sulla superficie fredda del tavolo, per poi puntare le mie iridi sul soggetto che mi sta rendendo negli ultimi giorni la vita impossibile.

<<Hai detto bene sto lavorando per te, ma per elaborare un grafico. Non sono qui per intraprendere una relazione.>> ringhio, afferrando la mia borsa, e la mia giacca per uscire da questo locale.

<< Fermati>> mi ordina, alzandosi dalla sedia, per raggiungermi.

<<Siamo entrambi nervosi. Ne riparliamo un'altra volta>> mi accarezza la guancia, soffermandosi con il pollice sulle mie labbra. Afferro subito la sua mano, scostandola bruscamente quando le sfiora, lanciandogli un ennesima occhiataccia.

<<Non cambierò idea. Da ora in poi il nostro rapporto si baserà sul lavoro che dovrò svolgere nient'altro.>> chiarisco, indietreggiando, per rimettere la giusta distanza tra di noi.

<<E invece sì. Perché altrimenti sarò costretto a farti licenziare.>> ribatte, arricciando le labbra in un sorriso.

L'ha detto davvero?

Mi sta minacciando?

<<È una minaccia?>> domando piuttosto irritata dalle sue parole.

<<È un avvertimento. E adesso, mangiamoci un boccone>> mormora, schioccandomi un bacio sulla guancia.

Stronzo! Viziato!

Ti odio.

Mordo il labbro inferiore con forza, sfogando la rabbia e la frustrazione che quest'uomo mi scaturisce.

Ho le mani legate.

Non posso fare nulla.

Non voglio perdere il lavoro. Non posso permettermelo.

🌸🌸🌸

Sono nervosa e arrabbiata.

Non mi è mai successa una cosa del genere!

Nessuno si è mai permesso di ricattarmi. Nessuno ha usato il proprio potere e la posizione per ottenere ciò che desidera.

E meschina.

Vergognosa.

Ripugnante.

Ho finito gli aggettivi.

Il mio coinquilino è uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora